TOMB RAIDER di Roar Uthaug. Con Alicia Vikander, Dominic West, Walton Goggins. Usa 2018. Durata: 118’. Voto 2,5/5 (DT)
East London. Due colpi di kickboxing e corse sfrenate in bicicletta, la giovane e determinata Lara Croft rifiuta l’immensa eredità economica paterna e prova ad essere indipendente. Poi cambia idea e va alla ricerca del padre, eccentrico avventuriero scomparso sette anni prima su una lontana isola giapponese mentre cercava il segreto della tomba della regina Himiko. Improvvisatasi esploratrice in canottierina verde, dopo mille peripezie e superati apocalittici eventi atmosferici Lara arriva sull’isola di Yamatai, dove il mercante Vogel e la sua ghenga di guardie armate costringe inermi sottoposti locali a far saltare in aria ogni angolo di roccia per scoprire una porta magica. Ghermita e costretta a spostare pietroni, la Croft fugge dal malvagio villain e inizia la fuga risolutrice per salvare il destino non solo suo, ma del mondo intero. Basilare e primigenio film d’avventura che non spinge troppo sugli eccessi VFX, credendo più nell’ondulazione naturale dello script che nell’accelerazione continua dell’action. Al centro del testo il ribaltamento dell’assioma dell’eroina da videogioco che nel 2001 con la Jolie era protagonista matura, palestrata e sparatutto. Mentre la Vikander/Croft staziona tra l’ingenuità adolescenziale di Karate Kid, la perdita di equilibrio sugli strapiombi alla Indiana Jones e l’irruenza arco e frecce di Rambo (e si toglie da sola una scheggia lunga un chilometro conficcata nel ventre). L’urlo strozzato e stridulo originale della Vikander rimarrà negli annali del fetish. Ad ogni modo nulla di cinematograficamente trascendentale.
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