In un vertice a Palazzo Grazioli, i tre leader del centrodestra hanno deciso che sarà il candidato premier della Lega a parlare con il M5s e il Pd per risolvere il rebus delle presidenze di Camera e Senato. Per le consultazioni al Quirinale, invece, Berlusconi e Meloni accompagneranno il leader del Carroccio. Ma tra l'ex cavaliere e Salvini restano profonde divergenze, tranne che su un aspetto: esclusi accordi con il Pd
Per la prima volta da quando Silvio Berlusconi è in campo, non sarà lui a dare le carte durante i colloqui post-voto con le altre forze politiche e il centrodestra avrà una posizione assai collegiale anche nelle consultazioni con il presidente della Repubblica. Il ruolo di mediatore sulle presidenze di Camera e Senato verrà ricoperto infatti da Matteo Salvini, che incontrerà il Movimento Cinque Stelle per cercare una soluzione. Lo hanno deciso lo stesso leader della Lega, l’ex cavaliere e Giorgia Meloni durante un incontro a Palazzo Grazioli che si è tenuto martedì sera. I tre, insieme, andranno insieme invece alle alle consultazioni al Quirinale e hanno messo un punto fermo: escluse intese con il Pd.
Decisi a ricevere dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella il mandato per tentare di formare una maggioranza, al punto che nel corso della cena – secondo diversi retroscena – Meloni avrebbe proposto a Salvini stesso di candidarsi come presidente del Senato per agevolare il Capo dello Stato a dare un mandato esplorativo al leader leghista che sarebbe anche la seconda carica dello Stato.
La decisione di convocare una riunione aveva come primo obiettivo quello di mandare un segnale rassicurante sulla compattezza del centrodestra alla vigilia di appuntamenti importanti come la partita sulle presidenze delle Camere e poi le consultazioni con Mattarella dove la coalizione andrà insieme proprio per non lasciare spazio a dubbi sulle singole intenzioni. Sulla presidenza delle Camere, Salvini incontrerà sia M5S sia il Pd e poi tornerà ad incontrare gli alleati. Una scelta dettata dalla leader di Fratelli d’Italia, perché Salvini deve decidere se vuole essere il capo della Lega o il candidato premier della coalizione e in quanto tale non può decidere le cariche da solo.
Allo stesso tempo, però, restano profonde divergenze tra i partiti del centrodestra. Da una parte, ci sono gli appelli alla responsabilità di Berlusconi che negli scorsi ha scritto una lettera agli eletti dicendosi “disposto a tutto” pur di dare un governo al Paese e scongiurare il ritorno alle urne. Dall’altra il leader del Carroccio martedì a Strasburgo ha ribadito l’indisponibilità a fare accordi con il Pd lasciando però aperto le possibilità di trattativa con il M5s.
Sulle presidenze delle Camere restano invece da risolvere le aspirazioni dei singoli partiti. Forza Italia spinge affinché la presidenza di palazzo Madama vada a Paolo Romani, non inviso al Pd. Salvini invece ha lasciato intendere che le presidenze, a suo avviso, devono andare ai vincitori nelle urne: i nomi in pole restano quello di Giancarlo Giorgetti per Montecitorio e Danilo Toninelli per il Senato. Una trattativa, quella per la presidenza delle Camere, che però i Cinque Stelle ritengono slegata dalla questione-governo.