“Io credo che Di Maio, sin dalla sera del 4 marzo, si sia reso conto della impossibilità di governare. Ma non lo può dire perché è cominciata la partita a scacchi e soprattutto perché deve dare la sensazione agli italiani che il M5s sia definitivamente scongelato e che è disposto a parlare con tutti, guardando soprattutto a sinistra”. Esordisce così a Otto e Mezzo (La7) il giornalista de Il Fatto Quotidiano, Andrea Scanzi, nella sua analisi degli scenari post-voto. “Tra due o tre mesi” – continua – “le strade per Di Maio sono due. La prima, che è quella cinica, consiste nello sperare che il centrodestra e qualche transfuga renziano e 5 Stelle facciano una sorta di Renzusconi in salsa salviniana. Sarebbe una iattura per tutti, ma il M5S passerebbe dal 32% al 40% in un giorno. L’altra ipotesi possibile per i 5 Stelle è trovare un accordo di scopo con la Lega, fare una sorta di governo del presidente, per poi andare al voto con una nuova legge elettorale e chiedere agli italiani, a ottobre o a marzo, chi vogliono tra Di Maio e Salvini. Altre strade per Di Maio a oggi non le vedo, poi vedremo come andrà la partita a scacchi”. E aggiunge: “Un terzo presidente del Consiglio super partes? Dovrà essere bravo Mattarella, con la sua moral suasion, a riuscire a convincere sia Di Maio, sia Salvini, però questo nome chi dovrebbe unire? Il centrodestra e il M5s? Oppure il M5s e il Pd? Bisogna tener conto del fatto che M5s e Lega” – prosegue –“hanno ottenuto questo risultato clamoroso proprio in virtù dell’essere totalmente diversi dagli altri. Quindi, se ci fosse stato il modo di fare un Renzusconi, tutto sommato lo avrebbero accettato sia gli elettori del Pd, o quasi tutti, sia gli elettori di Forza Italia. Ma Di Maio come lo spiega all’elettorato del M5S, se loro per la prima volta nella vita su scala nazionale vanno al governo e ci mettono un nome che non li convince fino in fondo?”. Scanzi chiosa: “Il Pd è relativamente l’ago della bilancia, perché alla fine quelli che decidono tutto sono M5s e Lega. Se i 5 Stelle non ottengono il governo che vogliono, e lo stesso vale per la Lega, non hanno niente da perdere: tornano al voto. Coloro che hanno tutto da perdere sono quelli sconfitti nelle elezioni, cioè Berlusconi e ancora più il Pd. Se i 5 Stelle non fanno un governo, non è che muoiono. Tornano al voto e magari prendono il 35%. Chi rischia a tirare troppo la corda è il Pd”
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