Anche per il prossimo biennio Bruxelles continuerà a pagare Ankara affinché quest'ultima non lasci passare i migranti provenienti dal Medio Oriente e diretti verso l'Europa: la Commissione ha sbloccato la seconda tranche di aiuti prevista dall'accordo stretto nel 2016. Avramopoulos: "Arrivi in Europa ridotti del 30%"
Anche per il prossimo biennio Bruxelles continuerà a pagare la Turchia affinché quest’ultima tenga chiusa la rotta dei Balcani e non lasci passare i migranti diretti dal Medio Oriente verso l’Europa. La Commissione Ue ha dato luce verde allo sblocco di altri 3 miliardi di euro in favore di Ankara, come promesso nell’ambito dell’accordo sull’immigrazione concluso alla fine del 2015. I 3 miliardi della prima tranche erano stati pienamente utilizzati entro fine 2017 e ha prodotto una riduzione degli arrivi del 97% rispetto al momento della crisi. L’esecutivo “avvia oggi la mobilitazione della seconda tranche” dello stesso importo, si legge in una nota, “a favore dei rifugiati in Turchia”.
La prima tranche del pacchetto deciso nel 2016 fu costituita da un miliardo di euro dal budget Ue e 2 miliardi di euro da contributi degli Stati membri, precisa la Commissione. Questa “propone di continuare questa organizzazione, in modo che lavoro di successo ed effettivo” per i “progetti a favore dei rifugiati in Turchia possano continuare”. Mentre la Turchia ospita circa 3,5 milioni di profughi, si legge nel comunicato, la Commissione è impegnata a continuare questo sostegno, poiché il bisogno di assistenza è ancora significativo.
Se la rotta dei Balcani resterà chiusa, rimarrà aperta quella del Mediterraneo centrale: nel suo bilancio periodico sull’attuazione dell’Agenda europea per la migrazione l’esecutivo comunitario ha reso noto che manca ancora “oltre un miliardo” di euro al Trust Fund Ue per l’Africa per combattere alla radice le cause della migrazione. Al momento sono stati approvati 147 programmi per un totale di 2,5 miliardi di euro tra Sahel, Corno d’Africa e Nord Africa.
“Con una riduzione degli arrivi quasi del 30% rispetto al 2014, l’anno precedente la crisi, è giunto il momento di accelerare e intensificare i nostri sforzi a tutti i livelli – si legge in una nota di Dimitris Avramopoulos, commissario europeo per la migrazione – non dobbiamo rallentare. Non possiamo riposarci sugli allori proprio adesso. Sono necessarie altre, e più rapide, azioni in materia di rimpatrio, gestione delle frontiere e canali legali, in particolare il reinsediamento dall’Africa ma anche dalla Turchia.” I dati forniti in relazione parlano di 205mila attraversamenti non autorizzati delle frontiere nel 2017, con una riduzione delle persone arrivate nell’Unione europea del 28% rispetto al 2014, l’anno precedente la crisi. La pressione sui sistemi migratori nazionali, pur diminuendo, è rimasta a un livello elevato, con 685mila domande di asilo presentate nel 2017.
Secondo la Commissione, oltre 285mila migranti sono stati soccorsi dalle operazioni dell’Unione europea nel mar Mediterraneo dal febbraio 2016, mentre nel 2017 più di 2mila migranti sono stati salvati nel deserto dopo essere stati abbandonati dai trafficanti di esseri umani. “I lavori lungo la rotta del Mediterraneo centrale sono stati ulteriormente accelerati, con un forte accento sul salvataggio di vite umane, sulla protezione dei migranti lungo la rotta, e sul rimpatrio volontario e il reinserimento nei paesi di origine”, si legge.