Il caso è scoppiato alla corte d'Appello di Catanzaro che aveva assegnato erroneamente circa quattromila voti in più a Fratelli d'Italia, sottraendoli però a Forza Italia, rispetto ai dati inviati dai seggi del collegio Calabria Sud e già acquisiti, anche se in maniera ancora ufficiosa. Il partito di Silvio Berlusconi aveva annunciato ricorso: a scatenarsi è stato un effetto a catena che si è esteso in Veneto, Trentino ed Emilia coinvolgendo 8 candidati
Quattromila voti passati per errore da Fratelli d’Italia a Forza Italia in Calabria hanno scatenato il caos nell’assegnazione dei seggi per il nuovo Parlamento. Un effetto a catena che ha coinvolto quattro regioni e otto candidati. Il risultato è che ci sono voluti ben sedici giorni dalle elezioni per avere un quadro definitivo della nuova composizione di Camera e Senato. Tanto hanno impiegato le corti d’Appello e la Cassazione per dare il loro via libera all’assegnazione dei seggi di Montecitorio e Palazzo Madama: giusto in tempo per la data d’insediamento, fissata per venerdì 23 marzo.
Il caso è scoppiato alla corte d’appello di Catanzaro che aveva assegnato erroneamente circa quattromila voti in più a Fratelli d’Italia, sottraendoli però a Forza Italia, rispetto ai dati inviati dai seggi del collegio Calabria Sud e già acquisiti, anche se in maniera ancora ufficiosa. Il partito di Silvio Berlusconi aveva annunciato ricorso e la corte d’appello calabrese ha dovuto riconoscere di aver commesso un errore nel verbale inviato alla Cassazione. L’ufficio elettorale centrale della Suprema corte ha quindi riaperto le procedure e poi ha provveduto a “rettificare la cifra elettorale nazionale delle sole liste coinvolte dall’errata comunicazione dell’Ufficio centrale circoscrizionale Calabria”. Nel verbale depositato dalla Cassazione si specifica che “non è mutato il totale nazionale dei voti”. A cambiare, invece, è stata l’assegnazione dei seggi da Catanzaro a Bolzano, passando per il Veneto e l’Emilia Romagna.
Quello partito in Calabria, infatti, è un vero e proprio effetto domino. Quei voti assegnati per errore avevano messo in dubbio l’assegnazione di un seggio alla Camera, conteso dalla berlusconiana Maria Tripodi e da Fausto Orsomarso, candidato del partito di Giorgia Meloni. I giudici hanno stabilito che quella poltrona in Parlamento va assegnata alla forzista Tripodi e non invece a Orsomarso. Lo scranno perso dall’esponente di Fratelli d’Italia è stato quindi riassegnato altrove: il partito della Meloni ha guadagnato un seggio in Veneto che andrà a Luca De Carlo, sindaco di Calalzo di Cadore, in provincia di Belluno. Quel posto è stato sottratto alla Lega, che però recupera un parlamentare in Trentino Alto Adige, cioè Stefania Segnana. Quest’ultima a sua volta taglia fuori Michaela Biancofiore di Forza Italia, che però – grazie alle pluricandidature – rientrera in Emilia Romagna, dove a cederle il posto è Francesca Gambarini.
Il bello è che il caso scoppiato a Catanzaro non ha avuto effetti solo sugli eletti delle politiche, ma anche su quelli delle regionali calabresi. La mancata elezione a deputato di Orsomarso, attualmente consigliere calabrese del centrodestra, ha impedito l’ingresso in consiglio regionale di Giacomo Mancini, nipote dello storico leader socialista che, nel 2013, era stato il primo dei non eletti con Forza Italia. Alle politiche del 4 marzo scorso, invece, Mancini junior, che si era candidato con il Pd nel collegio uninominale di Cosenza: era arrivato terzo ma per qualche ora aveva festeggiato l’elezione in consiglio regionale al posto di Orsomarso. Come non detto però: ha perso sia da candidato del centrosinistra che del centrodestra. Sia alle nazionali che alle regionali. Insomma ha perso ovunque dopo essersi candidato con chiunque.