Secondo il ministro degli Esteri Boris Johnson, è "assolutamente probabile in modo schiacciante" che "sia stata sua la decisione" di usare un agente nervino nelle strade della Gran Bretagna per tentare di uccidere Sergei Skripal. Il portavoce del presidente russo: "Imperdonabile in termini in etichetta diplomatica"
L’escalation di tensione diplomatica innescatasi dopo l’avvelenamento dell’ex spia russa Sergei Skripal arriva a toccare direttamente Vladimir Putin. Per la prima volta dal tentato omicidio del colonnello 66enne, avvenuto a Salisbury lo scorso 4 marzo, il Regno Unito chiama in causa il presidente russo.
Secondo il governo inglese, è “assolutamente probabile in modo schiacciante” che “sia stata sua la decisione” di usare un agente nervino nelle strade della Gran Bretagna. La posizione di Downing Street – che giovedì ha ricevuto il sostegno di Usa, Francia e Germania – è stata espressa dal ministro degli Esteri, Boris Johnson, e ha provocato l’immediata reazione del Cremlino.
“È imperdonabile” accusare personalmente Putin d’essere il responsabile, ha detto il suo portavoce Dmitri Peskov. “Qualsiasi menzione o riferimento al nostro presidente non è altro che scioccante e imperdonabile in termini di etichetta diplomatica“, ha aggiunto Peskov che in mattinata aveva annunciato che le ritorsioni di Mosca all’espulsione di 23 suoi diplomatici da parte di Londra sarebbe certamente arrivate in tempi rapidi.
Johnson ha rimarcato – come già accaduto ieri nella nota congiunta firmata da May, Trump, Macron e Merkel – che l’avvelenamento di Skripal e di sua figlia Yulia ha rappresentato l’uso di “un agente nervino nelle strade della Gran Bretagna, dell’Europa per la prima volta dalla Seconda Guerra Mondiale“.