Le persone coinvolte, tra le quali c'è anche una donna e alcuni soggetti di origine albanese, sono accusate, a diverso titolo, di associazione finalizzata al traffico illecito di cocaina, aggravata dall’uso delle armi, spaccio di droga e a due di essi viene contestato il reato di lesioni gravi, commesse con arma da fuoco e con modalità mafiose. Tra gli arrestati c'è Arben Zogu, di origini albanesi, noto negli ambienti ultras della Lazio e considerato vicino a Massimo Carminati
Operavano tra San Basilio e il litorale romano i due gruppi scoperti dai carabinieri che stanno eseguendo 19 arresti e 44 perquisizioni tra Roma e Napoli. Dall’alba, circa 200 carabinieri con elicotteri e unità cinofile dell’Arma, stanno dando esecuzione a un’ordinanza emessa dal gip su richiesta della Direzione distrettuale antimafia. Le persone coinvolte, tra le quali c’è anche una donna e alcuni soggetti di origine albanese, sono accusate, a diverso titolo, di associazione finalizzata al traffico illecito di cocaina, aggravata dall’uso delle armi, spaccio di droga e a due di essi viene contestato il reato di lesioni gravi, commesse con arma da fuoco e con modalità mafiose.
L’indagine, dei carabinieri del Nucleo investigativo di Roma, ha consentito di scoprire due distinte organizzazioni criminali, entrambe armate e dedite al narcotraffico, in stretta sinergia tra loro, di cui una, secondo chi indaga, a connotazione camorristica, capeggiata dai fratelli Salvatore e Genny Esposito, e l’altra con a capo Vincenzo Polito, che si avvaleva della collaborazione di esponenti delle cosche di ‘ndrangheta della provincia di Reggio Calabria, le famiglie Filippone e Gallico, presenti nella Capitale. Tra gli arrestati c’è Arben Zogu, di origini albanesi, noto negli ambienti ultras della Lazio e considerato vicino a Massimo Carminati.
I fratelli Esposito, secondo la procura, avrebbero strutturato la principale piazza di spaccio di San Basilio, alla periferia di Roma, sul modello tipico di Scampia. A quanto ricostruito dagli inquirenti, la compagine diretta dai due fratelli era organizzata con dei “capi piazza”, numerosi pusher ai quali veniva imposto l’esclusivo approvvigionamento della droga dal sodalizio e diverse vedette. Un cugino, gestore della piazza, si sarebbe perfino tatuato sul braccio i loro diminutivi “Sasà” e “Genny”. “Negli anni 90 la famiglia Esposito si è trasferita a Roma – ha ricostruito il procuratore aggiunto della Dda di Roma, Michele Prestipino, durante una conferenza stampa – il gruppo ha stretto rapporti criminali e relazioni portando un know-how significativo nella gestione delle piazze di spaccio, portando a Roma il modello di spaccio delle piazze napoletane, in particolare Scampia”.