Mi manca ancora il fiato dopo i risultati del 4 marzo. Ma cerco di tornare a respirare. I programmi dei vincitori cambiano molto il quadro e mi riferisco in particolare a quello della Lega che non fa presagire cose molto buone per chi come i rom e i sinti sono stati a lungo oggetto di campagne d’odio, insieme con immigrati e musulmani. Immagino anche i sorrisi compiaciuti dei miei “estimatori” sul blog.

Ma non sono preoccupata tanto per questo quanto perché non si rompa il filo che in questi ultimi tempi ha legato le comunità rom e sinti in un’azione comune grazie anche all’iniziativa dell’Unar, l’ufficio governativo che si deve occupare di contrastare le manifestazioni di odio razziale. Non c’è solo la preoccupazione per un possibile governo guidato di chi fomenta l’odio e strumentalizza il rancore sociale, c’è anche il fatto che la Strategia nazionale per l’inclusione dei rom sinti e caminanti scade nel 2020 e che in mezzo ci saranno le elezioni europee che possono cambiare profondamente l’orientamento del parlamento e della commissione europea.

Quindi tempi duri per rom e per i “diversi” vari. Allora che fare? Che speranza coltivare?

La cosa da fare in questa situazione, per quanto ci riguarda più da vicino, secondo me è trovare ragioni e motivi più forti e convincenti per rafforzare l’unità tra le comunità rom e sinti. Una unità che nel passato non ha dato sempre buoni risultati. Mi ricordo ancora bene come abbiamo affrontato in ordine sparso la cosiddetta “emergenza rom”. Ora trovarci uniti ci aiuta, in una situazione anche più difficile, ad affrontare insieme i problemi a livello locale e nazionale e a trovare azioni e proposte sia per contrastare la discriminazione, sia per favorire l’inclusione sociale a cominciare dai punti più critici come la condizione di rom e sinti nei cosiddetti campi.

In questo percorso è fondamentale che la voce di rom e sinti venga ascoltata, non solo perché è giusto come per ogni altra comunità, ma soprattutto perché solo con il diretto coinvolgimento delle comunità si possono risolvere davvero i problemi. Gli esempi sono tanti, ma mi limito a citare la situazione di Roma, dove la soluzione della questione campi è stata affidata a “esperti” che senza consultare le comunità rom hanno prodotto piani, che non solo costano tanto ma soprattutto non risolvono i problemi: vedere la vicenda di Camping River, le cui 600 persone dovevano andarsene mesi fa con un sostegno economico per la casa e oggi sono tutte ancora lì.

Quindi chiediamo alle amministrazioni e alle istituzioni pubbliche di risparmiare sugli “esperti” e di investire su un confronto e su progetti costruiti insieme con le comunità: costa meno ed è in grado di offrire proposte concrete credibili perché frutto del punto di vista delle persone interessate e coinvolte. Da questo punto di vista molto importante è il ruolo che può svolgere il Forum Rom Sinti e Caminanti istituito dall’Unar nell’ambito della Piattaforma nazionale Rom Sinti e Caminanti.

E qui vengo alla speranza. L’Unar è stato per anni un punto di riferimento, purtroppo non sempre in grado di funzionare al meglio, così come la Strategia nazionale che indicava gli assi di intervento – lavoro, casa, scuola, salute – per realizzare azioni di inclusione e che, come dicevo, scade nel 2020 e finora non ha prodotto risultati concreti. Tutto questo vuol dire che la situazione di rom e sinti in Italia è rimasta la stessa, anzi si può dire che proprio la mancanza di interventi l’ha resa ancora più debole.

Sarà possibile in questi due anni e in questo nuovo quadro politico cambiare qualcosa in meglio o dobbiamo rassegnarci al peggio?

Contiamo almeno sull’unità delle nostre associazioni e sull’azione di ascolto e di intervento da parte di Unar. L’ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali dovrebbe aver superato le difficoltà causate dal vuoto di direzione con la nomina a coordinatore di Luigi Manconi, che è stato nella passata legislatura presidente della Commissione straordinaria per la tutela e la promozione dei diritti umani.

Proviamo, nel tempo rimasto, a costruire insieme le condizioni non per risolvere tutti i problemi ma almeno per non fare passi indietro e definire due-tre cose che offrano alle amministrazioni locali strumenti per azioni positive. E chi sa mai che chi ha fomentato l’odio nei nostri confronti se va al governo non trovi più utile per tutti cercare soluzioni ai problemi anziché strumentalizzarli.

Per finire una ricetta tradizionale “zingara” per l’amore contro l’odio:

Cuoci farina di semi di lino
con miele e un fico spezzettato.
Aggiungi pepe abbondante: chi la mangia
proverà voglia d’amore.

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