Investindustrial, che aveva rilevato la società dei villaggi vacanze nel 2016, ha chiesto il concordato preventivo liquidatorio. Nulla di fatto all'incontro con i sindacati al ministero dello Sviluppo
Nessun piano di ristrutturazione per Valtur. L’incontro al ministero dello Sviluppo economico tra i sindacati e il fondo Investindustrial di Andrea Bonomi, che ha rilevato il 90% gruppo nel 2016 per 100 milioni di euro, è finito male. Il gruppo, che l’anno scorso ha accumulato debiti per oltre 70 milioni, intende procedere sulla strada del concordato preventivo liquidatorio attraverso la cessione dei contratti relativi ai singoli villaggi. Già nel 2011 la società, allora gestita dalla famiglia Patti, era finita in amministrazione straordinaria. Nel 2012 era stata ceduta a Orovacanze dell’imprenditore Franjo Ljuljuraj, ancora proprietario del 10 per cento.
Nei villaggi Valtur lavorano “a stagione circa 1.100/1.200 persone in totale e nelle sede di Milano ci sono un centinaio di tour operator e amministrativi”, ricorda Luca De Zolt, membro della Filcams Cgil. “In alcune zone d’Italia si tratta quasi della totalità dell’occupazione turistica”. I rappresentanti del Mise presenti all’incontro “hanno sottolineato la gravità del comportamento dell’azienda, il ministro Carlo Calenda verrà informato e sarà preparata al più presto un’azione, visto che si sta chiudendo la Valtur. Non è stato presentato nessun piano di rilancio, ma solo l’intenzione di uscire dalla partita con meno spese possibili”.
Elena Vanelli dell’ufficio sindacale Fisascat-Cisl nazionale ha aggiunto che non c’è nemmeno “l’intenzione di salvaguardare il marchio e il perimetro aziendale, ma solo quella di limitare i danni facendo uno spezzatino e vendendo i villaggi separatamente a chi li vuole rilevare”. In maniera unitaria i sindacati hanno chiesto che si trovi un imprenditore che investa e compri tutto il perimetro dell’azienda con un’operazione di rilancio.
Secondo Investindustrial, che lo scorso novembre ha ceduto tre villaggi alla Cassa depositi e prestiti per oltre 43 milioni di euro, la strada del concordato prenotativo era l’unica percorribile e non equivale a una chiusura dell’azienda, dovendo sfociare in un piano di ristrutturazione e risanamento che, se approvato, punta a rimettere in piedi il gruppo. Valtur ha chiuso il 2017 con un fatturato di circa 85 milioni e una perdita di 80 milioni, in linea con il risultato del 2016.