Sudan, l’ultimo individuo maschio di rinoceronte bianco settentrionale è morto lo scorso 19 marzo in Kenya, nella riserva di Ol Pejeta Conservancy. Aveva 45 anni ed era malato da tempo, tanto che è stato necessario praticare l’eutanasia all’animale per evitargli ulteriori sofferenze.
Ora della sottospecie restano solo 2 femmine, anch’esse anziane. La sottospecie è segnata.
La scomparsa di Sudan non è solo un momento di grande tristezza ma deve essere anche l’occasione per un’attenta riflessione sulla gravissima crisi della biodiversità e la perdita di specie che il pianeta sta subendo. Nessuno potrà restituirci l’unicità degli animali scomparsi per sempre, che, come tasselli di un enorme mosaico, compongono l’incredibile varietà della vita sulla Terra.
Rinoceronti, elefanti, tigri e altre specie meno conosciute sono vittime innocenti dei crimini di natura. La sua morte non solo segna la fine della strada per una delle 5 sottospecie, ma è anche il simbolo della inaccettabile velocità con cui stiamo perdendo la biodiversità del nostro Pianeta. La nostra azione ha amplificato forse anche di mille volte il normale tasso di estinzione delle specie sulla Terra, tanto che gli scienziati parlano ormai di sesta estinzione di massa.
Il rinoceronte è una specie simbolo dei drammatici effetti del bracconaggio nel mondo. Rappresentato da 5 specie di cui 2 (rinoceronte bianco e rinoceronte nero) presenti in Africa e 3 (rinoceronte indiano, rinoceronte di Giava, rinoceronte di Sumatra) presenti in Asia, il rinoceronte rischia di scomparire nei prossimi decenni da tutto il pianeta. Questi animali sono stati ridotti praticamente al collasso da una caccia barbara e spietata che mira unicamente al commercio del corno, di fatto costituito semplicemente da cheratina (esattamente come le nostre unghie) ma nella tradizione della medicina e delle credenze cinesi, capace di curare malattie e disfunzioni tra cui il cancro e l’impotenza.
Come se questo non bastasse il corno di rinoceronte, proprio per il fatto di appartenere ad animali sul baratro dell’estinzione, viene illegalmente commercializzato come status simbol in alcuni paesi asiatici dove vivono i nuovi ricchi come Vietnam, Laos e molti altri.
Solo in Africa nell’ultimo decennio più di 6.680 rinoceronti sono stati uccisi dai bracconieri. Nel 2015 gli esperti hanno calcolato che nel solo Parco Nazionale del Kruger (in Sud Africa) siano entrati 7.500 cacciatori di frodo con un incremento del bracconaggio all’interno del parco del 43% rispetto l’anno precedente. Sempre in Sud Africa dal 2007 al 2016 il bracconaggio al rinoceronte è aumentato del 9000%.
Per contrastare la piaga del bracconaggio il Wwf sta mettendo in campo ogni strumento disponibile, anche grazie alla generosità dei propri donatori. Dalla realizzazione di vere e proprie indagini internazionali, in collaborazione con Interpol, per definire le mappe del crimine internazionale che commercia il corno di rinoceronte, al lavoro con le comunità locali per aiutarle a rafforzare i controlli e la prevenzione del bracconaggio, alla vera e propria traslocazione di animali (ultima ratio) dai luoghi più insicuri a quelli che forniscono maggiori garanzie di protezione, come avvenuto a più riprese in Sud Africa e in Nepal.
Nel 1975 Sudan era stato trasferito dal suo paese omonimo in Cecoslovacchia, dove rimase in prigionia fino alla fine del 2009. Il ritorno in Africa, alla Ol Pejeta Conservancy in Kenya nel 2009 ha avuto un ruolo fondamentale nel fornire un’assistenza a Sudan, compreso il sostegno alla salute ventiquattrore su ventiquattro, specialmente durante i suoi ultimi giorni.