Politica

Pd, da Martina a Cuperlo e Orlando: “Lega-M5s? Pericolosi”. Ma aprono a esecutivo di scopo: “Se lo chiede il Colle”

Il reggente dem: “No a esecutivo con i 5 stelle. Contrattaccheremo. Trattare con Leu? No a chi dà lezioni”. Il guardasigilli e il ministro dello Sviluppo Economico: "Se ci fosse un appello del Presidente della Repubblica a un Governo insieme a tutti gli altri, allora sarebbe un altro paio di maniche"

Un governo con la Lega e il Movimento 5 stelle? Per tutti o quasi sarebbe pericoloso. Al contrario, però, se a chiederlo dovesse essere il Quirinale sarebbero pronti a sostenere un governo a larghe, anzi larghissime intese. E cioè anche con il Movimento 5 stelle e la Lega. Dà un indirizzo tutt’altro che netto l’assemblea di Sinistra Dem voluta da Gianni Cuperlo. È la prima uscita pubblica di Maurizio Martina come reggente dopo la direzione di lunedì scorso, ma anche la prima occasione per il Pd per parlare della sconfitta delle politiche. E invece di autoanalisi c’è poco, molto poco all’assemblea della corrente di sinistra dei dem.

Al contrario il ministro dell’Agricoltura interviene per sbarrare la strada proprio alla sinitra, cioè ai transfughi di Liberi e Uguali. “Dobbiamo aprire un percorso per un centrosinistra plurale e aperto, ma aprire a chi è uscito dal Pd a sinistra e ora dice l’avevamo detto...francamente anche no“, dice Martina, prima di attaccare le due forze uscite vincitrici dalle urne. “Se pensano di fare ora il secondo punto della campagna elettorale, noi non ci staremo – sono le parole del reggente – Anche io penso che un governo M5S-Lega sia pericoloso. Sono d’accordo con Cuperlo: il 4 marzo ci ha consegnato l’opposizione ma guai all’Aventino. Non ci tireremo indietro dal confronto e non aspetteremo che siano solo le forze che hanno vinto il 4 a fare le loro mosse”.

A parlare di un Pd all’opposizione sono da giorni praticamente tutti i big dem. E anche Cuperlo, aprendo il suo intervento aveva definito l’opposizione come “un dato oggettivo, non vedo le condizioni per un accordo con chi ha vinto ma io lo temo un governo sovranista. Io non farei il tifo per una soluzione dannosa come M5s-Lega“. L’ipotesi di un esecutivo guidato dai partiti di Matteo Salvini e Luigi Di Maio spaventa anche Andrea Orlando. “Un esecutivo M5S-Lega è un governo che può danneggiare il Paese”, dice il guardasigilli. E dunque? Cosa intende fare il Pd per frenare la nascita di una maggioranza che considera addirittura pericolosa? Cuperlo è per la linea dell’attesa. “Se ci fossero per il governo vari tentativi a vuoto, un appello dal Colle a un governo condiviso con tutti i partiti verso un approdo, la legge elettorale, regole diverse e poi nuove elezioni, penso che noi non dovremmo restare sull’Aventino”, dice il deputato non ricandidato. Quasi lo stesso concetto espresso da Orlando che però riesce a essere ancora più diplomatico del già educatissimo Cuperlo: “Il problema ora, rimesso anche alla saggezza del Capo dello Stato, è costruire una soluzione che tenga conto delle spinte emerse dal voto e le temperi in qualche modo”.

Alla fine a dire le cose in modo più chiaro è quello che fa politica da meno tempo di tutti gli altri: e cioè il ministro Carlo Calenda, solo da qualche giorno iscritto al Pd. “Aventino? Penso che M5s e Lega abbiano una somiglianza di vedute e abbiano molti punti del programma in comune. Se devono fare un governo, lo facciano. Normalmente quando uno vince le elezioni vuole andare a governare. Penso che la linea di Martina, che poi è anche quella di Cuperlo, sia condivisibile“, dice il ministro dello Sviluppo Economico prima di aprire a sua volta a un governo di scopo: “Se poi ci fosse un appello del Presidente della Repubblica a un Governo insieme a tutti gli altri, allora sarebbe un altro paio di maniche. Ma non è questa la fase, è presto per parlarne. Io penso che M5s e Pd non debbano stare insieme in un governo politico, se poi ci sarà un appello del Presidente Mattarella a tutti allora sarà un altro discorso”.

Insomma i dem ancora una volta buttano la palla in tribuna e si appellano all’arbitro Mattarella per sciogliere il nodo dell’appoggio a un eventuale esecutivo. Per il resto dall’assemblea di Sinistra Dem esce poco o altro. Orlando chiede rispetto per i vincitori dopo che lui stesso li ha appena definiti pericolosi: “Attenzione a dire hanno vinto gli incolti e gli imbecilli ora mettiamoli alla prova e falliranno e quindi torneranno a votare per noì: è un errore che non possiamo permetterci di fare, innanzitutto perché sarebbe un azzardo forte dire che sono estremisti il 50% degli italiani”, dice il guardasigilli. Che poi prova ad attaccare il grande assente, cioè Matteo Renzi. “Dobbiamo riflettere sugli elementi di nepotismo e clientelismo che hanno caratterizzato il nostro partito, riconoscendoli, e dobbiamo ridimensionare tutti gli ego. In questa sala si è consumato un capitolo buio, noi chiediamo che passaggi come quelli non si possano più determinare, perché il pluralismo è stato sacrificato nelle liste come tutti coloro che avevano disturbato il manovratore“, dice il ministro della Giustizia, tirando in ballo l’ex segretario  senza citarlo mai anche sul fronte del no al sostegno di un governo pentastellato. “Dobbiamo motivare il fatto che non è possibile produrre una alleanza politica con Lega e M5s perché sarebbe impossibile realizzare gli impegni presi con gli elettori, così togliamo via l’aspetto che non facciamo alleanze con chi ci ha insultato, una cosa che va bene per l’asilo. Abbiamo fatto un’alleanza con il centrodestra dopo una campagna elettorale durante la quale non ci siamo scambiati fiori”, dice riferendosi al 2013.

L’ex capogruppo al Senato, Luigi Zanda, invece apre a sinistra. “Mi sembra che il dato emerso oggi e, che io condivido da tempo, è la necessità di ricostruire la comunità del centrosinistra, che significa un grande lavoro insieme e un’attenzione tra di noi, oltre a un elemento di cui c’è grande bisogno in generale in tutto l’Occidente: riprendiamo una vista lunga”, dice quello che è considerato tra i dem più vicini a Sergio Mattarella. Praticamente un’apertura a LeU arrivata pochi attimi dopo la chiusura netta di Martina. Come dire: il Pd non stia vivendo il suo momento migliore. Ipotesi per il futuro? Calenda è costretto a tirare via un’altra volta il suo nome dal toto segretario: “Ma che prendere in mano il partito…Sono arrivato l’altro ieri, conosco metà delle persone che sono qui dentro. Queste cose si fanno seriamente: una delle ragioni per cui uno poi viene sconfitto è che fa le cose in modo poco serio, io cerco di non farlo”.