Assicurazioni Generali è la più grande compagnia assicurativa italiana, nonché una delle più grandi al mondo. Ha sedi in oltre 60 Paesi, 430 società e oltre 76 mila dipendenti. Stipula polizze vita, assicura la nostra automobile, forse la nostra casa e magari la nostra attività commerciale. Ma non solo. Generali ci assicura anche i cambiamenti climatici.
Come? Finanziando ed assicurando impianti a combustibili fossili, soprattutto centrali e miniere di carbone, la più inquinante di tutte le fonti energetiche.
Dopo anni di campagne da parte di tante associazioni della società civile, e complici anche le scelte di altri grandissimi gruppi assicurativi (come ad esempio Axa), la compagnia italiana sembra essersi accorta dei drammatici impatti del proprio business ed ha recentemente approvato una cosiddetta “strategia sul cambiamento climatico”.
Una mossa annunciata in risposta al lancio del report Dirty Business della rete Unfriend coal – di cui fanno parte anche Greenpeace e Re:Common – ma che non ci pare affatto sufficiente, proprio alla luce di quanto dichiarato da un portavoce della stessa compagnia, ovvero che “Generali considera molto importante il tema della protezione dell’ambiente”. Ecco infatti cosa prevede questa strategia.
Iniziamo dal settore assicurativo. Generali fornisce copertura ad alcune delle più inquinanti miniere e centrali di carbone d’Europa, e non ha alcuna intenzione di smettere. Come si legge nella strategia, infatti, “rispetto alle attività carbonifere il Gruppo proseguirà nella politica di minima esposizione assicurativa”. In pratica, Generali continua a ritenere queste sue attività finanziarie come quasi marginali e per questo continuerà ad assicurare, in consorzio con altri gruppi come Allianz e Munich RE, sia le centrali che le miniere di carbone. E rinnoverà i contratti che nel frattempo arriveranno a naturale scadenza.
Una scelta decisamente incoerente, visto che il Leone di Trieste afferma che questa sia una “strategia sul cambiamento climatico”. Come scrive anche il Financial Times: “Ha poco senso adottare una policy di disinvestimento (dai combustibili fossili) se non si cambiano anche le pratiche assicurative”.
Passiamo al settore degli investimenti, in cui Generali ha ufficializzato la propria volontà di disinvestire 2 miliardi di euro dal settore del carbone. Ottima notizia. Ma ci sono delle eccezioni, si legge, per “quei Paesi dove la produzione di energia elettrica e per il riscaldamento sono ancora dipendenti, senza alternative significative nel medio periodo, dal carbone”.
Traduzione: il maggiore gruppo assicurativo d’Italia continuerà ad investire sicuramente nel carbone in Polonia, il Paese in Europa con i più grandi piani di espansione relativi a questa fonte fossile. E poco importa che questi investimenti rappresentino lo 0,02% del totale degli investimenti del gruppo assicurativo, quel che conta sono gli impatti. Stiamo parlando, ad esempio, del secondo impianto più grande d’Europa (Kozienice), di una miniera di lignite a cielo aperto che inquina l’acqua di oltre 30mila persone e che rimarrà aperta fino al 2044 (Turow) e del raddoppio di una centrale che già oggi emette oltre 5,8 milioni di tonnellate di CO2 (Opole).
Gli impatti di questa clausola di esclusione arrivano direttamente nelle nostre case. Il carbone polacco è infatti responsabile di 5830 morti premature stimate ogni anno in Europa, di cui oltre 400 anche in Italia (il secondo Paese più colpito dopo la Germania). Ed il fatto che si stia parlando di uno 0,02% degli investimenti altro non è che un’aggravante: se l’importo è così basso, dovrebbe essere molto semplice rinunciarvi.
Per tutte queste ragioni abbiamo lanciato una petizione con la richiesta a Generali di abbandonare il carbone, senza alcuna eccezione. In meno di 7 giorni oltre 20 mila persone hanno scritto a Philippe Donnet, Group Ceo della compagnia, per chiedergli di fare di Generali un’azienda davvero leader nella battaglia contro i cambiamenti climatici. E di smettere di assicurare a tutti noi un futuro nero come il carbone.
Per ora Generali ha fatto un primo passo, troppo corto, ma è ancora in tempo per fare qualcosa di grande e concreto per il futuro di tutti noi e del Pianeta. Noi continueremo a fare di tutto affinché Generali e tutte le altre grandi compagnie del settore non ci assicurino un futuro di disastri climatici.