C’è poco da dire, onore al Pd e soprattutto ai suoi notabili locali per lo spettacolo che ci stanno offrendo. Perché uno vede i risultati la sera del 4 marzo e pensa che siamo di fronte alla catastrofe politica della sinistra, ma poi si deve subito ricredere. Va a Salerno e, come informano le cronache cittadine, si accorge che in un “accorsato” locale Piero De Luca festeggia.
Brinda, sorride, riceve strette di mano, per rendergli omaggio fanno la fila signore ben agghindate per l’occasione, vecchi arnesi del sottobosco politico con la panza, giovani rampanti stretti nelle loro giacchette firmate, signorine tacco dodici. E lui ride e promette.
Forte della sua bocciatura a Salerno, il regno di papà Vincenzo, sindaco eterno ed ora traballante governatore della Campania, dove nonostante una campagna elettorale degna di un oligarca russo, le macchine amministrative di Comune e Regione, la mobilitazione di assessori, consiglieri, direttori di servizi, boss della sanità, uscieri e trombettieri, è arrivato terzo. Schiacciato dai grillini, mortificato da un candidato di Giorgia Meloni. L’ha miracolato Caserta, la Terra di Lavoro (quello degli altri), ed ora ha già pronta la valigia per Roma. Così voleva papà e così è stato.
La dinastia continua, sulle macerie della sinistra, ma continua. Del resto chi, nel Pd campano può obiettare qualcosa ai De Luca e a Vincenzo in primo luogo. Il partito è in preda ai tremori di un 8 settembre da burletta. Hanno fatto l’assemblea per analizzare il voto ed è finita “a mazzate”, come dicono dalle parti delle Chiancarelle. E’ intervenuta la polizia per sedare gli animi, ma il dibattitto ha raggiunto lo stesso livelli di analisi altissimi. “Si na chiavica”, “omme ‘e niente non ti permettere”, l’eloquio dei dirigenti ha toccato vertici irraggiungibili.
E allora basta, diamo un consiglio al Pd: non vi arrovellate in asfissianti riunioni di analisi del voto, le ragioni della vostra sconfitta sono tutte magistralmente sintetizzate nelle foto del party del De Luca onorevole ripescato. In quella insana allegria, in quelle facce stupidamente allegre, dentro quella antropologia da sistema di potere morente, vanno ricercati i perché del disastro storico della sinistra. Sinistra che sarà molto faticoso ricostruire, ma toccherà ad altri farlo. A quelli che non vanno ai party. E hanno poco da ridere.