Flaminio de Castelmur per @SpazioEconomia
La burocrazia italiana ha riempito biblioteche di analisi, articoli, studi e norme destinate a razionalizzarla. Con il risultato paradossale di aumentarne la massa e perniciosità. Ci faremo aiutare nella nostra analisi dagli scritti di Vitalba Azzollini che molto ha analizzato e scritto sulla materia. Cominciamo col ricordare che la legislazione italiana conta la bellezza di 110.000 norme, sedimentatesi in decenni di produzione normativa susseguente e, spesso, disarticolata. I risultati sono palesi e spesso denunciati da profeti nel deserto in articoli e analisi internazionali così come in sondaggi nazionali. Citiamo tra i primi l’Annual Growth Report 2016 pubblicato dalla Commissione per il controllo dei bilanci del Parlamento Europeo, sintetizzata nella tabella seguente.
Che vede l’Italia tra le Nazioni europee con la maggior esigenza di riformare la burocrazia. Citiamo ancora l’International Civil Service Effectiveness (InCiSE) Index della scuola di amministrazione pubblica dell’Università di Oxford, che pubblica annualmente un indice che compara l’amministrazione pubblica statale di 31 Paesi, di cui 22 europei, utilizzando una serie di indicatori provenienti da varie fonti e sintetizzando i risultati in un indice di efficacia amministrativa. L’Italia risulta al 27esimo posto, precedendo solo Repubblica Ceca, Grecia, Ungheria e Slovacchia.
Si è provato a risolvere il problema? Innumerevoli volte. Ricorda Azzollini che “il legislatore nazionale ha recepito l’Action Programme for Reducing Administrative Burdens in the European Union (2007, poi confluito nel Regulatory fitness and performance programme del 2012), con il quale l’Unione Europea ha posto agli Stati l’obiettivo di diminuire entro il 2012 il 25 per cento dei costi connessi alla rispettiva regolazione, adottando lo standard cost model, che quantifica il “peso” degli oneri amministrativi.
Con il “Piano di azione per la semplificazione e la qualità della regolazione” si è avviata la misurazione degli oneri amministrativi (Moa) che gravano sulle piccole e medie imprese. Si è poi imposto la Moa per legge (Dl n. 112/2008, cosiddetta “taglia-oneri”), estendendola successivamente alla regolazione di regioni, enti locali e autorità indipendenti, e ampliandola ai carichi sui cittadini. L’applicazione di tali regole ha sortito effetti “all’italiana” sulla burocrazia nazionale.
Il nuovo decreto sull’Analisi e la Valutazione di impatto della regolazione (Air e Vir) è entrato in vigore alla fine del 2017, dopo che l’analisi di impatto della regolazione è stata introdotta in Italia già nel 1999 in via sperimentale, e poi nel 2005 in via definitiva con il governo Berlusconi, quando la cosiddetta taglia-leggi stabilì l’obbligo per il governo di accompagnare i suoi atti con l’analisi dei loro effetti presunti, come strumento di contenimento della legislazione. Ma l’iter procedurale stabilito dalla burocrazia ha assunto effetti paradossali. Così come già dichiarato nella prima relazione sullo stato di attuazione dell’Air del 2006 laddove venne ammessa la difficoltà di natura metodologica nello svolgimento dell’analisi, in quanto che l’Air “richiede tempi e competenze professionali non sempre disponibili all’interno delle amministrazioni e comporta, inevitabilmente, anche un aumento delle complessità, dei tempi d’attuazione (e dei costi) dell’intera procedura, con inevitabili ripercussioni anche sulla tempistica del processo decisionale”. In sostanza, per anticipare errori burocratici si è introdotta nuova burocrazia che rallenta l’opera dell’Amministrazione a causa di inefficienze burocratiche.
Le soluzioni introdotte negli anni risultano inoltre viziate da una visione distorta della procedura burocratica e dei suoi scopi. Esempio lampante ne è quanto emerge da un’intervista del gennaio 2018 fatta al Sottosegretario alla Funzione Pubblica Rughetti, il quale reclama la paternità del Governo delle norme relative ai premi di produttività alla pubblica amministrazione identificandone il parametro con più ore di presenza in ufficio, senza alcun collegamento alla mole di attività prodotta. Dice correttamente Luigi Oliveri in un suo scritto che “forse, il problema è che molte volte non è nemmeno chiaro che parte rilevante delle attività della pubblica amministrazione più che da valutare in base alla produttività, sarebbero da misurare in termini di capacità reale di fronteggiare i fabbisogni connessi all’esercizio di diritti. Aumentare l’orario di lavoro di servizi di reperibilità, protezione civile, sicurezza, istruzione più che un incremento di produttività è semplicemente l’adempimento a doveri istituzionali”.
Analisi ultima, ma non meno importante, deve riguardare la spesa originata dall’inefficienza burocratica. Spesa a carico della Pa e soprattutto dei cittadini che la subiscono sia da operatori che da “sudditi”. E’ stata pubblicato da quotidianosanità.it il risultato di un sondaggio commissionato dal Ministro per la Pa, Anci, Conferenza Presidenti delle Regioni e Upi, ove viene rappresentata la top ten delle complicazioni burocratiche.
Tali dati evidenziano con chiarezza ove si annidano i maggiori costi dovuti a inefficienza amministrativa. Documenti ridondanti, difficili da ottenere da Amministrazioni Statali e richiesti da altre Amministrazioni Statali, difficoltà interpretative e altre carenze. Qualcuno si stupisce quindi se nelle classifiche di Doing Business l’Italia risulta al 46mo posto?
Spazio Economia per Italia Aperta
Le pagelle dei cittadini sui provvedimenti pubblici: promossi e bocciati
Economia & Lobby - 21 Marzo 2018
Burocrazia in Italia, un ‘mostro’ che richiede enormi sacrifici
Flaminio de Castelmur per @SpazioEconomia
La burocrazia italiana ha riempito biblioteche di analisi, articoli, studi e norme destinate a razionalizzarla. Con il risultato paradossale di aumentarne la massa e perniciosità. Ci faremo aiutare nella nostra analisi dagli scritti di Vitalba Azzollini che molto ha analizzato e scritto sulla materia. Cominciamo col ricordare che la legislazione italiana conta la bellezza di 110.000 norme, sedimentatesi in decenni di produzione normativa susseguente e, spesso, disarticolata. I risultati sono palesi e spesso denunciati da profeti nel deserto in articoli e analisi internazionali così come in sondaggi nazionali. Citiamo tra i primi l’Annual Growth Report 2016 pubblicato dalla Commissione per il controllo dei bilanci del Parlamento Europeo, sintetizzata nella tabella seguente.
Che vede l’Italia tra le Nazioni europee con la maggior esigenza di riformare la burocrazia. Citiamo ancora l’International Civil Service Effectiveness (InCiSE) Index della scuola di amministrazione pubblica dell’Università di Oxford, che pubblica annualmente un indice che compara l’amministrazione pubblica statale di 31 Paesi, di cui 22 europei, utilizzando una serie di indicatori provenienti da varie fonti e sintetizzando i risultati in un indice di efficacia amministrativa. L’Italia risulta al 27esimo posto, precedendo solo Repubblica Ceca, Grecia, Ungheria e Slovacchia.
Si è provato a risolvere il problema? Innumerevoli volte. Ricorda Azzollini che “il legislatore nazionale ha recepito l’Action Programme for Reducing Administrative Burdens in the European Union (2007, poi confluito nel Regulatory fitness and performance programme del 2012), con il quale l’Unione Europea ha posto agli Stati l’obiettivo di diminuire entro il 2012 il 25 per cento dei costi connessi alla rispettiva regolazione, adottando lo standard cost model, che quantifica il “peso” degli oneri amministrativi.
Con il “Piano di azione per la semplificazione e la qualità della regolazione” si è avviata la misurazione degli oneri amministrativi (Moa) che gravano sulle piccole e medie imprese. Si è poi imposto la Moa per legge (Dl n. 112/2008, cosiddetta “taglia-oneri”), estendendola successivamente alla regolazione di regioni, enti locali e autorità indipendenti, e ampliandola ai carichi sui cittadini. L’applicazione di tali regole ha sortito effetti “all’italiana” sulla burocrazia nazionale.
Il nuovo decreto sull’Analisi e la Valutazione di impatto della regolazione (Air e Vir) è entrato in vigore alla fine del 2017, dopo che l’analisi di impatto della regolazione è stata introdotta in Italia già nel 1999 in via sperimentale, e poi nel 2005 in via definitiva con il governo Berlusconi, quando la cosiddetta taglia-leggi stabilì l’obbligo per il governo di accompagnare i suoi atti con l’analisi dei loro effetti presunti, come strumento di contenimento della legislazione. Ma l’iter procedurale stabilito dalla burocrazia ha assunto effetti paradossali. Così come già dichiarato nella prima relazione sullo stato di attuazione dell’Air del 2006 laddove venne ammessa la difficoltà di natura metodologica nello svolgimento dell’analisi, in quanto che l’Air “richiede tempi e competenze professionali non sempre disponibili all’interno delle amministrazioni e comporta, inevitabilmente, anche un aumento delle complessità, dei tempi d’attuazione (e dei costi) dell’intera procedura, con inevitabili ripercussioni anche sulla tempistica del processo decisionale”. In sostanza, per anticipare errori burocratici si è introdotta nuova burocrazia che rallenta l’opera dell’Amministrazione a causa di inefficienze burocratiche.
Le soluzioni introdotte negli anni risultano inoltre viziate da una visione distorta della procedura burocratica e dei suoi scopi. Esempio lampante ne è quanto emerge da un’intervista del gennaio 2018 fatta al Sottosegretario alla Funzione Pubblica Rughetti, il quale reclama la paternità del Governo delle norme relative ai premi di produttività alla pubblica amministrazione identificandone il parametro con più ore di presenza in ufficio, senza alcun collegamento alla mole di attività prodotta. Dice correttamente Luigi Oliveri in un suo scritto che “forse, il problema è che molte volte non è nemmeno chiaro che parte rilevante delle attività della pubblica amministrazione più che da valutare in base alla produttività, sarebbero da misurare in termini di capacità reale di fronteggiare i fabbisogni connessi all’esercizio di diritti. Aumentare l’orario di lavoro di servizi di reperibilità, protezione civile, sicurezza, istruzione più che un incremento di produttività è semplicemente l’adempimento a doveri istituzionali”.
Analisi ultima, ma non meno importante, deve riguardare la spesa originata dall’inefficienza burocratica. Spesa a carico della Pa e soprattutto dei cittadini che la subiscono sia da operatori che da “sudditi”. E’ stata pubblicato da quotidianosanità.it il risultato di un sondaggio commissionato dal Ministro per la Pa, Anci, Conferenza Presidenti delle Regioni e Upi, ove viene rappresentata la top ten delle complicazioni burocratiche.
Tali dati evidenziano con chiarezza ove si annidano i maggiori costi dovuti a inefficienza amministrativa. Documenti ridondanti, difficili da ottenere da Amministrazioni Statali e richiesti da altre Amministrazioni Statali, difficoltà interpretative e altre carenze. Qualcuno si stupisce quindi se nelle classifiche di Doing Business l’Italia risulta al 46mo posto?
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“Belloni non è stata all’altezza”: la frase di Tajani sull’ex capo dell’intelligence | Esclusivo
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Ramy, i pm valutano l’omicidio volontario. I video e le differenze con i verbali. Cucchi: “Via la divisa”. Fdi-Lega in difesa dei carabinieri
Roma, 8 gen (Adnkronos) - "Da due o tre giorni avevamo capito che eravamo quasi arrivati alla conclusione di questa vicenda". Lo ha detto Antonio Tajani a Porta a Porta sulla liberazione di Cecilia Sala.
"Stamattina l'ambasciarice è andata al carcere per la visita consolare e le hanno detto la visita è annullata per una buona notizia, l'ambasciarice ha capito e mi ha telefonato", ha raccontato il ministro degli Esteri spiegando tra l'altro: "Anche la famiglia è stata eccezionale, la mamma e il papà ci hanno dato una mano".
"La Santa Sede non ha dato una mano in maniera operativa ma c'è sempre stato sostegno. Ma non c'è stato un intervento del Vaticano", ha spiegato Tajani.
Roma, 8 gen (Adnkronos) - "Fermo restando che la mia posizione di condanna è assoluta per alcuni gesti apologetici, avendo conosciuto quei ragazzi, Franco Bigonzetti, Francesco Ciavatta e Stefano Recchioni, i primi due uccisi da terroristi ai quali non si è mai dato un nome, esprimo il rammarico per il fatto che la Procura della Repubblica di Roma in 45 anni non abbia mai aperto una seria inchiesta sulla strage di Acca Larenzia". Il presidente dei senatori di Forza Italia Maurizio Gasparri, intervenendo nell’aula del Senato.
"Noi chiediamo la verità su tante vicende italiane. Nei giorni scorsi, si è saputa una possibile verità sull’omicidio di stampo mafioso di Piersanti Mattarella a Palermo. Ma sulla strage di Acca Larenzia le tracce ci sono, perché la mitraglietta Skorpion che uccise Bigonzetti e Ciavatta poi è stata utilizzata anche successivamente dalle Brigate Rosse -ha detto ancora Gasparri-. Quelli che ieri, sbagliando, hanno fatto i saluti romani non inneggiavano alle Brigate Rosse ma ricordavano, con una ritualità che io non condivido, dei militanti di un partito politico, non di terroristi".
"Mentre le Brigate Rosse sono quelle che hanno usato la mitraglietta Skorpion per uccidere Bigonzetti e Ciavatta, poi Lando Conti, ex sindaco di Firenze, e il professor Ruffilli che era un professore impegnato nella Democrazia Cristiana. Quindi quell'arma e chi l’ha usata è transitato nelle Brigate Rosse", ha proseguito l'esponente di FI.
(Adnkronos) - "Basterebbe un’inchiesta per capire quali gruppi della periferia di Roma sud e dell’estrema sinistra hanno fatto questo transito. C’è un libro di un giornalista che si chiama Nicola Rao che ha descritto queste vicende ed è una vergogna che la Procura della Repubblica di Roma non abbia mai fatto un'inchiesta seria. Io l'ho detto pubblicamente a Lo Voi e lo dico a tutti i Procuratori del passato. La magistratura evidentemente non ha voluto la verità su quella vicenda. Protesto, quindi, per le verità mancate di una pagina di storia italiana tragica", ha concluso Gasparri.
Roma, 8 gen (Adnkronos) - "Ho voluto partecipare in collegamento all'evento 'Comunità democratica' perché il partito cattolico è anacronistico, c'è bisogno di cominciare a discutere largamente di politica, di programmi, a far partecipare le persone e soprattutto di far diminuire l'astensione". Lo ha detto Romano Prodi a Otto e mezzo, su La7.
"C'è bisogno di cominciare a discutere, sono due anni che non si fa nel Paese. Queste iniziative sono benedette, penso che Schlein lo sappia", ha aggiunto Prodi proseguendo: "Deciderà Ruffini se entrare in politica o no. E' un uomo di qualità e dipenderà dalla rete che riuscirà a costruire. E' stato talmente bravo a combattere l'evasione fiscale che il Paese gli dovrebbe essere grato".
Roma, 8 gen (Adnkronos) - "Trump non vuole l'Europa coesa. Tratta Paese per Paese ed esercita su ciascuno una pressione particolare. Il problema è che Meloni non può essere portavoce o simbolo dell'Europa unita, Trump non lo permetterà mai". Lo ha detto Romano Prodi a Otto e mezzo, su La7.
"Trump e Musk ne dicono di tutti i colori e attaccano dall'interno i Paesi intervenendo; è il solito quadro: Trump imprevedibile. Prevedo un grande cambiamento. E' finita la globalizzazione economica e Trump tenta quella politica: l'intervento negli affari interni di tutti i Paesi", ha aggiunto.
"La cosa strana è che mentre oggi c'è stata una reazione dell'Onu sulle sue dichiarazioni, non ne ho viste da parte dell'Unione europea. Il problema è che un'UE divisa come oggi non riesce a formare una volontà politica comune; la presidente della Commissione deve mediare e non vuole rompere l'equilibrio. Non dice niente delle interferenze di Trump in Germania, in Gran Bretagna, in Italia. Il sovranismo si ferma all'obbedienza", ha detto ancora Prodi.
Roma, 8 gen (Adnkronos) - "Su Starlink, l'accordo col governo gli darebbe in mano tutti i dati che riguardano il nostro Paese. E' il momento che il governo decida se dare in mano ad altri la propria vita". Lo ha detto Romano Prodi a Otto e mezzo, su La7.
"Il vantaggio di Musk è che ha a disposizione una tecnologia pronta e potente. Non so se il governo firmerà, ma queste cose vanno fatte con una prudenza enorme e garanzie che non credo il nostro esecutivo sia in grado di ottenere. Così come sembrano essere le cose, io non firmerei. E l'idea che il rappresentante di uno Stato come è Musk si impadronisca di una realtà fondamentale di un altro Paese è un rischio enorme per la democrazia", ha aggiunto Prodi.
Roma, 8 gen (Adnkronos) - "Su Belloni, posso dire che è proprio brava, una servitrice dello Stato leale nei confronti del Paese e con capacità personali. Non ho la minima idea se verrà eventualmente coinvolta nelle istituzioni europee. Lei ha detto di no, ma queste cose devono maturare nel tempo. Ha le energie e le capacità, vedremo". Lo ha detto Romano Prodi a Otto e mezzo, su La7.
Roma, 8 gen (Adnkronos) - "Esprimo la mia felicità vera per il ritorno di Sala, la stessa che ho provato quando liberammo il giornalista di Repubblica Daniele Mastrogiacomo in condizioni analoghe". Lo ha detto Romano Prodi a Otto e mezzo, su La7.
"Queste contrattazioni sono sempre molto complesse. Certamente c'è stato da Trump una specie di permesso o di tacito consenso. A differenza della mia esperienza, noi gioimmo tutti insieme, col ministro degli Esteri, il governo e anche i servizi. C'era anche la dottoressa Belloni, che aveva organizzato la liberazione; oggi è sembrato un evento molto solitario, solo della Meloni", ha aggiunto Prodi.