“Renzi? Ha battezzato come sinistra ciò che sinistra non era. Si è sempre dichiarato di sinistra e non lo è assolutamente”. Così a Dimartedì (La7) si pronuncia sul segretario dimissionario del Pd Cecilia Mangini, fotografa e prima documentarista in Italia dal dopoguerra. La regista racconta una novella di Giovanni Boccaccio, in riferimento a Matteo Renzi, e aggiunge: “Di fronte ai giochini di prestigio la gente si è veramente stufata, anche perché quelli del Pd si sono vantati di conquiste che non erano assolutamente successe. E’ noto che chi si loda si sbroda. E il governo ha fatto questo a piene mani. Quindi, c’era l’esigenza di trovare qualcuno che potesse offrire una speranza. Quello del 4 marzo è stato un voto di speranza e anche di protesta”. Cecilia Mangini, poi, replica ironicamente a una affermazione del conduttore Giovanni Floris (“Adesso però Renzi si è dimesso”): “Beh, si è dimesso… Si è dimesso? Ma sta sempre lì alla segreteria del partito, non si sa cosa farà. Qual è stato il suo errore? Non è stato uno solo. Ad esempio, ha cercato di fare le identiche cose che Berlusconi aveva promesso, senza accorgersi che Berlusconi era padrone del suo partito. Nessuno è padrone del socialismo, Il M5S? Ha interpretato in qualche modo speranza e protesta” – continua – “La fisica è molto precisa: se c’è un vuoto, arriva qualcosa che lo riempie. I 5 Stelle sono ragazzi giovani, non hanno le rughe dei vecchi politicanti, hanno questo aspetto anche simpatico. Soprattutto scambiano il congiuntivo con l’indicativo e con il condizionale e questo agli italiani che ormai non hanno più scuole veramente rappresenta una consolazione”. E chiosa: “Matteo Salvini? Penso che anagraficamente sia molto più anziano di me perché ha riabilitato la vecchia lezione dell’odio verso il diverso”