Le province viaggiano ancora in auto blu. Dovevano essere “abolite” ma ne hanno a disposizione ancora 1.329 e più, perché cinque enti si permettono anche il lusso di non inviare i dati sul parco auto in loro possesso. Mentre il “passaggio di competenze dalle Amministrazioni provinciali alle Regioni è all’origine dell’incremento nel numero di auto dichiarate da queste ultime che hanno preso in carico anche la relativa dotazione di auto”. Insomma, escono dal garage ma entrare nell’altro.
Ma c’è di peggio: a distanza di quattro anni dalla prima vera crociata contro il simbolo di tutti gli sprechi gli acquisti tornano a crescere in alcuni settori della pubblica amministrazione. Con in testa i comuni, che sempre piangono la mancanza di soldi: +703 vetture sul 2016. Seguiti appunto da regioni e province che passano da 1.624 auto nel 2016 a 1.736 nel 2017: mettendo a segno un bel +112.
REGIONI E PROVINCE AUTONOME | 1.624 | 1.736 | 980 | 756 | 97,7% | 93,8% | +112 |
Sono due dati sorprendenti del censimento 2017 sulle famigerate auto blu reso noto oggi dal Ministero della Funzione pubblica, con elaborazione dati del Formez Pa (qui il dettaglio). Si tratta della terza indagine da quando, anno 2014, è partito il censimento obbligatorio a fini conoscitivi e di razionalizzazione dello storico spreco che tante pagine di cronaca e di indignazione ha regalato, ultimo in ordine di tempo il caso del giudice della Corte Costituzionale Niccolò Zanon che si è dimesso (dimissioni respinte) una volta che si è scoperto che a usare l’auto blu con autista e buoni benzina era la moglie (da sempre la Consulta e gli altri organi costituzionali sfuggono a qualsiasi riduzione imposta per legge).
Il dato complessivo dice che nell’ultimo anno si è passati da 29.969 auto a disposizione a 29.195, questo quando hanno risposto all’appello 6.884 amministrazioni. Ne mancano all’appello oltre 3mila (3.280). Si contano dunque 774 auto blu in meno rispetto alla rilevazione 2016, e il dato è positivo perché si è ampliata la base di computo: non il 59 ma il 68% delle amministrazioni hanno risposto. Il grasso con le gomme è calato significativamente nelle province e città metropolitane (-195) e nelle Asl che si sono liberate di ben 2mila vetture per le quali però il calo sembra dovuto a una ‘ripulitura dei dati’, visto che – spiega lo stesso ministero – l’anno prima erano state inserite vetture non classificabili come auto blu essendo dedicate a servizi sanitari.
C’è poi chi sfora di poco, come nei ministeri, dove su 14, considerando anche la presidenza del Consiglio, sforano il tetto Infrastrutture e Trasporti (7) e Affari esteri (9). L’avanzo è invece più consistente per l’Agenzia delle Entrate (25 in uso non esclusivo con autista). E allora, perché il saldo si ferma a meno di mille riduzioni? Perché nel frattempo si assiste, incredibilmente, alla ripresa degli acquisti.
Sono aumentate nelle amministrazioni statali (+3), nelle agenzie fiscali (+14, ma c’è stata ma new entry della Riscossione), nei Comuni (+703, per la maggiore adesione al monitoraggio) e nelle Regioni (+112, come conseguenza del passaggio delle competenze provinciali). D’altra parte i paletti, imposti dal decreto del 2015, sul numero di macchine riguardano lo Stato, non il territorio, e non tutte le vetture ma quelle con autista. La regola, infatti, vuole che nella amministrazioni centrali le auto di servizio con autista siano massimo cinque. Può esserne poi assegnata un’ulteriore al premier e ai ministri.
Tra le città che hanno più vetture con autista a disposizione (sia in uso esclusivo che non) c’è Roma, con 124 (139 considerando anche quelle senza autista), seguono a distanza Messina con 25 (56 in tutto), Palermo con 24 (33 in totale) e poi a pari merito con 17 Milano (21 nel complesso), Napoli e Oristano. Dopo vengono altri Comuni del Sud (come Bari, Brindisi e Catania). Se si fa invece caso al numero complessivo delle auto, quindi anche a quelle senza autista (per cui pero’ il limite non c’è neppure nella P.A centrale) a svettare è Torino con 233 auto; mentre a 109 si ferma Firenze.
Certo il dato e la dicitura stessa “province” ha tutto il sapore della beffa, a distanza di quattro anni dal famoso decreto Del Rio che le doveva – se non abolire – svuotare di funzioni fino all’osso. A fare bene i conti si scopre che il dato è perfino aumentato: l’anno scorso le auto blu “provinciali” censite erano 1291, quest’anno sono 1.329. Risultato contabile della somma di amministrazioni che entrano nel censimento per la prima volta (Cagliari con 51 auto, Benevento con 10…) e di alcune come Alessandria, Lucca, Lecce, Rieti e Vibo Valentia che invece non hanno comunicato i loro dati, la cui mancanza contribuisce contabilmente (ma non virtuosamente) ad abbassare il totale.