I capigruppo del Movimento 5 stelle hanno rivisto le delegazioni dei vari partiti: si sono confrontati sul metodo, ma non sono ancora usciti i nomi dei candidati per le presidenze. Tensioni nel centrodestra, Schifani: "No a veti". Ma Toti: "I grillini sono l'interlocutore". Nel Pd si discute sull'ipotesi referendum per chiedere il parere della base
Secondo giro di colloqui dei capigruppo M5s con gli altri partiti politici, mentre Silvio Berlusconi e Matteo Salvini si sono sentiti al telefono e si preparano al vertice del centrodestra del 21 marzo. Al termine dell’ennesima giornata di incontri e in attesa dell’insediamento ufficiale del Parlamento, i grillini Danilo Toninelli e Giulia Grillo hanno annunciato che c’è un punto di partenza comune tra le varie forze politiche: “Nessun partito ha espresso contrarietà all’assegnazione della presidenza della Camera al M5s”. Quindi, oltre alla condivisione del “metodo per la scelta dei profili più adatti”, ci sarebbe anche il via libera per assegnare la terza carica dello Stato ai 5 stelle. “Il percorso che abbiamo tracciato con trasparenza proseguirà”, hanno concluso, “tenendo saldo il nostro no a presidenti che abbiano condanne o processi in corso”. Ovvero non sono disposti a votare Paolo Romani, il candidato che Forza Italia vuole per Palazzo Madama, già condannato per peculato. Parole che fanno risalire le quotazioni di Giulia Bongiorno, accanto a quelle dell’azzurra Anna Maria Bernini, mentre spunta il nome di un’altra leghista Lucia Borgonzoni. Per Montecitorio invece in pole ci sono sempre i nomi dei grillini Riccardo Fraccaro e Roberto Fico.
Decisivo, o almeno così dovrebbe essere sulla carta, il vertice di Forza Italia, Fdi e Lega Nord previsto per la tarda mattinata di mercoledì 21 marzo. Da quell’incontro potrebbe uscire il candidato o la candidata per Palazzo Madama su cui dovrà essere tarata l’intesa con i 5 stelle. Intanto oggi il capo politico dei 5 stelle Luigi Di Maio ha incontrato i neodeputati e, oltre a rivendicare la guida di Montecitorio, ha parlato del presidente della Repubblica: “Sono sicuro che il Capo dello Stato gestirà nel migliore dei modi questa fase. Apprezziamo molto che il Quirinale non stia mettendo fretta alle forze politiche”. Un nuovo segnale in direzione di Sergio Mattarella, dopo che ieri il capo politico aveva iniziato a lasciare spiragli su possibili modifiche alla squadra di governo se richiesto dal presidente della Repubblica.
Intanto nel centrodestra è braccio di ferro tra Forza Italia e Lega Nord sull’asse con i 5 Stelle. Il duello a distanza oggi è tra Renato Schifani e Giovanni Toti. Mentre il primo ha chiarito che Forza Italia “non accetta veti e ha i suoi candidati”, il governatore della Liguria – uomo di dialogo con il Carroccio – pur ricordando la necessità di un centrodestra unito, ha detto che “indubbiamente l’interlocutore” sono i pentastellati. E anche nel Pd, dopo il solco tracciato da Walter Veltroni, si discute animatamente sulla possibilità di consultare gli iscritti per decidere se e come dialogare i 5 Stelle. La sintesi di “un avvio complicato di legislatura” fatta da Lorenzo Guerini trova rappresentazione plastiche sia nel centrosinistra che sul fronte Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia.
Oggi tra le altre cose i dem hanno rivisto i 5 stelle, ma non hanno parlato di nomi. O almeno così hanno dichiarato. Sta di fatto che al termine della giornata hanno annunciato che procederanno con incontri con le altre forze politiche. Il segretario reggente Maurizio Martina ha fatto notare il fatto che non sia stato indicato alcun nome per le presidenze, ma che si continui a parlare solo di metodo.”Siamo rimasti al metodo”, ha commentato Martina, “quello di personalità di garanzia, sul quale siamo d’accordo. Se ci riescono bene, ma devono dimostrare di saperlo fare“. E in merito al fatto che Di Maio metta come priorità il taglio dei vitalizi, ha replicato: “Ricordo che il presidente della Camera ha ben altro da fare, deve garantire il buon funzionamento dell’istituzione Camera”.
Tensioni nel centrodestra, Schifani: “M5s? Difficile conciliare”. Ma Toti: “Sono l’interlocutore”
In attesa dell’incontro di Palazzo Grazioli, in programma mercoledì 21 marzo, alla quale parteciperanno Matteo Salvini, Silvio Berlusconi e Giorgia Meloni per cercare una sintesi sulle presidenze, continuano le tensioni dentro la coalizione. Schifani ad esempio ha chiarito che a suo avviso è “difficile conciliare” due programmi “così differenti come M5s e Lega”. L’ex presidente del Senato ha parlato di “concezioni diametralmente opposte” e puntualizzato che “Salvini sta lavorando su un programma di centrodestra e poi chi vuole condividerlo si aggreghi”. E ha anche detto: “Noi non accettiamo veti”. Mentre tra i nomi in ascesa si segnala quello dell’avvocatessa Giulia Bongiorno, definita “un’ottima collega”, l’ex seconda carica dello Stato ha ribadito che Forza Italia ha i “suoi candidati”: “C’è per esempio Paolo Romani, c’è anche Annamaria Bernini. Ma di nomi ce ne sono tanti: solo che il tema non è il nome, il tema è il metodo”. Nel frattempo sull’altro fronte il governatore ligure Toti, uno degli uomini di Forza Italia più dialoganti con il Carroccio, ha definito importante “che il centrodestra trovi una posizione unitaria perché unitariamente si è presentato agli elettori, e unitariamente auspico riesca a fare un governo”, ma a differenza di Schifani considera i Cinque stelle “indubbiamente l’interlocutore“. Anche se “avere un interlocutore non vuol dire essere d’accordo”, ha commentato.
Pd, Guerini: “Referendum non all’ordine del giorno”
Di metodo si discute anche nel Partito Democratico, riguardo all’alleanza con il M5s. Dopo lo spiraglio aperto da Ettore Rosato sulla consultazione degli iscritti e la chiusura di Matteo Orfini, anche Lorenzo Guerini ha allontanato l’ipotesi che la base possa essere avere un ruolo attivo nelle future scelte: “I nostri iscritti vanno assolutamente ascoltati. Io li ascolto ogni giorno. Il referendum è uno strumento previsto ma su cosa? Il tema non è all’ordine del giorno e parlare di un referendum su una cosa che non esiste mi pare una fuga in avanti“. Per il coordinatore dem vale quanto deciso dalla direzione “che ha approvato quasi all’unanimità una posizione che sostiene che il nostro ruolo sia quello di stare all’opposizione. È la posizione del partito anche in relazione al sentire della propria base”. Eppure anche Walter Veltroni ha auspicato un dialogo con i Cinque Stelle, se l’input arrivasse dal Colle: “Ogni giorno ha la sua pena – aggiunge – e starei molto cauto, assumerei un percorso di responsabilità. Ci sono forze vincitrici ma che non hanno prodotto una proposta per spiegare la formula con cui intendono governare il Paese, c’è molta strada davanti a noi”. Anche per questo, a suo avvio, l’inizio della legislatura è “complicato” e ci sono difficoltà anche per l’elezione della seconda e terza carica dello Stato: “Sarebbe saggio da parte delle forze più votate aprire un dialogo a tutto campo con tutte le forze politiche anche sulle figure di garanzia. A oggi non mi pare ci sia questo atteggiamento – spiega riguardo all’ipotesi di dare una delle presidenze all’opposizione – Noi incontreremo nelle prossime ore i vari esponenti politici, a partire da quelli del M5S. Finora comunque c’è stata una discussione generica“.