Oreste Giurlani, finito ai domiciliari a giugno 2017, è tornato in libertà e prenderà parte (senza il Pd, che lo ha sospeso) alle prossime amministrative. Secondo l'accusa, si è indebitamente appropriato di denaro appartenente all’Uncem trasferendo 570mila euro dal conto dell’associazione a quello personale. Al Fatto.it dice: "Se mi ricandido e ci ho messo la faccia sono sicuro di essere innocente e lo dimostrerò"
Più di quattromila cittadini gli hanno chiesto di ricandidarsi e alla fine l’ex sindaco Pd di Pescia, Oreste Giurlani, li ha accontentati. Nonostante l’inchiesta per peculato e traffico di influenze che pesa sulle sue spalle e una richiesta di rinvio a giudizio dei magistrati di Firenze che lo avevano fatto arrestare il primo giugno di un anno fa. Giurlani, presidente dell’Unione dei Comuni Montani della Toscana dal 2005 al 2016, era stato eletto sindaco di Pescia, centro di 20mila abitanti in provincia di Pistoia, nel maggio 2014 ma il suo mandato era finito con l’arresto, le dimissioni e il successivo commissariamento del Comune passato sotto la guida del viceprefetto di Pistoia, Silvia Montagna.
Da quando è tornato in libertà dagli arresti domiciliari, Giurlani ha ricominciato a fare il sindaco di strada andando a visitare i cantieri, incontrando i cittadini e creando la pagina Facebook “Giurlani per Pescia” dove quotidianamente comunica ai pesciatini i risultati raggiunti sotto la sua amministrazione e i problemi da risolvere. Per questo si parlava da molto tempo di una sua possibile candidatura alle elezioni amministrative del maggio prossimo e negli scorsi giorni, dopo una raccolta di quattromila firme giunta sul suo tavolo a fine gennaio, ha sciolto la riserva: “Molti cittadini di Pescia mi hanno chiesto di tornare ad essere il loro sindaco – ha detto in conferenza stampa – per questo ho deciso di candidarmi e portare avanti quanto ho svolto nei tre anni di attività amministrativa”.
Su Giurlani però pesa ancora la richiesta di rinvio a giudizio da parte della Procura di Firenze con l’accusa principale di peculato: secondo gli inquirenti coordinati dal sostituto procuratore Tommaso Coletta, l’ex sindaco di Pescia dal 2012 al 2016 si sarebbe indebitamente appropriato di denaro appartenente all’Uncem trasferendo 570mila euro dal conto dell’associazione a quello personale creando “ad arte giustificazioni fittizie contabili – scriveva la Guardia di Finanza – ideologicamente false e soprattutto non pertinenti alla funzione pubblica svolta” come l’acquisto di cellulari e i-Pad o di carburante.
Ma l’ex sindaco di Pescia, assolto a gennaio in un’altra inchiesta sui contributi Inps ai dipendenti Uncem, non ha paura dei risvolti giudiziari: “Se mi ricandido e ci ho messo la faccia sono sicuro di essere innocente e lo dimostrerò – dice a Ilfattoquotidiano.it – la gente di Pescia mi ha accolto, mi vuole ancora ed io allora mi sono rimesso in pista”. Giovedì Giurlani si è presentato in conferenza stampa con una lettera firmata dal suo avvocato Paolo Carrozzo in cui si legge che la vicenda giudiziaria non è incompatibile con la candidatura del suo assistito e anche in caso di rinvio a giudizio il processo durerà almeno tre,quattro anni, ovvero quasi tutta la durata del mandato.
Giurlani è stato per circa 25 anni un pezzo grosso del “sistema” rosso in Toscana, prima nei Ds e poi nel Pd: assessore a Pescia dal ’93 al ‘2001, vicesindaco e sindaco di Fabbriche di Valico, assessore a Stazzema dal 2014, ma anche vicepresidente nazionale di Uncem e di Anci Toscana. Dopo l’arresto, il Pd provinciale aveva subito sospeso Giurlani, ma oggi non riesce a trovare un candidato spendibile per poter tornare a governare la città.
In più, il voto del 4 marzo che ha visto prevalere il centrodestra in tutta la provincia di Pistoia ha provocato un terremoto nel partito locale: il segretario provinciale Riccardo Trallori si è dimesso dopo solo due anni di mandato e il segretario di circolo di Pescia, Nicola Romagnani, ha attaccato la dirigenza “insopportabilmente autoreferenziale, antica, pallosa e incapace di ascoltare”.
“Sono stato tra i fondatori del Pd, andai anche al Lingotto di Torino nel 2008 – racconta Giurlani – il partito mi ha sospeso ma soprattutto isolato, in questi mesi non ho visto nessuno e sentito nessuno: mi hanno scaricato. Molti elettori del Pd invece mi sostengono e hanno aderito alla raccolta firme per convincermi a correre di nuovo”. A maggio quindi non sarà facile per un partito balcanizzato correre contro l’ex primo cittadino che può già contare su un sostegno di quattromila pesciatini, una seria ipoteca sul risultato finale dato che gli elettori nel Comune sono poco più di 16mila.