La criminologa non ha affatto gradito le due puntate della trasmissione di Rai 3 Storie Maledette, condotta da Franca Leosini, dedicate al processo che ha condannato Sabrina Misseri e Cosima Serrano, entrambe intervistate nel corso della trasmissione, all'ergastolo per aver ucciso l'allora 15enne Sarah Scazzi.
Apprezzamento quasi unanime sui social per il programma Storie Maledette, non condiviso però da Roberta Bruzzone. “Ma la Leosini cosa si è letta prima di fare queste interviste? Siccome questa storia la conosco particolarmente bene, ho gli strumenti per dire che purtroppo il racconto reso non assomiglia a quello reale”. La criminologa non ha affatto gradito le due puntate della trasmissione condotta da Franca Leosini, dedicate al processo che ha condannato Sabrina Misseri e Cosima Serrano, entrambe intervistate nel corso della trasmissione, all’ergastolo per aver ucciso l’allora 15enne Sarah Scazzi. “Ho visto entrambe le puntate dedicate alla vicenda e avendo studiato approfonditamente gli atti e le tre sentenze di condanna, avendo fatto parte dell’inchiesta e avendo partecipato al processo come testimone dell’accusa devo dirle che nelle carte ho letto proprio un’altra storia. Tanti aspetti davvero interessanti e importanti, contenuti nelle sentenze, non sono state portate all’attenzione o sono sono stati citati in maniera impropria. Non è il mio lavoro fare le pulci a Franca Leosini: dovrei dedicarci due o tre giorni di lavoro perché le imprecisioni sono davvero tante e ho ben altro da fare”, si sfoga la criminologa a ilfattoquotidiano.it.
“Perlomeno andava concesso un contraltare (un avvocato o un esponente della famiglia di Sarah), altrimenti il prodotto finale diventa squilibrato. Conoscendo la signora Concetta Serrano, madre di Sarah, credo che per lei sia stato davvero straziante. A differenza di altre volte in cui ho avuto modo di apprezzare Franca Leosini, stavolta non ci siamo proprio. La storia è proprio un’altra. Le persone che non hanno letto niente e hanno capito ancora meno, si sono lasciate suggestionare e ora sono convintissime che ci siano due innocenti in carcere quando la vicenda ha ampiamente dimostrato che è il contrario. Non che conti granché, perché le assoluzioni o le condanne non si danno con il numero di like. Però ritengo un po’ pericolose le trasmissioni impostate così”, continua la Bruzzone. Qualcuno contesta: l’obiettivo della Leosini è indagare sulla psicologia dell’intervistato e non ricostruire i fatti: “Se devi indagare sulla psicologia, lo devi fare attraverso i fatti contestati e riconosciuti da tre atti di giudizio. Poi il programma è suo e faccia quel che vuole, ma lo trovo discutibile”.
Bruzzone non ha neanche apprezzato certi vezzi linguistici della conduttrice idolatrata dal popolo del web ed eletta a icona. “Mi permetta: dopo il “ditino birichino” di Rudy Guede, mi aspettavo una maggiore sobrietà. Alcuni passaggi e alcune scelte lessicali le ho trovate discutibili, considerato che è morta una ragazzina di 15 anni. “Ha placato gli ardori lombari”, “si è rinforcato le mutande”: ma stiamo scherzando?”. Ancora: “Trovo stucchevole anche fare certe affermazioni culturali o certe citazioni complesse davanti a una ragazza che con ogni probabilità non ha un’estrazione socio-culturale compatibile. Perché andare a sbandierare una cultura che questa persona non ha? Perché metterla in difficoltà? Qual è l’obiettivo?”.
Il nome “Roberta Bruzzone” è stato citato nel corso della trasmissione, in quanto l’avvocato è stata consulente della difesa di zio Michele (l’uomo poi accusò la criminologa di averlo indosso a incolpare la figlia Sabrina): “La Leosini detto che ho querelato Michele Misseri per calunnia, ma il processo è già iniziato due anni fa. Un conto è dire che io ho denunciato qualcuno. Sa, le denunce possono anche finire in cavalleria con l’archiviazione. Qui invece si parla di un processo che è in fase di ultimazione perché a giugno è prevista la sentenza finale. Siccome non penso che l’intervista sia stata fatta due anni fa, andava data un’informazione corretta”.