Violazione della Legge Anselmi: 6 anni e 6 mesi al faccendiere. Assolto ex senatore di Fi, giudicato colpevole di un altro reato all'interno dello stesso processo. Due anni all’ex presidente di Cassazione Vincenzo Carbone per abuso d’ufficio. Flavio Carboni: "Non ho mai fatto nulla di illecito o di immorale"
“La P3 fu un’associazione segreta“. La prima verità processuale sulla loggia è arrivata da Roma, dove al termine del procedimento di primo grado i giudici della IX. sezione penale hanno condannato a sei anni e sei mesi il faccendiere Flavio Carboni – l’uomo d’affari condannato per il crack del Banco Ambrosiano di Roberto Calvi, e imputato ma assolto per l’omicidio del banchiere – e a quattro anni e nove mesi Arcangelo Martino. L’ex senatore di Forza Italia Denis Verdini, invece, è stato assolto dall’accusa di far parte dell’associazione, ma condannato a un anno e tre mesi (e a pagare una multa di 600mila euro) per il solo finanziamento illecito al partito, per lui la procura aveva chiesto una pena a 4 anni.
Otto condanne per violazione legge Anselmi e altri reati
In tutto sono state otto le condanne. Per i reati non legati all’associazione per delinquere condannato a 10 mesi per diffamazione e violenza privata per l’ex sottosegretario all’Economia, Nicola Cosentino. Inflitti due anni all’ex presidente della Cassazione, Vincenzo Carbone, per il reato di abuso d’ufficio. Per le altre posizioni i giudici hanno riconosciuto una serie di prescrizioni tra cui quella dell’ex governatore della Sardegna, Ugo Cappellacci. Diciotto, invece, le persone finite a processo nel 2013. Il procuratore aggiunto Rodolfo Sabelli e il pm Mario Palazzi avevano chiesto diciotto condanne, tra le quali quella a nove anni e sei mesi di carcere per Carboni, quattro anni per Verdini, otto per Martino e otto anche per l’ex giudice tributarista Pasquale Lombardi, deceduto la scorsa settimana. Erano loro, secondo gli inquirenti, i principali artefici dell’associazione segreta costituita in violazione della Legge Anselmi.
La maggior parte dei reati prescritti
Al gruppo veniva attribuita “la realizzazione di una serie indeterminata di delitti di corruzione, abuso d’ufficio, illecito finanziamento dei partiti, diffamazione e violenze private”. Ma la maggior parte dei reati in questione sono oggi prescritti. Obiettivo della P3, secondo le accuse, era quello, “di condizionare il funzionamento degli organi costituzionali, nonché di apparati della pubblica amministrazione dello Stato e degli enti locali, con l’obiettivo di rafforzare sia la propria capacità di penetrazione negli apparati medesimi mediante il collocamento, in posizioni di rilievo, di persone a sé gradite, sia il proprio potere di influenza, sia la propria forza economico finanziaria”. Tra i presunti promotori del gruppo anche l’ex senatore di Forza Italia Marcello Dell’Utri il cui procedimento venne stralciato ed è ancora in corso.
Nella sentenza che ha riconosciuto l’esistenza di una associazione a delinquere con violazione della legge Anselmi sulle società segrete, i giudici, nel filone che riguardava l’eolico in Sardegna, hanno condannato per corruzione l’ex presidente Arpa Sardegna, Ignazio Farris ad un anno e dieci mesi. Stessa condanna per il presidente del consorzio Tea, Pinello Cossu. Nell’ambito del filone sulla diffamazione all’ex presidente della Regione Campania, Stefano Caldoro, condannato a 10 mesi l’ex assessore regionale e sindaco di Pontecagnano Ernesto Sica. Per lui e l’ex sottosegretario Nicola Cosentino i giudici hanno disposto un risarcimento simbolico in favore di Caldoro, che si era costituito parte civile, di un euro. Accuse cadute, sia per prescrizione che per assoluzione piena, nei confronti dell’ex coordinatore toscano di Forza Italia Massimo Parisi e del direttore Unicredit di Iglesias Stefano Porcu.
La Procura contestava tentativi di influenzare Consulta e Cassazione
Quanfo fu chiusa l’inchiesta con la richiesta del rinvio a giudizio l’accusa contestò ai presunti membri della cosiddetta P3 un’attività per “influenzare la decisione della Consulta nel giudizio sul cosiddetto lodo Alfano“. Inoltre, secondo l’accusa, sarebbero intervenuti “ripetutamente sul Csm (Consiglio superiore della magistratura,ndr) per indirizzare la scelta dei candidati e incarichi direttivi (presidente della Corte di appello di Milano e Salerno, procuratore della repubblica di Isernia e Nocera Inferiore) “nonché sulla Cassazione per “favorire una conclusione favorevole alla parte privata di cause pendenti sia di natura civile (Lodo Mondadori) che penale (ricorso contro la misura cautelare disposta dalla magistratura napoletana nei confronti dell’onorevole Nicola Cosentino)”.
Carboni: “Sentenza ingiusta e disinformata”
“Francamente devo ancora capire cosa significa questa associazione segreta. C’era un bel numero di magistrati e giornalisti – dice Flavio Caraboni al fattoquotidiano.it che si dichiara totalmente estraneo alle accuse – Cosa avrei complottato non lo so ancora. Anche per quanto riguarda i miei complici. Cosa avrei dovuto fare con un presidente di Cassazione. Questa condanna me la devono spiegare dall’accusa, è una sentenza ingiusta e diciamo disinformata. È vero che tutti, dopo una condanna, si dichiarano innocenti ma io non ho fatto mai nulla di illecito né di immorale. Mi difenderò nelle sedi giuste, sono fiducioso. Anche per quanto riguarda la P2 vorrei dire che non sono mai stato affiliato e non ho mai conosciuto Licio Gelli, anche se tutti lo scrivono e ormai rinuncio a fare querela”