La linea che unisce Nuoro – Sardegna dell’interno – a Sidi Bouzid – Tunisia dell’interno – è perfettamente verticale e lunga poco più di 588 chilometri. Ora un progetto accorcia le distanze tra le due cittadine e le rispettive campagne sfruttando un saper fare di lunga tradizione isolana: quello dell’allevamento e della trasformazione del latte di pecora in formaggi e altri prodotti caseari artigianali di altissima qualità. Una sorta di ‘scuola di pastorizia’ considerata un investimento per il futuro reso possibile grazie a uno dei progetti finanziati dalla Regione Sardegna con il bando 2017. Capofila proprio il Comune di Nuoro. D’altronde il mutuo soccorso e l’aiuto reciproco nel mondo agropastorale sardo sono quasi dei rituali. Come l’usanza de Sa Paradura, ricordata pure dall’assessora comunale all’Agricoltura Valeria Romagna: nel caso in cui un pastore perda il gregge il gruppo dei colleghi dona animali e foraggi per il riavvio dell’attività. Una pratica silenziosa che ha avuto una ribalta nazionale pochi mesi dopo il terremoto nel centro Italia, quando i pastori sardi hanno donato a quelli di Cascia mille capi e foraggio per sfamarli.
Ora l’obiettivo è portare Sa Paradura oltre i confini italiani. In Africa, per fare la differenza in un territorio che ha visto nascere la Primavera araba più di sette anni fa. È infatti a Sidi Bouzid che a dicembre del 2010 un ambulante si diede fuoco per protestare contro il sequestro della merce da parte della polizia. In quel territorio – in forte crisi economica e con il più alto tasso di disoccupazione giovanile in Tunisia – un’associazione di 15 giovani tunisini (uomini e donne) si impegna per la produzione di foraggio e latte a partire da un micro allevamento di sei mucche grazie a un altro progetto in corso della Regione Toscana. Da qui il salto per l’ampliamento dell’impresa nel settore ovino, a partire dalle nozioni specifiche indispensabili che saranno fornite da giovani allevatori sardi in trasferta ai colleghi tunisini.
L’attività formativa andrà di pari passo con quella pratica: la realizzazione di una stalla per trenta pecore – da acquistare – l’avvio di un sistema produttivo di foraggio e l’allevamento di ovini e bovini per la produzione di formaggi. In pista c’è appunto il Comune di Nuoro, con il ruolo di coordinatore, opererà insieme al Comune di Sant’Andrea Frius (Cagliari) e due aziende: la nuorese Società semplice agricola l’Ulivo che individuerà gli ‘allevatori-formatori’ da inviare e il partner tunisino: l’Ong Amdt Association Méditerranéenne pour le développement en Tunis che si occupa di cooperazione internazionale dal 2011. Il progetto ha un valore di 35mila euro, di cui 24.500 messi a disposizione dalla Regione come cofinanziamento e 10mila dagli altri enti partner sotto forma di competenze e disponibilità del personale.
Dal Comune di Nuoro poi partirà una seconda fase del progetto di divulgazione: gli appuntamenti nelle scuole sarde e la ‘narrazione’ del progetto con il coinvolgimento dei magrebini residenti in Sardegna. Un’occasione per creare legami e offrire spunti per un possibile ‘ritorno’, un’alternativa alla filosofia assistenzialista. Anche il sindaco di Nuoro Andrea Soddu crede più nell’investimento che nella finalità di mero aiuto. Ecco a cosa punta: “Una filiera completa che permetta attraverso questo progetto pilota di economia sociale e solidale di aiutare i nostri vicini di casa a creare un proprio sistema produttivo capace in futuro di interagire con il nostro, e favorire così quegli scambi commerciali tra le due sponde del Mediterraneo, che un tempo hanno reso grandi i nostri Paesi”.
I formaggi sardi saranno quindi ‘trapiantati’ in Tunisia proprio perché il settore agricolo e lattiero-caseario è stato considerato quello più promettente. A sostegno c’è l’associazione Focus Europe, ente no-profit specializzato in bandi europei a gestione diretta da più di dieci anni e partner tecnico del Consiglio della Autonomie locali della Regione. “I giovani tunisini selezionati hanno formato una sorta di cooperativa – spiega Giuseppe Cappai, presidente di Focus Europe – al momento hanno esperienza solo in allevamento bovino, ora puntiamo ad allargare il loro spettro di attività: dalla mungitura delle pecore ai formaggi, ovviamente da commercializzare sul posto’’. Da pastori a casari, dunque. E in futuro prossimo possibili partner commerciali.