“Ho l’impressione che il Pd stia cedendo un millimetro ogni giorno e stia aspettando che Mattarella gli chieda di fare un passo verso il M5S, così potranno dire agli elettori: ‘Ce l’ha chiesto Mattarella’”. Sono le parole del direttore de Il Fatto Quotidiano, Marco Travaglio, ospite di Non è L’arena (La7) insieme al presidente di Medusa Film, Carlo Rossella. Travaglio definisce attendista e ambigua la linea di Luigi Di Maio e sottolinea: “I 5 Stelle o governano con la Lega, e non credo che convenga né a loro, né alla Lega, oppure governano cercando di farsi appoggiare in qualche modo dal Pd. Altrimenti non c’è una nuova maggioranza, salvo che vogliano fare un’ammucchiata, che, però, sia il M5S, sia la Lega dicono di non volere. Quindi, se il M5S vuole i voti del centrosinistra, deve chiederli”. E aggiunge: “Renzi? Lui gioca sempre. Aveva detto che non avrebbe giocato più se avesse perso il referendum costituzionale. L’ha perso e ha continuato a giocare, come la Boschi, la Fedeli, Carbone, Padoan. Insomma, abbiamo una serie di bugiardi notori. Ora Renzi non è nemmeno più sicuro di controllare i gruppi parlamentari, perché quando ha fatto le liste sembravano tutti renziani. A due settimane dal voto il numero si è dimezzato. Mi ricorda il 2013, quando erano tutti bersaniani e lettiani e in un anno sono diventati renziani“. A Rossella, che definisce Renzi “il migliore del Pd”, il giornalista replica ironicamente: “Pensa come sta messo il Pd”. Il direttore del Fatto, poi, spiega le ragioni per cui a Lega e a M5S non conviene fare un governo insieme: “L’uno deve diventare il polo del centrodestra, l’altro deve ereditare quello che resta del centrosinistra. La fuga degli elettori del centrosinistra verso il M5S c’è già stata, la prossima volta forse proseguirà. Se Lega e M5S si mettessero insieme, rigenererebbero i trombati. Renzi e i giornali vicini al Pd scrivono tutti i giorni che sta arrivando il governo Lega-M5S” – continua – “Io non ci credo, a meno che non sia un governo che dura un mese per fare una nuova legge elettorale. I presidenti delle Camere, invece, dovrebbero essere delle figure istituzionali di garanzia. Non ci troverei niente di strano se Di Maio, per agevolare un accordo col centrosinistra, lasciasse una Camera alla Lega e un’altra al Pd. Se non ci fosse questa intenzione, Lega e M5S avrebbero tutto il diritto di prendersi le due Camere”