Secondo il procuratore Francesco Lo Voi, l’aggiunto Sergio Demontis e i sostituti Pierangelo Padova ed Enrico Bologna, quando era amministratore unico della società a capitale pubblico che gestisce i servizi informatici della Regione siciliana, l'ex pm ha percepito indebitamente rimborsi di viaggio per 17 mila euro e si sarebbe liquidato un’indennità di risultato sproporzionata rispetto agli utili realizzati dalla società: 117 mila euro
Rimborsi per spese di vitto e compensi non dovuti: oltre 150mila euro sono stati sequestrati dalla Guardia di Finanza all’ex pm di Palermo, Antonio Ingroia. Il gip del tribunale palermitano ha disposto la misura nell’ambito dell’inchiesta sulla Sicilia e-servizi, in cui l’ex magistrato è indagato per peculato dallo scorso dicembre.
Secondo il procuratore Francesco Lo Voi, l’aggiunto Sergio Demontis e i sostituti Pierangelo Padova ed Enrico Bologna, quando era amministratore unico della società a capitale pubblico che gestisce i servizi informatici della Regione siciliana, Ingroia ha percepito indebitamente rimborsi di viaggio per 34mila euro e si sarebbe liquidato un’indennità di risultato sproporzionata rispetto agli utili realizzati dalla società: 117 mila euro.
Lo scorso dicembre, in un altro filone d’indagine, i finanzieri avevano acquisito documenti per verificare se Ingroia – che cinque anni fa ricevette l’incarico di guidare la società a partecipazione regionale dall’ex governatore Rosario Crocetta – lo scorso novembre abbia percepito compensi non dovuti. Quella contestazione riguarda il 2017, mentre il sequestro fa riferimento al triennio 2014-2016. A marzo, interrogato sul primo fascicolo, l’ex magistrato (che ora svolge la professione di avvocato), si era difeso sostenendo che i suoi compensi rientravano nei limiti previsti dalla legge.
Ingroia, che ora esercita la professione di avvocato e vive a Roma, si sarebbe, inoltre, indebitamente appropriato di ulteriori 34mila euro, a titolo di rimborso spese sostenute per vitto e alloggio nel 2014 e nel 2015, in occasione delle trasferte a Palermo per svolgere le funzioni di amministratore, nonostante la normativa nazionale e regionale, chiarita da una circolare dell’Assessorato regionale dell’Economia, consentisse agli amministratori di società partecipate residenti fuori sede l’esclusivo rimborso delle spese di viaggio. L’ex pm, sostengono i magistrati, aveva adottato un regolamento interno alla società che consentiva tale ulteriore indebito rimborso.