Assicura di impiegare meno della Germania per fare un governo. Ringrazia Pierre Moscovici che ha appena smentito Pier Carlo Padoan. Promette l’immancabile stop all’aumento delle tasse. Quindi ovviamente giura: lui e il suo partito non hanno mai chiesto di uscire dall’Unione Europea. È un Luigi Di Maio in versione turbo istituzionale quello arrivato a Milano per partecipare a un incontro della Confcommercio. Un appuntamento fissato a dieci giorni esatti dalle elezioni che hanno visto il Movimento 5 stelle diventare la prima forza politica del Paese. Ma che arriva nelle settimane calde delle trattative – fino a oggi mai ufficiali e affidate soprattutto alle dichiarazioni a mezzo stampa – necessarie per la nascita di un governo. E nel giorno in cui il candidato premier M5s, dopo aver sentito al telefono Salvini, su Facebook rivendica: “Gli ho ricordato che il MoVimento 5 Stelle è la prima forza politica del Paese, con il 32% dei voti, pari a quasi 11 milioni di italiani che ci hanno dato fiducia, e che alla Camera abbiamo il 36% dei deputati. Per noi questa volontà è sacrosanta e vogliamo che venga rispecchiata attraverso l’attribuzione al MoVimento della presidenza della Camera dei Deputati. Questo ci permetterà di portare avanti, a partire dall’Ufficio di Presidenza, la nostra battaglia per l’abolizione dei vitalizi e tanto altro. (…) Domani i nostri capigruppo Giulia Grillo e Danilo Toninelli si confronteranno anche con le altre forze politiche. L’interlocuzione sulle presidenze delle Camere, come abbiamo già detto, è slegata da ciò che riguarderà la formazione del governo“.
Governo che però Di Maio è fiducioso si riesca a varare più in fretta di quanto hanno fatto a Berlino. “Oggi in Germania dopo circa 6 mesi è stato formato il governo, credo che ci impiegheremo di meno rispetto a quei tempi”, ha detto parlando nella sede milanese della confederazione. Per poi fissare una sorta di timeline. “Il primo passaggio riguarderà i presidenti delle camere. Per assicurare la stabilità politica bisogna seguire l’iter istituzionale. Non c’è partita di governo sui presidenti camere. Sono ruoli di garanzia. Li si giocherà piuttosto il tema dei vitalizi“, spiega il leader del M5s. Che parla poche ore dopo l’inaspettata smentita del ministro dell’Economia in carica da parte del commissario agli affari economici dell’Unione Europea. “Sono tranquillo che l’Italia resterà un partner solido e affidabile”, ha detto Moscovici commentando le parole di Padoan, secondo il quale “nel presentare la situazione dell’Eurozona, il commissario Moscovici ha citato l’Italia come elemento di incertezza“ durante la riunione dell’Ecofin, alla quale partecipano i ministri delle finanze dei Paesi europei. Un vero e proprio assist per i pentastellati, indicati in campagna elettorale come la forza politica più temuta dai mercati e dall’Ue. E infatti Di Maio cita immediatamente il commissario europeo: “Mi fa piacere che un grande esponente come Pierre Moscovici abbia detto che non è preoccupato della stabilità economica italiana. C’è bisogno di messaggi distensivi“.
E visto che si parla di Commissione Ue, Di Maio ne approfitta per provare a chiarire la posizione del suo partito sui rapporti con Bruxelles. Prima rivendica: “Non abbiamo mai chiesto di uscire dall’Unione Europea e non abbiamo mai detto che avremmo lasciato l’Italia nel caos e questa è la nostra linea anche dopo le elezioni”. Poi snocciola un po’ di concetti sul fronte economico: “Prima di parlare di parametri del deficit parliamo di spending review. E investiamo le risorse in settori strategici. C’è anche il grande tema delle leggi che cambiano. Questa legislatura deve abolire leggi che rendono un inferno la vita degli italiani. Lo spesometro non va sostituito ma abolito e basta. Per la lotta alla evasione bisogna digitalizzare le banche dati. Saranno importanti le nomine nelle partecipate di Stato: no lottizzazione ma merito”. Quindi assicura: “Chiederemo di disinnescare subito le clausole sull’aumento Iva e non per motivi tecnici. Spero che questo impegno lo condividano tutte le rappresentanze parlamentari”. Ma per sterilizzare gli aumenti dell’aliquota ridotta (dal 10 all’11,5%) e di quella ordinaria (dal 22 al 24,2%) vanno trovati 12,4 miliardi di euro. Il presidente di Confcommercio, Sangalli, lo incalza proponendo una local tax: “Non è il caso di varare una tassa unica locale?”. “Bisogna non solo ridurre le tasse ma anche il numero. È fondamentale per dare serenità ad attività produttive”, concede Di Maio senza sbilanciarsi troppo su una misura unica.
Immancabile poi, vista la platea, un commento sul reddito di cittadinanza. “Non abbiamo intenzione di dare soldi alle persone senza che facciano nulla. Avete la rassicurazione che nessuno potrà starsene sul divano. Non è uno strumento legato all’assistenzialismo ma dobbiamo ispirarci ai paesi liberali che utilizzano la flex security“, è la difesa che l’aspirante premier fa di una delle proposte più note lanciate dal suo partito in campagna elettorale. Non certo la più gradita da quelli che sono i suoi interlocutori odierni. Proprio oggi, tra l’altro, Beppe Grillo sul suo blog pubblica un post dal titolo evocativo: Società senza lavoro. L’idea di fondo, non nuova per il fondatore del M5s, è che “il lavoro retribuito, e cioè legato alla produzione di qualcosa non è più necessario una volta che si è raggiunto la capacità produttivaattuale”, che è “di gran lunga superiore alle nostre necessità“.