Truppe turche e jihadisti di complemento sono ad un passo da Afrin. La resistenza dei curdi e degli altri popoli organizzati nel confederalismo democratico di quella provincia della Rojava sta per essere spezzata da uno dei principali eserciti della Nato e da milizie dalla forte componente fondamentalista, Al Nusra, ecc., che lo accompagnano. Si delinea un genocidio di dimensioni spaventose e con caratteristiche particolarmente crudeli. Sappiamo cosa fanno i jihadisti ai combattenti e alle combattenti, ma anche alle popolazioni civili: li fanno fisicamente a pezzi.
Diciamo chiaramente che la responsabilità di questa situazione è principalmente dell’Occidente. Stati Uniti e Unione europea continuano a coccolare Erdogan, che con grande abilità e spregiudicatezza politica ha saputo far valere il suo ruolo di membro fondamentale della Nato e di baluardo contro i migranti e i richiedenti asilo che sfuggono dalla Siria e da altri Paesi. Diciamo pure che anche Putin ha le sue responsabilità: alle enunciazioni di principio sui diritti dei Curdi non è seguita una politica coerente e tutti si sarebbero aspettati un intervento delle Forze armate russe per fermare l’invasione turca. Anche Assad ha le sue responsabilità: l’invio in soccorso di Afrin di alcune unità della milizia è rimasto purtroppo un fatto isolato. Eppure i combattenti della Rojava, oltre a difendere la loro vita e la loro democrazia difendono anche il territorio siriano, di cui la Rojava fa parte.
Le armi che uccidono ad Afrin sono armi europee, anche italiane. Con queste armi si sta massacrando un popolo che è all’avanguardia in fatto di democrazia, diritti delle donne, capacità di costruire una convivenza multietnica in un contesto segnato da secoli da odi e guerre intestine. I combattenti e le combattenti che hanno saputo eroicamente difendere la civiltà a Kobane e a Raqqa dalle orde fondamentaliste dell’Isis stanno per essere massacrati da un esercito armato da Finmeccanica e da altre aziende che fanno parte del complesso militare-industriale europeo e occidentale. Come ha sostenuto il segretario nazionale di Sinistra Italiana Nicola Fratoianni, gli elicotteri da combattimento che stanno mitragliando la popolazione civile ad Afrin sono stati costruiti su licenza dell’Augusta Westland, oggi Leonardo Finmeccanica. Un’evidente violazione della legge n. 185 del 1990, in materia di commercio di armamenti, che vieta l’esportazione di armi verso i Paesi in guerra. Legge del resto vietata anche con le vendite all’Arabia Saudita impegnata a sua volta a massacrare la popolazione yemenita e in altri casi.
Ecco la spaventosa ipocrisia dell’Occidente, di cui noi italiani, nati, cresciuti e pasciuti nell’ipocrisia, siamo parte integrante. Alle vuote proclamazioni sui diritti umani, la pace, la democrazia e i diritti delle donne, fa da contraltare l’appoggio concreto agli assassini che violano tutto ciò. Si può sperare che all’avanzata elettorale di forze come il Movimento Cinque Stelle il 4 marzo faccia seguito un cambiamento su questo piano e la fine di queste politiche di esportazione della morte e di appoggio ai criminali politici?
La guerra criminale di Erdogan sta violando il diritto internazionale e si rende responsabile di veri e propri crimini di guerra e contro l’umanità. E’ stata violata la risoluzione recentemente votata all’unanimità dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite per imporre il cessate il fuoco in Siria. Nell’indifferenza generale Erdogan e i suoi jihadisti di complemento stanno procedendo a un nuovo genocidio e a nuovi e atroci crimini contro i paladini della civiltà e della democrazia. Così l’Occidente si autodistrugge per bassi interessi di natura politica ed economica.
Occorre reagire contro questa situazione scandalosa e deprimente. A Parigi, giovedì e venerdì prossimi, si terrà una sessione del Tribunale dei popoli dedicato a Turchia e Curdi, alla quale parteciperanno oltre trecento giuristi da tutto il mondo. Ma in tutto il mondo, e in Italia in particolare, deve risuonare, contro i nostri governi ipocriti e complici degli assassini, la voce della solidarietà dei popoli.
Fabio Marcelli
Giurista internazionale
Mondo - 15 Marzo 2018
Siria, fermiamo il genocidio annunciato di Afrin
Truppe turche e jihadisti di complemento sono ad un passo da Afrin. La resistenza dei curdi e degli altri popoli organizzati nel confederalismo democratico di quella provincia della Rojava sta per essere spezzata da uno dei principali eserciti della Nato e da milizie dalla forte componente fondamentalista, Al Nusra, ecc., che lo accompagnano. Si delinea un genocidio di dimensioni spaventose e con caratteristiche particolarmente crudeli. Sappiamo cosa fanno i jihadisti ai combattenti e alle combattenti, ma anche alle popolazioni civili: li fanno fisicamente a pezzi.
Diciamo chiaramente che la responsabilità di questa situazione è principalmente dell’Occidente. Stati Uniti e Unione europea continuano a coccolare Erdogan, che con grande abilità e spregiudicatezza politica ha saputo far valere il suo ruolo di membro fondamentale della Nato e di baluardo contro i migranti e i richiedenti asilo che sfuggono dalla Siria e da altri Paesi. Diciamo pure che anche Putin ha le sue responsabilità: alle enunciazioni di principio sui diritti dei Curdi non è seguita una politica coerente e tutti si sarebbero aspettati un intervento delle Forze armate russe per fermare l’invasione turca. Anche Assad ha le sue responsabilità: l’invio in soccorso di Afrin di alcune unità della milizia è rimasto purtroppo un fatto isolato. Eppure i combattenti della Rojava, oltre a difendere la loro vita e la loro democrazia difendono anche il territorio siriano, di cui la Rojava fa parte.
Le armi che uccidono ad Afrin sono armi europee, anche italiane. Con queste armi si sta massacrando un popolo che è all’avanguardia in fatto di democrazia, diritti delle donne, capacità di costruire una convivenza multietnica in un contesto segnato da secoli da odi e guerre intestine. I combattenti e le combattenti che hanno saputo eroicamente difendere la civiltà a Kobane e a Raqqa dalle orde fondamentaliste dell’Isis stanno per essere massacrati da un esercito armato da Finmeccanica e da altre aziende che fanno parte del complesso militare-industriale europeo e occidentale. Come ha sostenuto il segretario nazionale di Sinistra Italiana Nicola Fratoianni, gli elicotteri da combattimento che stanno mitragliando la popolazione civile ad Afrin sono stati costruiti su licenza dell’Augusta Westland, oggi Leonardo Finmeccanica. Un’evidente violazione della legge n. 185 del 1990, in materia di commercio di armamenti, che vieta l’esportazione di armi verso i Paesi in guerra. Legge del resto vietata anche con le vendite all’Arabia Saudita impegnata a sua volta a massacrare la popolazione yemenita e in altri casi.
Ecco la spaventosa ipocrisia dell’Occidente, di cui noi italiani, nati, cresciuti e pasciuti nell’ipocrisia, siamo parte integrante. Alle vuote proclamazioni sui diritti umani, la pace, la democrazia e i diritti delle donne, fa da contraltare l’appoggio concreto agli assassini che violano tutto ciò. Si può sperare che all’avanzata elettorale di forze come il Movimento Cinque Stelle il 4 marzo faccia seguito un cambiamento su questo piano e la fine di queste politiche di esportazione della morte e di appoggio ai criminali politici?
La guerra criminale di Erdogan sta violando il diritto internazionale e si rende responsabile di veri e propri crimini di guerra e contro l’umanità. E’ stata violata la risoluzione recentemente votata all’unanimità dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite per imporre il cessate il fuoco in Siria. Nell’indifferenza generale Erdogan e i suoi jihadisti di complemento stanno procedendo a un nuovo genocidio e a nuovi e atroci crimini contro i paladini della civiltà e della democrazia. Così l’Occidente si autodistrugge per bassi interessi di natura politica ed economica.
Occorre reagire contro questa situazione scandalosa e deprimente. A Parigi, giovedì e venerdì prossimi, si terrà una sessione del Tribunale dei popoli dedicato a Turchia e Curdi, alla quale parteciperanno oltre trecento giuristi da tutto il mondo. Ma in tutto il mondo, e in Italia in particolare, deve risuonare, contro i nostri governi ipocriti e complici degli assassini, la voce della solidarietà dei popoli.
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L’appello ai lettori dei direttori Travaglio e Gomez: “Le battaglie del 2025: continuate a sostenerci”
Tel Aviv, 23 dic. (Adnkronos) - L'aeronautica militare israeliana ha intercettato stamattina un drone partito dallo Yemen e diretto verso il territorio israeliano. Lo ha reso noto l'Idf, precisando che il velivolo senza pilota è stato intercettato prima che entrasse nello spazio aereo israeliano e, in linea con la politica israeliana, non sono state attivate le sirene.
Roma, 23 dic. (Adnkronos) - “Con l’erogazione della sesta rata del Pnrr all’Italia da parte della Ue, viene confermato il percorso di grande efficacia intrapreso dal Governo italiano, tra i più virtuosi in Europa nell’attuazione del piano dei finanziamenti previsti. Un risultato che porta a 122,2 i miliardi finora ricevuti dall’Italia, frutto anche del lavoro di rimodulazione dello stesso Pnrr condotto nei due anni scorsi da Raffaele Fitto e che consentirà all’Italia di poter realizzare progetti atti a modernizzare le infrastrutture nel senso della sostenibilità ambientale e della digitalizzazione”. Lo affermano l’europarlamentare di Fratelli d’Italia, Nicola Procaccini, copresidente del gruppo dei conservatori al Parlamento europeo, e il capo delegazione del partito a Bruxelles, Carlo Fidanza.
Roma, 23 dic. (Adnkronos) - Il Gruppo Renault - che nonostante la recente vendita di una quota importante resta il "principale azionista di Nissan" - "prende atto degli annunci fatti oggi" dalla casa giapponese e da Honda, annunci "che sono ancora in fase preliminare".
In qualità appunto di azionista - si legge in una nota - "il Gruppo Renault prenderà in considerazione tutte le opzioni nel migliore interesse del Gruppo e dei suoi stakeholder" mentre "continua ad attuare la propria strategia e a realizzare progetti che creano valore per il Gruppo, compresi quelli lanciati nell’ambito dell’Alleanza" che include appunto Nissan e Mitsubishi.
Roma, 23 dic. (Adnkronos) - "Ennesimo risultato positivo del Governo Meloni: con l’erogazione della sesta rata, l’Italia si conferma leader nella performance del Pnrr. Il Piano procede quindi secondo i tempi previsti e gli obiettivi prefissati con le istituzioni europee. Un risultato frutto del lavoro collegiale del Governo e delle Istituzioni nazionali, già al lavoro per ottenere la settima rata da oltre 18 miliardi". Lo afferma il capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera, Galeazzo Bignami.
Roma, 23 dic (Adnkronos) - "Questa mattina è stato espresso parere favorevole al Presidente del Senato sulla manovra di Bilancio, atto preliminare all'avvio dell'esame in Commissione Bilancio". Lo dice il senatore Nicola Calandrini, presidente della 5a commissione Bilancio di palazzo Madama.
"È stato un passaggio fondamentale, seguito dall’incardinamento della legge di Bilancio con la relazione del Senatore Guido Liris. È stato inoltre stabilito il termine per la presentazione degli emendamenti, fissato per oggi pomeriggio alle ore 17:00. Auspico che il confronto in Commissione possa essere franco, ma funzionale all’approvazione della manovra e quindi al bene degli italiani. Questo è il momento di lavorare con responsabilità e unità per garantire una manovra che risponda alle esigenze del Paese", conclude.
Roma, 23 dic (Adnkronos) - "Oggi la Commissione Affari Costituzionali del Senato si riunisce formalmente per iniziare l'esame della legge di bilancio per il 2025, su cui dovrà esprimere un parere rilevante. Ma il quadro sostanziale è ben diverso: saremo costretti a certificare la nostra natura di legislatori mutilati e a prendere atto dell'ennesima mortificazione del Parlamento operata dal Governo". Lo dice il senatore del Pd Dario Parrini.
"Il ddl approvato venerdì alla Camera approda a Palazzo Madama a soli 5 giorni dalla data prevista per il voto finale (28 dicembre), e con in mezzo un sabato, una domenica e la pausa di Natale e Santo Stefano. Dal dicembre 2022, a turno, uno dei due rami del Parlamento è privato senza motivo della concreta possibilità di intervenire sulla più importante tra le leggi e persino del diritto di conoscerne adeguatamente i contenuti", prosegue l'esponente dem.
"Il bicameralismo paritario continua a esistere nella carta costituzionale ma non c'è più nella realtà: è stato sostituito dal monocameralismo alternato, generatore di una prassi confusa, iniqua, inefficiente, opaca. E anche incostituzionale, perché viola clamorosamente le prerogative di una parte almeno di coloro che devono rappresentare i cittadini nelle istituzioni. Altro che Premierato in salsa meloniana", dice ancora Parrini.
"Nessuna riforma della parte seconda della Costituzione sarà degna di questo nome se non porterà al superamento delle gravi anomalie dell'attuale bicameralismo e all'eliminazione del diritto di sopraffare il Parlamento che il Governo esercita facendo abuso di decreti legge e voti di fiducia. Tali abusi, sorti certamente prima di questo governo, con questo governo si sono allargati a macchia d'olio e hanno superato ogni soglia di guardia. La concentrazione eccessiva del potere non aumenta la stabilità, produce meno democrazia e aumenta il rischio di avere leggi di bilancio come questa, piena di mance e mancette e del tutto sprovvista di serie misure di giustizia sociale e di sostegno alla crescita e agli investimenti", conclude.
Washington, 23 dic. (Adnkronos) - Ciò che è iniziato come tentativi su piccola scala di sequestrare aiuti all'inizio dell'anno, spesso da parte di abitanti affamati di Gaza, è ora diventato "saccheggio sistematico, tattico, armato, da parte di organizzazioni criminali". Lo scrive il New York Times, citando Georgios Petropoulos, un alto funzionario dell'Onu di stanza nella città meridionale di Rafah. L'agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi, Unrwa, ha dichiarato questo mese che non avrebbe più distribuito aiuti attraverso Kerem Shalom, il principale valico di frontiera tra Israele e la striscia di Gaza meridionale, a causa della mancanza di ordine pubblico.
Da allora centinaia di camion carichi di aiuti umanitari si stanno accumulando al valico, anche perché i gruppi umanitari temono di essere saccheggiati, scrive il giornale americano in un reportage con oltre 20 interviste a funzionari israeliani e delle Nazioni Unite, operatori umanitari, residenti di Gaza e imprenditori palestinesi. La situazione a Gaza è peggiorata dopo che l'esercito israeliano ha invaso Rafah a maggio, cercando di cacciare Hamas da una delle sue ultime roccaforti, rileva il New York Times, che ha anche esaminato promemoria interni delle Nazioni Unite in cui i funzionari discutevano del saccheggio e delle sue conseguenze.
Le forze di sicurezza di Hamas sono fuggite e bande organizzate, senza che nessuno le fermasse, hanno iniziato a intercettare i camion degli aiuti umanitari mentre si dirigevano dal principale valico di frontiera verso la parte meridionale di Gaza. Stanno rubando farina, olio e altre materie prime e le stanno vendendo a prezzi astronomici, affermano gruppi umanitari e residenti. Nella parte meridionale di Gaza, il prezzo di un sacco di farina da 25 chili è salito fino a 220 dollari. Nella parte settentrionale di Gaza, dove ci sono meno interruzioni negli aiuti, lo stesso sacco può costare appena 10 dollari.
Gli operatori umanitari internazionali hanno accusato Israele di ignorare il problema e di consentire ai saccheggiatori di agire impunemente. Le Nazioni Unite non consentono ai soldati israeliani di proteggere i convogli di aiuti, temendo che ciò comprometterebbe la loro neutralità, e i loro funzionari hanno chiesto a Israele di consentire alla polizia di Gaza, che è sotto l'autorità di Hamas, di proteggere i loro convogli.