Cronaca

Roma, tassa da 3,5 euro per ogni ospite di Airbnb e affitti brevi. Ma controllare l’evasione sarà difficile

Il provvedimento era nell’aria, ed era molto atteso dalle associazioni di categoria degli albergatori, Federalberghi in primis, votato a “sanare le condizioni di concorrenza sleale”. L’assessore capitolino al Turismo, Adriano Meloni: "Con questo provvedimento poniamo le basi per accordi con le piattaforme di prenotazione online"

Roma dichiara guerra ai cosiddetti “affitti brevi”, meglio conosciuti come “airbnb”. La Giunta capitolina ha approvato il nuovo regolamento che impone una tassa giornaliera di 3,50 euro (per massimo 10 giorni consecutivi) ad ogni non residente ospitato a pagamento in stanze o appartamenti privati. Vale ovviamente per tutti, sia per chi affitta tramite annunci sia – soprattutto – per chi lo fa attraverso piattaforme online come appunto i colossi del web Airbnb e Booking.com.

Il provvedimento era nell’aria, ed era molto atteso dalle associazioni di categoria degli albergatori, Federalberghi in primis, votato a “sanare le condizioni di concorrenza sleale”. Nella Capitale, infatti, le strutture ricettive sono costrette a imporre ai clienti un surplus sulla tariffa giornaliera che va dai 3 ai 7 euro al giorno a persona a seconda della classe (le stelle). “Si tratta di un vuoto normativo che si sta cercando di riempire – dice a IlFattoQuotidiano.it Giuseppe Roscioli, presidente di Federalberghi Roma – e direi che questo provvedimento va nella direzione giusta”.

Resta da capire come riuscirà il Comune di Roma a combattere l’evasione da parte di strutture private non accreditate che decidono a seconda delle necessità di pubblicare annunci su piattaforme online. “Non sarà semplice. Anzi, sarà difficilissimo”, ci dice Giuseppe Canfora, presidente Asshotel Roma e vicepresidente dell’Ente Bilaterale del Turismo del Lazio. “Ci sono già dei problemi – spiega – a contrastare l’evasione nelle strutture accreditate, figuriamoci nelle case private. E comunque il guadagno resta sempre molto alto, rispetto agli alberghi dove il posto letto per la notte non è l’unico servizio a disposizione del cliente”. Un tema che secondo l’assessore capitolino al Turismo, Adriano Meloni, verrà risolto presto: “Grazie a questo provvedimento – afferma l’esponente della Giunta in una nota – poniamo le basi per accordi con le piattaforme di prenotazione online. Potremo, quindi, rendere più facile la riscossione, contrastando l’evasione, riequilibrando la concorrenza e facendo emergere le forme di locazione fantasma”.

Storicamente la città di Roma non attrae un turismo particolarmente giovane. Tutt’altro. Negli ultimi anni, però, le strutture ricettive online avevano consentito un boom nell’arrivo di comitive under 30. In media, ogni giorno su Airbnb vengono pubblicati fra i 25mila e i 30mila annunci di stanze e appartamenti in affitto, per il 60% interi appartamenti. Circa 15mila di questi si trovano nel centro storico – quindi dentro le Mura Aureliane. Nella Capitale gli alloggi sono affittati per una media di 78 notti l’anno, al prezzo medio di 90 euro a notte, e generano un reddito medio mensile di 500 euro per chi affitta. Gli “ospiti” sono praticamente tutti giovani. Va detto che il turismo tradizionale sembra non averne risentito, anzi. Secondo i dati Ebtl, l’andamento degli hotel 5 stelle nel 2017 ha toccato un + 4,90% di arrivi pari a 71.555 unità e un + 4,86% di presenze (147.629 unità) rispetto all’anno precedente. Il dato complessivo del 2017, registra 14.694.364 di arrivi, in crescita del + 3,04% rispetto al 2016, e 35.562.221 presenze, pari a un aumento del + 2,63%.

Alla fine dei conti, se tutti coloro che hanno prenotato un Airbnb a Roma nel 2017 si ripresentassero nel 2018 e pagassero la nuova tassa senza alcuna “evasione”, Virginia Raggi a fine anno avrebbe circa 20-30 milioni di euro in più per il suo bilancio. Sempre che questo provvedimento non abbia effetti sulle statistiche finali.