C’è il video con lo scambio della mazzetta, ma anche i lavori di ristrutturazione, tinteggiatura, pulizia e falegnameria nelle sue proprietà, oltre ai buoni carburante e ad altri favori personali. Sono i primi punti fermi dell’inchiesta per corruzione negli appalti per i lavori all’ospedale di Bolzano condotta dalla Procura del capoluogo altoatesino e che ha portato agli arresti domiciliari per il direttore reggente pro tempore (dal dicembre 2015 all’ottobre 2017) dell’Ufficio edilizia dello stesso ospedale. In tutto sono undici gli indagati a cui vengono contestati a vario titolo reati che vanno dalla corruzione alla truffa.
La Guardia di Finanza ha eseguito questa mattina il provvedimento di custodia cautelare emesso dal gip e le misure di divieto temporaneo dell’esercizio dell’attività d’impresa a carico di sei titolari di aziende con sede a Bolzano. Le sei aziende si sono aggiudicate appalti per lavori, servizi e forniture effettuati nell’ospedale del capoluogo per gli importi cosiddetti “sottosoglia”, vale a dire entro il limite di 40mila euro, superato il quale scattano procedure maggiormente vincolanti. Ad avere in mano la gestione, la predisposizione e l’affidamento di queste procedure d’appalto era appunto il direttore generale dell’Ufficio edilizia, Marco Facchini, su cui si sono fin da subito concentrate le indagini, cominciate nel marzo 2017. Gli approfondimenti svolti dai finanzieri, anche attraverso numerose perquisizioni nell’abitazione del direttore, nell’ospedale e in alcune aziende coinvolte, hanno consentito di rilevare come 25 delle 120 procedure di affidamento analizzate presentassero rilevanti profili d’illiceità.
Dall’attività di indagine è emerso come, almeno in un caso, il direttore abbia persino studiato un metodo per mantenere la soglia degli appalti sotto il limite dei 40mila euro. In particolare, secondo quanto raccolto dagli investigatori, ha fatto risultare una parte dell’opera come acquisto diretto da parte dell’ospedale e, in concorso con il titolare di un’impresa risultata poi aggiudicataria, ha frazionato artificiosamente l’appalto e simulato indagini di mercato che coinvolgevano diverse aziende, per la maggior parte compiacenti, che si rendevano disponibili a inviare preventivi di comodo. Il direttore avrebbe poi favorito in più occasioni lo stesso imprenditore, violando quindi il principio di rotazione previsto dall’art. 36 del “Codice dei contratti pubblici”.
In altre occasioni invece, il titolare dell’Ufficio edilizia dell’ospedale di Bolzano, secondo le indagini, ha consentito ad alcune imprese che si sono aggiudicate gli appalti di emettere fatture con importi maggiorati, supportate da dati falsi riguardanti l’esecuzione dei lavori. In cambio, il direttore chiedeva vantaggi per sé: ci sono innanzitutto le mazzette, come la busta con i contanti ripresa dalle telecamere della Guardia di Finanza di Bolzano. Ma sono emersi anche altri favori personali: lavori di ristrutturazione edilizia sulle sue proprietà private, lavori di tinteggiatura, lavori di pulizia e di falegnameria, trasporto mobili e buoni carburante, fino al pagamento di riparazioni meccaniche.
La conclusione dell’inchiesta condotta dai pm altoatesini arriva a due mesi di distanza da quella dei colleghi della procura di Trento che ha coinvolto invece l’intera sanità regionale. Anche in questo caso si parla gare pilotate che riguardano l’azienda sanitaria trentina come quella altoatesina. Il giro di affari calcolato dalla squadra mobile di Trento e dal Nucleo operativo ecologico dei Carabinieri solo per quel che riguarda il filone bolzanino dell’inchiesta si aggira sui 200 mila euro in un anno. Il 22 febbraio scorso sono iniziati gli interrogatori per i tre dipendenti dell’azienda sanitaria altoatesina coinvolti: l’accusa è quella di essersi associati per pilotare le gare degli ospedali di Bolzano e Merano. Sono quattro invece gli indagati per turbativa d’asta per quel riguarda il filone trentino dell’inchiesta: due sono dirigenti dell’azienda sanitaria provinciale.