Nicolas Sarkozy è in stato di fermo a Nanterre nell’ambito delle indagini sui presunti finanziamenti illeciti legati alla campagna elettorale del 2007: lo riporta il quotidiano Le Monde. La polizia francese sta interrogando l’ex presidente francese nell’ambito di un’inchiesta su fondi libici arrivati a Parigi tra il 2006 e il 2007 a sostegno della sua prima candidatura alle presidenziali. All’indomani dell’anniversario dell’inizio della tragedia libica – il 19 marzo 2011 Sarkozy lanciava i suoi bombardieri contro Tripoli, tre ore prima di avvertire gli alleati e con l’appoggio del solo premier britannico David Cameron – l’ex capo dell’Eliseo è chiamato a parlare dei soldi che secondo i magistrati avrebbe ricevuto dall’ex raìs.

Al centro dell’inchiesta ci sarebbero 5 milioni di euro in denaro contante. Dopo la pubblicazione a maggio 2012, da parte del sito Mediapart, di un documento libico che evocava un presunto finanziamento di Muammar Gheddafi alla campagna presidenziale di Sarkozy, le indagini dei magistrati sono proseguite “rafforzando i sospetti che pesano sulla campagna dell’ex capo di Stato”, come scrive Le Monde.

Nel dettaglio, nel novembre 2016, nel pieno delle primarie del partito Les Republicains, il faccendiere Ziad Takieddine aveva affermato di aver trasportato 5 milioni di euro in denaro contante da Tripoli a Parigi tra la fine del 2006 e l’inizio del 2007 per consegnarli all’ex ministro dell’interno Claude Guèant, tra i fedelissimi dell’ex presidente, e poi allo stesso Sarkozy, allora ministro dell’Interno. Indagato da allora per “complicità in corruzione di pubblico ufficiale straniero”, come riporta Le Monde, e per “complicità in appropriazione indebita di fonti pubblici in Libia”, Takieddine rilasciò dichiarazioni in linea con quelle rese dall’ex direttore dell’intelligence militare libica, Abdallah Senoussi, il 20 settembre 2012, davanti alla procura generale del consiglio nazionale di transizione libico.

Ma non è tutto, continua Le Monde: i documenti, recuperati dalla giustizia francese, dell’ex ministro libico del Petrolio, Choukri Ghanem, morto nel 2012 in circostanze misteriose, fanno riferimento all’esistenza di versamenti di denaro verso Sarkozy. Lo stesso Bechir Saleh, ex finanziere di Gheddafi e uomo deputato alle relazioni con la Francia, recentemente ferito da colpi di arma da fuoco durante un’aggressione a Johannesburg, aveva anche rivelato a Le Monde che “Gheddafi aveva ammesso di aver finanziato Sarkozy. Sarkozy nega ma io credo di più a Gheddafi”.

Lo stato di fermo può durare fino a 48 ore, dopodiché l’ex leader dell’Ump potrà essere portato davanti al magistrato per l’eventuale incriminazione. I magistrati hanno interrogato anche l’ex ministro e fedelissimo di Sarkozy, Brice Hortefeux, il quale tuttavia è stato sentito in libera audizione e contrariamente all’ex capo di Stato non è stato fermato.

Fermato e interrogato già nel 2014 – Sarkozy era già stato posto in stato di fermo e interrogato il 1° luglio 2014: era la prima volta che in Francia, nei confronti di un ex presidente della
Repubblica, protetto dall’immunità fin quando è in carica, viene disposto dalla magistratura lo stato di fermo. L’inchesta vuole appurare se l’ex capo dello stato avesse promesso ad un giudice una carica di prestigio se questi lo avesse messo al corrente di un provvedimento giudiziario nei suoi confronti, la decisione di intercettare le sue telefonate. L’iniziativa della magistratura era arrivata proprio mentre sembrava che la volontà di Sarkozy di tornare alla politica in vista delle presidenziale del 2017 si stesse per concretizzare con un ritorno alla guida dell’UMP.

Rinviato a giudizio per il caso Bygmalion – Il 7 febbraio 2017 l’ex capo di Stato era stato rinviato a giudizio per finanziamento illegale della sua campagna elettorale per le presidenziali 2012. I giudici hanno ordinato il rinvio a giudizio di Sarkozy e di 13 coimputati nell’inchiesta ‘Bygmalion‘, dal nome della società alla quale venivano intestate false fatture. L’ex presidente avrebbe, in tal modo, superato il tetto consentito di spese elettorali, fissato in 22,5 milioni di euro.

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