Pressioni sui dirigenti delle aziende capitoline e, indirettamente, sul Campidoglio stesso affinché Atac non ricorresse al concordato preventivo. Pena, per il Comune di Roma, la rimessa in discussione di tutti i rapporti finanziari con la Banca Nazionale del Lavoro. L’operazione fallimentare, infatti, non solo avrebbe messo a rischio la totalità degli importi vantati dall’istituto, fra i principali creditori della società romana dei trasporti, ma avrebbe anche interrotto il “sistema” che si era creato e che permetteva alle società pubbliche ad ottenere nuovi finanziamenti dagli istituti di credito sebbene non ve ne fossero le condizioni economiche. Motivo per il quale le pressioni si sono spostate poi sull’advisor privato scelto da Atac, la società Ernst & Young.
Emergono particolari inquietanti sul fronte romano nell’inchiesta della Procura di Bari che indaga per bancarotta fraudolenta in relazione all’operazione che ha portato alla procedura fallimentare per l’azienda pugliese Ferrovie Sud Est, procedimento a carico di 3 funzionari della Bnl e dell’amministratore unico della società Fes. Proprio uno di questi funzionari, Giuseppe Maria Pignataro – secondo la ricostruzione dei pubblici ministeri – avrebbe cercato per settimane di evitare che Atac portasse i libri in tribunale, un’opera di convincimento perpetrata nei confronti della direttrice amministrazione e finanza dell’azienda capitolina, Maria Grazia Russo, ma anche verso l’ad di Ama, Lorenzo Bagnacani, altra società del Comune di Roma verso la quale la Bnl detiene un’altra importante linea di credito.
La Procura, infatti, trova delle forti analogie fra i casi di Atac e di Fes: l’obiettivo sarebbe stato quello di “scongiurare con ogni mezzo il rischio che la banca risulti sottoporsi alle regole della par condicio creditorum, concorrendo con gli altri creditori nel rispetto delle sole garanzie di legge”. Un intendimento apparentemente non andato a buon fine, sebbene precedentemente le banche creditrici abbiano ottenuto – come risulta dal piano concordatario e dal bilancio di Atac – “la postergazione (al 2019, ndr) dei crediti dell’azionista rispetto a quello dei creditori terzi”.
LE PRESSIONI E LE RASSICURAZIONI: “RIFERIRÒ” – L’allarme in Bnl scatta quando, il 27 luglio 2017, l’ex dg Bruno Rota rilascia due interviste al Fatto Quotidiano e al Corriere della Sera in cui parla chiaramente del concordato preventivo come unica soluzione per evitare il crack aziendale. Lo stesso giorno Pignataro chiama Russo, alla quale fa sapere che quelle “affermazioni sui giornali non aiutano i rapporti con le banche, di sicuro”. “Fate qualcosa, fate qualcosa – dice Pignataro – se mi posso permettere, perché questo è il modo migliore per distruggere quel poco di buono che ci è rimasto”. Dalle risposte, la dirigente appare concordare con le affermazioni di Pignataro.
Come si evince dall’ultimo bilancio pubblicato, poche settimane prima Atac aveva ottenuto da un pool di banche finanziatrici (Unicredit, Intesa, Montepaschi di Siena e, appunto, Bnl) un accordo di estensione del finanziamento, con indebitamento residuo per 135 milioni. Soprattutto, Pignataro allarga il discorso e mette in ballo la tenuta di tutto il sistema pubblico capitolino: “Questo va a nuocere anche su tutti i rapporti del Comune di Roma per noi, non è limitato solo ad Atac. Quindi ha un valore strategico”.
Il concetto viene ben ripetuto lo stesso giorno all’ad di Ama, Bagnacani, che inizialmente sembra spiazzato dal coinvolgimento della società dei rifiuti nella vicenda Atac. “Non so lei in che misura ritiene di poter trasmettere all’azionista questa situazione che provoca destabilizzazioni”, dice Pignataro ribadendo poi che “se, per assurdo, da qui a settembre Atac dovesse continuare a paventare di portare i libri in Tribunale questo creerebbe un vulnus molto significativo alla continuità dei rapporti fiduciari tra Ama e le banche e, quindi, bisogna stare attenti”.
Un segnale evidentemente colto dal numero uno di Ama, che replica: “Ho capito. Trasferisco il messaggio, sicuramente”. Le pressioni continuano anche fra fine agosto e inizio settembre, quando l’idea del concordato preventivo appare sempre più incombente. “Ama – dice Pignataro il 28 agosto a Bagnacani – non viene valutata come Ama, ma viene valutata dalla banca come Roma Capitale. Allora, il gruppo Roma Capitale nel momento in cui dovesse decidere di andare in concordato preventivo, quindi di portare in uno stato di sofferenza un credito verso Atac, alias Comune di Roma; a quel punto nessuna banca al mondo più potrebbe avere rapporti, addirittura di aumento dei fidi come stavamo ipotizzando di fare noi con voi”.
RACCOMANDAZIONI E “MINACCE” A ERNST & YOUNG – Una volta presentata richiesta di concordato al Tribunale Fallimentare di Roma, il 18 settembre, Pignataro si focalizza su Ernst & Young, dove il contatto telefonico si chiama Stefano Vittucci. “Siccome ci troviamo in una fase in cui loro hanno bisogno della liberazione dei pegni per far funzionare bene la società e noi per andare in delibera abbiamo bisogno di qualche pezza di appoggio che abbia un impegno morale forte”, ripete il funzionario Bnl il 20 settembre, che poi chiede al suo interlocutore la possibilità “di individuare per le banche, a fronte della concessione, quindi come se fosse una contropartita rispetto alla concessione che facciamo noi di liberazione delle garanzie, una modalità di rimodulazione del debito per il valore integrale in linea capitale nell’ambito della durata del contratto di servizio qualora questo fosse prorogato”.
In sintesi: la banca non chiuderà i rubinetti purché venga messa in posizione privilegiata in sede di recupero crediti. Quindi si passa a quella che i pm definiscono “esplicita minaccia”: “Se non sblocchiamo i conti pegnati, questi muoiono. Quindi muore tutto, anche il vostro mandato, non potrete fare più nessun concordato. E’ interesse di tutti”. Infine la proposta: “Un piano suddiviso per classi in relazione alle analisi e quindi, subordinatamente alle analisi avete indicazioni di rimodulare il debito delle banche integralmente nell’ambito della durata del contratto di servizio”.
LA SITUAZIONE ODIERNA – Attualmente, l’inchiesta della Procura di Bari è sul caso Ferrovie Sud Est e non su Atac. Il piano concordatario, deciso dal Campidoglio (socio al 100% della società di trasporti) è all’attenzione del Tribunale Fallimentare di Roma, che deciderà se accettarlo, modificarlo e quale sarà la classificazione dei creditori di Atac. Secondo il piano votato in Assemblea Capitolina, entro il 2021 la società di via Prenestina dovrà ovviamente rimborsare l’intero importo (155 milioni) ai creditori privilegiati, mentre ai chirografari (gran parte dei fornitori) sarà versata una quota pari al 31% delle somme spettanti. Dal 2022 inizierà la seconda fase definita “primo riparto”, in cui solo allora entrerà in gioco anche il Comune di Roma – che vanta con Atac crediti per circa 450 milioni di euro – con i creditori che potranno partecipare agli utili dell’azienda fino a raggiungere un importo totale rimborsa pari al 61% del proprio credito.
Giustizia & Impunità
Bnl, funzionario avverte i vertici di Atac e Ama: “Non fate il concordato o il Comune di Roma non avrà più soldi dalle banche”
Emergono particolari inquietanti sul fronte romano nell’inchiesta della Procura di Bari sulla procedura fallimentare di Ferrovie Sud Est. Giuseppe Maria Pignataro, indagato per bancarotta, avrebbe cercato di convincere i vertici delle municipalizzate capitoline a non ricorrere alla procedura di concordato: "tutte le società andrebbero immediatamente in default perché le banche uscirebbero da tutti i rapporti". Il che porterebbe "al burrone tutto il Comune". Minacce anche a Ernst & Young
Pressioni sui dirigenti delle aziende capitoline e, indirettamente, sul Campidoglio stesso affinché Atac non ricorresse al concordato preventivo. Pena, per il Comune di Roma, la rimessa in discussione di tutti i rapporti finanziari con la Banca Nazionale del Lavoro. L’operazione fallimentare, infatti, non solo avrebbe messo a rischio la totalità degli importi vantati dall’istituto, fra i principali creditori della società romana dei trasporti, ma avrebbe anche interrotto il “sistema” che si era creato e che permetteva alle società pubbliche ad ottenere nuovi finanziamenti dagli istituti di credito sebbene non ve ne fossero le condizioni economiche. Motivo per il quale le pressioni si sono spostate poi sull’advisor privato scelto da Atac, la società Ernst & Young.
Emergono particolari inquietanti sul fronte romano nell’inchiesta della Procura di Bari che indaga per bancarotta fraudolenta in relazione all’operazione che ha portato alla procedura fallimentare per l’azienda pugliese Ferrovie Sud Est, procedimento a carico di 3 funzionari della Bnl e dell’amministratore unico della società Fes. Proprio uno di questi funzionari, Giuseppe Maria Pignataro – secondo la ricostruzione dei pubblici ministeri – avrebbe cercato per settimane di evitare che Atac portasse i libri in tribunale, un’opera di convincimento perpetrata nei confronti della direttrice amministrazione e finanza dell’azienda capitolina, Maria Grazia Russo, ma anche verso l’ad di Ama, Lorenzo Bagnacani, altra società del Comune di Roma verso la quale la Bnl detiene un’altra importante linea di credito.
La Procura, infatti, trova delle forti analogie fra i casi di Atac e di Fes: l’obiettivo sarebbe stato quello di “scongiurare con ogni mezzo il rischio che la banca risulti sottoporsi alle regole della par condicio creditorum, concorrendo con gli altri creditori nel rispetto delle sole garanzie di legge”. Un intendimento apparentemente non andato a buon fine, sebbene precedentemente le banche creditrici abbiano ottenuto – come risulta dal piano concordatario e dal bilancio di Atac – “la postergazione (al 2019, ndr) dei crediti dell’azionista rispetto a quello dei creditori terzi”.
LE PRESSIONI E LE RASSICURAZIONI: “RIFERIRÒ” – L’allarme in Bnl scatta quando, il 27 luglio 2017, l’ex dg Bruno Rota rilascia due interviste al Fatto Quotidiano e al Corriere della Sera in cui parla chiaramente del concordato preventivo come unica soluzione per evitare il crack aziendale. Lo stesso giorno Pignataro chiama Russo, alla quale fa sapere che quelle “affermazioni sui giornali non aiutano i rapporti con le banche, di sicuro”. “Fate qualcosa, fate qualcosa – dice Pignataro – se mi posso permettere, perché questo è il modo migliore per distruggere quel poco di buono che ci è rimasto”. Dalle risposte, la dirigente appare concordare con le affermazioni di Pignataro.
Come si evince dall’ultimo bilancio pubblicato, poche settimane prima Atac aveva ottenuto da un pool di banche finanziatrici (Unicredit, Intesa, Montepaschi di Siena e, appunto, Bnl) un accordo di estensione del finanziamento, con indebitamento residuo per 135 milioni. Soprattutto, Pignataro allarga il discorso e mette in ballo la tenuta di tutto il sistema pubblico capitolino: “Questo va a nuocere anche su tutti i rapporti del Comune di Roma per noi, non è limitato solo ad Atac. Quindi ha un valore strategico”.
Il concetto viene ben ripetuto lo stesso giorno all’ad di Ama, Bagnacani, che inizialmente sembra spiazzato dal coinvolgimento della società dei rifiuti nella vicenda Atac. “Non so lei in che misura ritiene di poter trasmettere all’azionista questa situazione che provoca destabilizzazioni”, dice Pignataro ribadendo poi che “se, per assurdo, da qui a settembre Atac dovesse continuare a paventare di portare i libri in Tribunale questo creerebbe un vulnus molto significativo alla continuità dei rapporti fiduciari tra Ama e le banche e, quindi, bisogna stare attenti”.
Un segnale evidentemente colto dal numero uno di Ama, che replica: “Ho capito. Trasferisco il messaggio, sicuramente”. Le pressioni continuano anche fra fine agosto e inizio settembre, quando l’idea del concordato preventivo appare sempre più incombente. “Ama – dice Pignataro il 28 agosto a Bagnacani – non viene valutata come Ama, ma viene valutata dalla banca come Roma Capitale. Allora, il gruppo Roma Capitale nel momento in cui dovesse decidere di andare in concordato preventivo, quindi di portare in uno stato di sofferenza un credito verso Atac, alias Comune di Roma; a quel punto nessuna banca al mondo più potrebbe avere rapporti, addirittura di aumento dei fidi come stavamo ipotizzando di fare noi con voi”.
RACCOMANDAZIONI E “MINACCE” A ERNST & YOUNG – Una volta presentata richiesta di concordato al Tribunale Fallimentare di Roma, il 18 settembre, Pignataro si focalizza su Ernst & Young, dove il contatto telefonico si chiama Stefano Vittucci. “Siccome ci troviamo in una fase in cui loro hanno bisogno della liberazione dei pegni per far funzionare bene la società e noi per andare in delibera abbiamo bisogno di qualche pezza di appoggio che abbia un impegno morale forte”, ripete il funzionario Bnl il 20 settembre, che poi chiede al suo interlocutore la possibilità “di individuare per le banche, a fronte della concessione, quindi come se fosse una contropartita rispetto alla concessione che facciamo noi di liberazione delle garanzie, una modalità di rimodulazione del debito per il valore integrale in linea capitale nell’ambito della durata del contratto di servizio qualora questo fosse prorogato”.
In sintesi: la banca non chiuderà i rubinetti purché venga messa in posizione privilegiata in sede di recupero crediti. Quindi si passa a quella che i pm definiscono “esplicita minaccia”: “Se non sblocchiamo i conti pegnati, questi muoiono. Quindi muore tutto, anche il vostro mandato, non potrete fare più nessun concordato. E’ interesse di tutti”. Infine la proposta: “Un piano suddiviso per classi in relazione alle analisi e quindi, subordinatamente alle analisi avete indicazioni di rimodulare il debito delle banche integralmente nell’ambito della durata del contratto di servizio”.
LA SITUAZIONE ODIERNA – Attualmente, l’inchiesta della Procura di Bari è sul caso Ferrovie Sud Est e non su Atac. Il piano concordatario, deciso dal Campidoglio (socio al 100% della società di trasporti) è all’attenzione del Tribunale Fallimentare di Roma, che deciderà se accettarlo, modificarlo e quale sarà la classificazione dei creditori di Atac. Secondo il piano votato in Assemblea Capitolina, entro il 2021 la società di via Prenestina dovrà ovviamente rimborsare l’intero importo (155 milioni) ai creditori privilegiati, mentre ai chirografari (gran parte dei fornitori) sarà versata una quota pari al 31% delle somme spettanti. Dal 2022 inizierà la seconda fase definita “primo riparto”, in cui solo allora entrerà in gioco anche il Comune di Roma – che vanta con Atac crediti per circa 450 milioni di euro – con i creditori che potranno partecipare agli utili dell’azienda fino a raggiungere un importo totale rimborsa pari al 61% del proprio credito.
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Roma, 23 feb. (Adnkronos) - "Gli Emirati Arabi Uniti sono desiderosi di migliorare la cooperazione con il vostro Paese amico, al fine di sostenere la pace e la stabilità in Medio Oriente e nel mondo, soprattutto perché i due Paesi hanno orientamenti comuni in questo senso". Lo ha affermato il presidente degli Emirati Arabi Uniti, Mohamed bin Zayed Al Nahyan, nel brindisi in occasione del Pranzo di Stato offerto al Quirinale dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.
"Sono fiducioso -ha aggiunto- che i risultati di questa visita avranno un grande impatto nel far progredire le nostre relazioni in vari campi, alla luce della volontà comune di continuare a lavorare per sviluppare queste relazioni a beneficio dei due Paesi e dei due popoli".
Roma, 23 feb. (Adnkronos) - "I nostri Paesi condividono, accanto a una analoga sensibilità per i temi della pace e della cooperazione, una naturale vocazione agli scambi commerciali e apertura agli investimenti. Sono lieto di constatare che la collaborazione bilaterale negli ultimi anni si è notevolmente intensificata. Sono numerose le imprese italiane che operano negli Emirati Arabi Uniti e con esse è in crescita anche la comunità di italiani che nel Suo Paese vive nell’accogliente realtà emiratina". Lo ha affermato il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, nel brindisi in occasione del Pranzo di Stato offerto in onore del presidente degli Emirati Arabi Uniti, Mohamed bin Zayed Al Nahyan.
"Lo sviluppo di idee e investimenti in Italia è benvenuto -ha aggiunto il Capo dello Stato- e queste prospettive saranno opportunamente approfondite nel forum imprenditoriale che si svolgerà domani. Accanto ai settori tradizionali, troveranno certamente posto quelli d’avanguardia e maggiormente proiettati al futuro. Le sfide internazionali passano dalla capacità di affrontare e progettare la transizione energetica che ci vede già collaborare ad ambiziose iniziative, nel quadro della sempre più avvertita consapevolezza che questo sia indispensabile per garantire alle prossime generazioni un futuro che, per essere prospero, dovrà essere sostenibile".
"Abbiamo, con questa consapevolezza, collaborato con il suo Paese -ha ricordato il Presidente della Repubblica- per il raggiungimento dell’accordo sul clima, sancito dalla Cop28 di Dubai che, per la prima volta, richiama esplicitamente la necessità di avviare una transizione dai combustibili fossili".
"Quella tra Emirati Arabi Uniti e Italia è una agenda ricca di opportunità. Penso allo sviluppo del continente africano, che ha tante implicazioni anche per la sua stabilità e per la vita della comunità internazionale. Penso al tema dello spazio. A quello dell’intelligenza artificiale".
"Abu Dhabi e Roma -ha concluso Mattarella- avvertono la responsabilità di contribuire, in una fase così confusa e convulsa della vita internazionale, a fare prevalere una visione incentrata sul valore del dialogo, su uno sviluppo equilibrato e sulla tenace costruzione di relazioni positive fra gli Stati".
Roma, 23 feb. (Adnkronos) - "Il Mediterraneo e la regione del Medio Oriente vivono oggi un periodo di più accentuata instabilità e di profonde sofferenze. In questi tempi difficili, Emirati Arabi Uniti e Repubblica italiana hanno lavorato insieme per promuovere la pace. Abbiamo condannato con fermezza il disumano e vile attacco terroristico del 7 ottobre da parte di Hamas –che rinnova atrocità con il crudele spettacolo nella consegna degli ostaggi sopravvissuti e dei corpi di quelli uccisi- e abbiamo esercitato in questi mesi ogni sforzo perché le violenze del conflitto che vi ha fatto seguito -che hanno afflitto gravemente i civili- avessero fine. Oggi l’impegno non può che essere diretto a evitare una ripresa dei combattimenti, a tenere aperto il filo dei colloqui faticosamente costruito in questi mesi, a rimuovere i sedimenti di rancore". Lo ha affermato il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, nel brindisi in occasione del Pranzo di Stato offerto in onore del presidente degli Emirati Arabi Uniti, Mohamed bin Zayed Al Nahyan.
"Il ritorno alle ostilità -ha proseguito il Capo dello Stato- non è foriero né di sicurezza futura per Israele, né, tantomeno, di soluzioni per il popolo palestinese, che versa, a Gaza, in condizioni drammatiche. Con ostinazione va ripetuto che il perseguimento della prospettiva due popoli-due Stati resta l’unica in grado di garantire una pace condivisa e sostenibile. Con grande apprezzamento desidero sottolineare lo straordinario aiuto umanitario degli Emirati Arabi Uniti in favore della popolazione di Gaza. È un impegno -quello per salvare vite umane, prestare soccorso ai feriti- che ci ha visto, ancora una volta, lavorare con orgoglio fianco a fianco".
Roma, 23 feb. (Adnkronos) - Alla vigilia della gara di campionato con il Monza e dopo il passaggio agli ottavi in Europa League, la Roma ha annunciato che "Niccolò Pisilli ha rinnovato il proprio contratto con il Club fino al 30 giugno 2029".
"Classe 2004, il centrocampista -fiore all’occhiello del settore giovanile giallorosso- è diventato rapidamente un punto di forza della Prima Squadra collezionando 34 presenze complessive (e 4 gol segnati) tra Serie A, Europa League e Coppa Italia", spiega la Roma.
Roma, 23 feb. (Adnkronos) - Le Associazioni dei pazienti "hanno collaborato alla stesura del policy paper di Ovarian Cancer Commitment (Occ) che si articola in sei punti: come Associazione nazionale che sostiene i portatori di mutazione dei geni Brca e le loro famiglie, due di questi ci stanno particolarmente a cuore e sono il riconoscimento dei Pdta (Percorso diagnostico terapeutico assistenziale) per le donne ad alto rischio cancro all’ovaio in tutte le Regioni e l’estensione dell’esenzione D99 per le persone portatrici di tumore ovarico in tutte le Regioni. Allo stato attuale soltanto 8 regioni su 20 hanno approvato il Pdta, e soltanto 10 hanno approvato l’esenzione, quindi vuol dire che ci sono cittadini di serie A e cittadini di serie B ancora oggi nel 2025". Così Ornella Campanella presidente aBRCAdabra in occasione della presentazione delle attività dell'Ovarian Cancer Commitment, nel 26esimo congresso della Società europea di oncologia ginecologica (Esgo) che si è chiuso oggi a Roma.
Per Campanella è importante anche "il riconoscimento della chirurgia di riduzione del rischio all’interno di Lea che ad oggi non c’è – spiega - nonostante si sia ampiamente dimostrata come l’unica strategia in grado di prevenire il cancro all’ovaio nelle donne a rischio in quanto portatrici di mutazione dei geni Brca".
Roma, 23 feb. (Adnkronos) - Igino Rugiero, ex Commissario Straordinario dell’Unione Italiana Tiro a Segno (Uits) nel 2019, è uno dei tre candidati alla presidenza dell’ente pubblico e Federazione Sportiva, insieme all’ex presidente Costantino Vespasiano e all’ex atleta Valentina Turisini. Con una lunga carriera militare alle spalle svolta per molto tempo presso le più alte Istituzioni dello Stato, e con profonda passione e conoscenza delle dinamiche interne della Uits, Rugiero si presenta con un programma ambizioso e una visione chiara per il futuro dell’organizzazione che, nel caso fosse eletto, siano al servizio delle Sezioni Tsn e dello Sport e non il contrario.
Rugiero ha intrapreso un tour in tutte le regioni italiane per incontrare gli elettori, non solo per presentare il suo programma, ma anche per farsi conoscere personalmente. “Sto girando praticamente in tutte le regioni e dove non mi è possibile andare cerco di contattare personalmente i presidenti delle Sezioni di Tiro a Segno Nazionale per mettere in condizione, democraticamente, gli elettori di conoscermi non soltanto dal punto di vista programmatico che espongo ovunque io vada, ma anche perchè ritengo che il contatto reale e il guardarsi negli occhi mentre ci si confronta sia un valore aggiunto che potrebbe fare la differenza, nel bene e nel male, nelle scelte dei singoli elettori”, ha dichiarato Rugiero all’Adnkronos.
"Questo approccio mira a rispondere alle molte domande e curiosità dei Presidenti e a spiegare loro le ragioni delle spiacevoli situazioni createsi negli ultimi mesi che avevano messo in dubbio non solo la possibilità di andare ad elezioni, ma in particolare avevano destabilizzato le Sezioni di Tsn che si erano viste cadere addosso all’improvviso, senza essere mai state informate dalla Presidenza, la possibilità della approvazione di un emendamento, fortunatamente ora svanita, che avrebbe praticamente distrutto e messo in discussione la sopravvivenza di moltissime delle stesse Sezioni su tutto il territorio nazionale".
Il candidato alla presidenza sottolinea poi l’importanza di un cambiamento politico per migliorare la gestione dell’ente. “L’obiettivo di oggi, indipendentemente dalle tante cose che dovremmo iniziare a fare tutti insieme domani, è ricucire i necessari rapporti con gli Enti Vigilanti e le Istituzioni dello Stato che si sono persi nel tempo a causa di una gestione superficiale ed approssimativa molto fumosa e poco concreta”, ha affermato, riferendosi alla ultima Governance dell’Ente Pubblico e Federazione Sportiva. Rugiero ritiene che “mai come oggi la Uits ha la possibilità di guardare al futuro con ottimismo e visione pragmatica di risoluzione dei tanti temi da affrontare che da troppi anni ormai si porta avanti, il prossimo 15 e 16 marzo ad Ostia, gli elettori chiamati per scegliere il prossimo Presidente Nazionale ed il nuovo Consiglio della Uits avranno la grande opportunità di “cambiare” e di iniziare un nuovo percorso di rinascita che possa ridare alla Uits la dignità ed il riconoscimento istituzionale e sportivo che merita. Le Istituzioni tutte e lo Sport ce lo hanno praticamente chiesto facendocelo capire con i fatti, a noi tutti noti”.
Una delle sfide principali che Rugiero intenderebbe affrontare è quella di finalmente riaprire realmente, e non solo a parole, la collaborazione con il Genio Infrastrutture dell’Esercito per riportare armonia tra le parti e tracciare un percorso di confronto per risolvere le problematiche che purtroppo negli ultimi anni hanno messo in difficoltà molte Sezioni Tsn provocandone addirittura in alcuni casi la chiusura. Il suo programma prevede un percorso di risanamento e rinnovamento anche dell’aspetto sportivo a lui molto caro che riparta dalla promozione dello Sport del Tiro a Segno verso le scuole, verso i giovani e quindi verso le loro famiglie per far capire che questo è uno sport inclusivo, efficace e socialmente importante.
“Bisogna contrastare le percezioni negative legate a episodi di cronaca, bisogna far capire alle famiglie che il nostro è uno sport che può offrire ai giovani, e quindi ai loro figli, un contesto formativo e sicuro ed allo stesso tempo lontano dall’eccesso di distrazioni tecnologiche”. Con una visione chiara e un programma dettagliato, Igino Rugiero si propone come un candidato determinato a guidare l’Unione Italiana Tiro a Segno verso un futuro di rinnovamento e crescita, “Da soli si fallisce, uniti si vince”, il suo motto.
Roma, 23 feb. (Adnkronos Salute) - "La ricerca sta andando avanti spedita soprattutto dal punto di vista genetico e quindi tutta la tematica dei test molecolari è fondamentale. Oggi parliamo e sollecitiamo la rimborsabilità del test Hrd ma c’è già chi sta facendo delle proposte per la rimborsabilità non più riferita al singolo gene, come avvenuto per il Brca, ma a pannelli multigenici, che permettono di analizzare da 30 fino a 500 pannelli di geni. È una nuova prospettiva con cui guardare alle mutazioni e alla complementarietà tra test genomici e genetici e alla loro indispensabilità. L’accesso equo a test molecolari che permettono di definire la terapia su misura di ogni paziente e la possibilità di essere curate nei centri di riferimento di alta specialità, che eseguono un elevato numero di interventi chirurgici all’ovaio, non sono ancora una realtà in Italia". Lo ha detto Nicoletta Cerana presidente Acto Italia Alleanza Contro il Tumore Ovarico ETS in occasione della presentazione delle attività dell'Ovarian Cancer Commitment, nel 26esimo congresso della Società europea di oncologia ginecologica (Esgo) che si è concluso oggi a Roma.