MARIA MADDALENA di Garth Davis, con Rooney Mara, Joaquin Phoenix, Chiwetel Ejofor, Tahar Rahim GB, USA, Australia 2018. Durata: 120’. Voto 2,5/5 (AMP)
Pasqua che passione. E non solo quella – ovvia – di Cristo, protagonista assoluto non solo del mondo cristiano ma anche dell’universo mediatico in corso, con il grande e il piccolo schermo che si riempiono, miracolosamente, della sua opera e figura umana e divina in periodo pre-resurrezione. Hollywood non sta indietro. Il primo biopic su Maria Maddalena è finalmente servito e – notizia delle notizia – si tratta di un film a sfondo femminista, e quindi in trend con il tema corrente di un’emancipazione femminile che si vira a novella protesta su molestie e dintorni. La sventurata figura evangelica ritenuta “prostituta” ab origine dai pontefici fino all’elevazione ad “apostola fra gli apostoli” solo qualche anno fa, è incarnata da un’efficace Rooney Mara il cui punto di vista dirige il film dell’australiano Davis soprelevandosi persino a quello di Gesù, per l’occasione “nutrito” dagli occhi e dal corpo di Phoenix, troppo sopra le righe. Fra i due è passione palpabile ma giammai consumata: in tal senso l’opera è plausibile di benedizione ecclesiastica, con le simpatiche deviazioni di un Pietro black (l’attore britannico Ejofor) e di un Giuda magrebino (il franco-algerino Rahim). La contaminazione global ne gioisce, l’integralismo sicuramente di meno, con un grande punto interrogativo su quanto potrà dirne papa Francesco in uno dei periodi per lui più delicati. Davis si prodiga a lavorare per sottrazione narrativa, introducendo l’elemento dell’acqua quale punto di partenza e di arrivo di tutto, chiara metafora al femminile ma anche all’origine dell’umanità in toto. Un film impossibile da condannare, certamente curioso e “istruttivo” ma lontano dal rimanere nella memoria della cinefilia ancorché religiosamente orientata.