“Il suo nome era Cerutti Gino ma lo chiamavan drago, gli amici al bar del Giambellino dicevan che era un mago…” cantava Giorgio Gaber.
Anche al protagonista di questa storia sono stati attribuiti poteri straordinari, doti miracolose, attitudini stregate. Chi lo intervistava per commentare il successo elettorale di Trump sembrava abbagliato dal suo misterioso carisma e, a cercare in Rete qualche traccia di quel momento, non si fatica a trovare elogi e celebrazioni. Chi si è sperticato in quelle lodi – tipiche di chi si genuflette dinanzi ai potenti e ai suoi scudieri – ha dato prova di non conoscere il personaggio in questione o di essersi limitato ad una superficiale pratica adulatoria, senza approfondire il vero profilo del tizio prima di osannarlo. Ma il mondo è questo e il plauso troppo spesso è riservato a chi ottiene risultati a prescindere della correttezza o della liceità del suo operato.
Il nostro “Cerutti Gino” si chiama Alexander James Ashburner Nix. Nato il 1° maggio 1975 e cresciuto a Londra nei dintorni di Notting Hill, ha studiato all’Eton College e alla Machester University.
Appena laureato in Storia dell’Arte lavora per qualche mese come junior financial analyst negli uffici di Città del Messico di Baring Securities, poi torna per un paio d’anni in Inghilterra ad occuparsi di pubblicità, quindi si trasferisce in Argentina per vendere soluzioni tecnologiche di supporto al business. Nel 2000, nuovamente a Londra, per un po’ si dedica alla finanza aziendale, assume il ruolo di direttore strategico di Athena Trust e infine approda agli Strategic Communication Laboratories (l’SCL Group che lavora per la difesa e altre realtà governative) e lì nel 2013 diventa responsabile della loro affiliata britannica Cambridge Analytica.
Progressivamente trasborda la sua esperienza dal settore dei comportamenti umani al più avvincente (e redditizio) contesto dello “psychological warfare”: le sue conoscenze della personalità della popolazione abbinate a strumenti tecnologici con elevata capacità di memorizzazione e di calcolo danno forma ad un vero e proprio centro di potere in grado di condizionare qualsiasi scelta di una platea sterminata di elettori o consumatori.
Suelette Dreyfus, assistente universitaria alla School of Computing and Information Systems dell’ateneo di Melbourne, l’anno scorso diceva che l’arma dei “big data” messa a disposizione dall’industria di settore avrebbe aiutato i politici a mentire meglio, sottolineando la straordinaria possibilità di personalizzare la manipolazione dell’informazione. Il signor Nix non ha mai accettato simili addebiti, dichiarandosi banalmente un fornitore di servizi interessato soltanto a offrire il meglio alla propria clientela. Il cosiddetto “microtargeting”, ossia il prendere di mira non un pubblico indiscriminato ma zoomare sul singolo individuo, è semplicemente il suo punto di forza.
Stephanie Wood, giornalista di The Canberra Times, ha studiato Nix scandagliandone il passato e impegnandosi a luglio scorso in una intervista che l’ha fatta trovare dinanzi a una sorta di muro di gomma. Il numero uno di Cambridge Analytica si è trincerato dietro la sorprendente barricata della difesa della propria privacy, proprio lui che quella degli altri profana costantemente.
Stephanie, tornando in taxi alla redazione, tira fuori lo smartphone dalla tasca e accede a Facebook: vuole vedere se l’impenetrabile Alexander Nix ha un profilo. Naturalmente non ce n’è traccia. Comincia a scorrere i post presenti sullo schermo sulla sua pagina iniziale del social network e si accorge che qualcuno ha appena pubblicato un link ad un quiz che dovrebbe rilevare i segreti della personalità. Dato che non crede alle combinazioni, sorride e clicca sull’opzione che permette di escludere in futuro contenuti di quel genere.
Purtroppo quel tipo di passatempo, apparentemente innocuo, è stato lo strumento per radiografare milioni e milioni di utenti che – incuriositi dall’opportunità di scoprire qualcosa di nuovo riferito alle proprie caratteristiche, passioni, tendenze – non hanno capito di essersi confessati con l’interlocutore sbagliato.
In occasione delle elezioni per la Presidenza statunitense la banda di Nix ha schedato 220 milioni di americani. Non pensiamo alla solita raccolta di nomi, luoghi e date di nascita, indirizzi urbani o di posta elettronica: ogni persona è archiviata con una sorta di cartellino digitale che – se completo – contiene 5000 data-points (quelli che un tempo gli informatici chiamavano “campi” e che corrispondono in pratica alle singole voci di un qualunque modulo di compilazione quotidiana).
Probabilmente – e sarà una brutta giornata quella in cui scopriremo l’inutilità di tale avverbio – è capitato qualcosa di analogo anche in altre circostanze e in altri ambiti geografici, a dispetto di qualsivoglia regola o legge in materia di riservatezza dei dati.
Quel che maggiormente impressiona è il silenzio di chi dalle nostre parti è incaricato di tutelare la privacy dei cittadini. Sembra che il caso Facebook/Cambridge Analytica sia accaduto su un altro pianeta, forse in un’altra galassia.
Nel frattempo la stampa coraggiosa, approfittando della lentezza (o dell’inerzia) delle istituzioni, procede ad una sorta di rastrellamento. La guerra dell’informazione è fatta anche di reporter dissimulati (è il caso dei giornalisti del britannico Channel 4 News) che sono riusciti a farsi raccontare cose incredibili da dirigenti di Cambridge Analytica (che mai avrebbero immaginato di perire della stessa loro spada). E’ così saltato fuori che il personale di Nix non andava tanto per il sottile non disdegnando di ricorrere alle più bieche tecniche per aiutare i propri committenti, dall’incastrare candidati politici rivali con fasulli tentativi di corruzione al far cadere in trappola chi non resisteva alla seduzione di procaci prostitute.
Facebook è precipitata sul mercato azionario e si ritrova a dover gestire il fin troppo ovvio terremoto interno determinato dalla caccia ai responsabili della vicenda (le dimissioni del capo della sicurezza Alex Stamos sono solo il primo scossone), Cambridge Analityca sembra prossima a veder perquisita la propria sede, e il meglio pare debba ancora arrivare.
Però chi non ricorda qualcosa della propria vita, anche qualche dettaglio insignificante, sa a chi può chiederlo…