Il Capo della Polizia, prefetto Franco Gabrielli, è intervenuto a Roma con le alte cariche dello Stato alla cerimonia di commemorazione della strage di Via Fani, dove il 16 marzo del 1978 un commando delle Brigate rosse rapì il segretario della Dc Aldo Moro e uccise i cinque uomini della scorta
Occorre ricordare chi stava “dalla parte giusta” e chi “dalla parte sbagliata”. Per questo vedere gli ex brigatisti “riproposti in asettici studi televisivi come se stessero discettando della quintessenza della verità rivelata” è “un oltraggio per chi ha dato il sangue e la vita per questo Paese”. Non usa mezzi termini il Capo della Polizia, prefetto Franco Gabrielli, intervenuto a Roma alla cerimonia di commemorazione della strage di Via Fani, dove il 16 marzo del 1978 un commando delle Brigate rosse rapì il segretario della Dc Aldo Moro e uccise i cinque uomini della scorta.
“In questi giorni in cui si sta rievocando, nel quarantennale, la memoria di quei giorni, di quei momenti, abbiamo subito l’oltraggio di vedere dei ‘sottopancia’ nei quali si riporta ‘dirigente della colonna romana delle Brigate rosse’. Io credo che le parole debbano avere un peso e un significato e oggi – ha sottolineato con forza nel corso dell’inaugurazione dei giardini intitolati ai martiri di via Fani – noi dobbiamo ricordare chi stava da una parte e chi stava dall’altra, chi stava dalla parte giusta e ha perduto la vita nel nome di quegli ideali e di quei valori che questi delinquenti immaginavano di poter e di dover sovvertire”.
“Credo che mai come in queste vicende un linguaggio di verità e di chiarezza debba essere fatto. Questi signori, queste signore, erano delinquenti due volte perché non solo uccidevano, rapinavano, privavano agli affetti di mogli, di figli, di padri, di madri, ma cercavano, in una logica di morte, di sovvertire le istituzioni democratiche del Paese. Quelle istituzioni – ha continuato Gabrielli – che nella Resistenza e grazie alla Resistenza questo Paese aveva potuto in qualche modo avere e questi signori pensavano che in nome di quella Resistenza dovevano sovvertire. E allora noi oggi con forza dobbiamo ricordare questi colleghi”.