Premetto una cosa: non guardo Ballando con le stelle. Se è per questo guardo pochissima televisione, anche perché ciò che passano per le nostre emittenti non incontra il mio gusto e mi rendo conto che questo è un problema solo mio. Diventa un problema più ad ampio spettro quando la tv propone al grande pubblico esempi di discriminazione basati su pregiudizi di genere. Per tale ragione sono rimasto molto incuriosito quando, sabato sera, tra le bacheche di amici e amiche ho letto un sincero scandalo per quanto avvenuto nello show condotto da Milly Carlucci.
Riporto, a tale proposito, il commento (più o meno a caldo) scritto da Caterina Coppola – la direttrice di Gaypost.it – su quanto accaduto: «La cosa raccapricciante» si legge «succede in trasmissione quando uno dei giudici, Ivan Zazzaroni, si rifiuta di votare la coppia perché “l’estetica del ballo è uomo-donna”. Ed è subito fan club delle sorelle Kessler». Peccato che tale “estetica” non abbia nessun presupposto, storico o culturale, assoluto visto che il ballo tra persone dello stesso sesso è ampiamente documentato. Si pensi al tango. In altre parole, l’essere umano è stato dotato di strumenti, visivi e culturali, per abituarsi al fatto che individui di sesso maschile possano ballare insieme. Ma la tragedia continua.
Infatti, leggendo ancora, si scatena «una polemica che non finisce più. Fabio Canino, per protesta contro questa immane cretinata, dà il massimo dei voti. Ma non è finita. Selvaggia Lucarelli sostiene che è scampato il “rischio macchietta”, ma che Ciacci (Giovanni, il concorrente non professionista) dovrebbe evitare tutto ciò che è di troppo per migliorare le cose, alludendo all’abito. Sapete com’è vestito? Di nero, con una giacca nera glitterata. Ah, ve l’ho detto che è una gara di ballo e non un concorso in magistratura?» E potrei anche sorvolare sull’esigenza dell’esimia opinionista di pretendere un comportamento più esemplare (non richiesto agli altri concorrenti) da chi viene percepito come eccezione, ma non lo farò.
Perché quello che emerge, insomma, è un quadro in cui il binomio “uomo-uomo” è eccezione, a prescindere dalle implicazioni che ciò può portare con sé. Per capirci fino in fondo: uno dei due ballerini della coppia, Raimondo Todaro, non è gay. Ma quel binomio è descritto ugualmente come corpo estraneo, bizzarria da evitare. Questo il messaggio che arriva al grande pubblico. Quello che paga il canone e all’interno del quale esiste una fetta che in quella coppia si riconosce e che quindi meriterebbe di essere rappresentata. E attenzione: non voglio parlare solo di coppie omosessuali, a cui il pensiero va subito, ma di tutti quei soggetti che vogliono sfuggire agli stereotipi di genere e per cui uomo-uomo (ma anche donna-donna) può (e deve) avere il suo riconoscimento “estetico”.
Per questo si può credere a Zazzaroni quando si sfoga dicendo che il suo comportamento non aveva motivazioni omofobiche. Lo si può accusare, semmai, di un eccesso di rigidità rispetto alle aspettative di genere. Ma siccome l’omofobia – come qualsiasi altro comportamento stigmatizzante – non è solo uno schiaffo dato coscientemente, un’aggressione che rivendica la sua natura o una discriminazione che riconosce i destinatari della sua azione, ma può essere atteggiamento inconscio o non immediatamente individuabile, le parole del giudice di gara e il suo comportamento rischiano di alimentare certi sentimenti.
Dalla tv di Stato dobbiamo esigere un comportamento più esemplare, in tal senso. Se poi Zazzaroni non è capace di accettare i cambiamenti del presente, può benissimo abbandonare la trasmissione e lasciare il posto a chi affronta con serenità maggiore la vita vera: quella dove esistono coppie di uomini o di donne che si amano, fanno sesso tra loro o che – più banalmente, come nel caso di Ciacci e Todaro – decidono di ballare insieme e basta per il semplice gusto di farlo.