Il rinvio a giudizio era stato disposto dopo che la Cassazione ha annullato con rinvio il proscioglimento dell’imprenditore disposto dal gup Gaetana Bernabò Distefano. L'editore è accusato di concorso esterno in associazione mafiosa
No al comitato No Pua, sì al comune di Catania e all’associazione antimafia Libera. Lo ha deciso la prima sezione penale di Catania ammettendo la costituzione delle parti civili che insieme all’ammissione dei testimoni ha rempito la prima udienza del processo per concorso esterno all’associazione mafiosa all’editore Mario Ciancio Sanfilippo. Il rinvio a giudizio era stato disposto dopo che la Cassazione ha annullato con rinvio il proscioglimento dell’imprenditore disposto dal gup Gaetana Bernabò Distefano.
Il Tribunale ha rigettato la richiesta di parte civile del Comitato No Pua e ammesso invece il Comune di Catania e l’associazione Libera. Erano già nel processo i fratelli del commissario Beppe Montana, l’ordine dei giornalisti e Sos Impresa. Il tribunale ha ammesso le liste dei testimoni (100 per i pm, 25 per la difesa, ma alcuni sono in comune come l’ex governatore Raffaele Lombardo e l’ex comandante dei carabinieri dei Ros di Catania, maggiore Arcidiacono, e sette presentati dall’avvocato Goffredo D’Antona per i fratelli Montana). Disposta la trascrizione di intercettazioni ambientali e telefoniche e di diverse sentenza, sia per l’accusa sia per la difesa.
Accettate tutte le richieste dei legali dell’imprenditore, gli avvocati Carmelo Peluso e Giulia Bongiorno, compresa la documentazione della visita del principe Carlo e della principessa Diana a Catania, ospiti di Mario Ciancio, a eccezione di una ricerca su quante volte è stata scritta la parola ‘mafia’ sul quotidiano La Sicilia – di proprietà di Ciancio – ritenuta troppo generica. Il tribunale ha autorizzato Radio Radicale ha registrare e trasmettere le udienze. Il processo è stato aggiornato al 10 aprile con le audizioni di quattro pentiti: Giuseppe Ferone, Carmelo Catalano, Francesco Di Carlo e Angelo Siino.
L’inchiesta della procura di Catania, iniziata nel 2002, era inizialmente sfociata nella richiesta di archiviazione. Ma il Gup Luigi Barone aveva disposto la trasmissione degli atti ai Pm, che avevano chiesto il rinvio a giudizio dell’editore. La procura ha poi presentato appello contro il non luogo a procedere che era stato deciso dal Gup Bernabò Distefano. In aula per l’accusa il procuratore aggiunto Francesco Puleio e i sostituti Antonino Fanara e Agata Santonocito.