La leghista Bongiorno presidente Senato? Fi: “Nostro candidato è Romani”. E Gasparri: “M5s-Lega? Non esiste”
Da una parte
Berlusconi chiude ai 5 Stelle, dall’altra
Salvini esclude il Pd e lascia aperte la possibilità d’intesa con i pentastellati. Nel
centrodestra già in campagna elettorale diviso su tutto, che ora si scontra pure sulla presidenza delle Camere, le frizioni restano, al di là dell’apparente intesa ribadita dopo l’incontro di Palazzo Grazioli. Il prossimo terreno di scontro sarà la presidenza di Palazzo Madama, con la Lega che punta già alla carta nascosta: l’avvocato e neo-senatrice leghista
Giulia Bongiorno, già deputata Pdl, poi scissionista con il Fli di Gianfranco Fini e candidata alle Regionali del Lazio con Scelta civica. Ma non solo: la stessa Bongiorno
nel 2013 così attaccava Berlusconi: “Vorrei che non mi chiamasse avvocatessa. Quelle che mi sono state sottoposte e che ho bloccato sono solo
proposte indecenti sulla giustizia“. In pratica, tutt’altro che un profilo filoberlusconiano e condiviso. Non è un caso che dentro Forza Italia il coro sia unanime. “Il nostro candidato è
Paolo Romani“, spiegano
Gasparri e
Schifani. Anche perché, rivendica il primo, la Lega “non può monopolizzare le cariche apicali delle istituzioni, dato che già rivendica la premiership, dato che ha preso più voti”.
Ma lo scontro resta anche sulle strategie per arrivare a un governo, con il leader azzurro che poco si fida del segretario leghista. Così, quasi per esorcizzare lo scenario, lo stesso Gasparri allontana l’ipotesi di un accordo 5s-Lega: “Non esiste”, ha rivendicato. Tutto mentre da Fi continuano a percorrere la strada di un governo di centrodestra che possa ottenere il via libera anche da parte del Pd, con appoggio esterno: “Berlusconi auspica che si possa arrivare a un governo di centrodestra, con un possibile appoggio dem su singoli provvedimenti”, chiarisce infatti Schifani. Alla fine, è la neoeletta Sandra Lonardo, moglie di Mastella, a lasciare aperto ogni spiraglio: “Mancano i numeri per il governo? In politica mai dire mai”.