La candidata pentastellata, sconfitta proprio dal neo rieletto governatore, che “siamo pronti a lavorare su temi concreti: non ci interessano i nomi, le alleanze, le strategie da titolone dei giornali”. Un vero e proprio assist che fa respirare il governatore, impegnato nella doppia partita per la sua candidatura al Nazareno. Tra i dem romani, però, si sollevano i malumori per alcune possibili scelte in giunta regionale
Prove d’intesa nel Lazio fra il Partito democratico e il Movimento 5 Stelle. Tentativi di “convergenza” e “collaborazione” che potrebbero diventare il laboratorio per un accordo anche in Parlamento. Dopo l’apertura del consigliere uscente Devid Porrello e la visita “programmatica” di Nicola Zingaretti in Campidoglio, il nuovo passo in direzione del disgelo lo compie Roberta Lombardi, candidata pentastellata sconfitta proprio dal neo rieletto governatore, nonché leader di quel correntone romano che i militanti chiamano “base” e che da due anni – nonostante il negazionismo diffuso – si è fatta portavoce di una linea critica verso l’operato della sindaca Virginia Raggi. In un post su Facebook, Lombardi afferma che “siamo pronti a lavorare con Zingaretti su temi concreti: non ci interessano i nomi, le alleanze, le strategie da titolone dei giornali”. Nel merito, “noi siamo pronti a discutere quelle norme rimaste in sospeso nella passata legislatura e inserite nel nostro programma, come il testo unico del Commercio, il Ptpr, un nuovo piano triennale del Turismo” e, soprattutto, “siamo pronti a votare domani in Aula a favore di provvedimenti che portino a un reale abbattimento delle liste di attesa, di un nuovo Piano rifiuti che metta il Lazio sulla direttrice zero rifiuti e lo porti lontano da inceneritori e discariche, della messa in sicurezza e manutenzione delle strade e delle ferrovie e di un serio sostegno a Roma Capitale”.
DALLA SFIDUCIA IMMEDIATA AL “COMPROMESSO STORICO” PD-M5s
Sono parole pesantissime quelle di Roberta Lombardi, aderenti alle dichiarazioni iniziali di Porrello e degli altri consiglieri uscenti. Anche perché da giorni il sindaco di Amatrice, Sergio Pirozzi, nel tentativo di smarcarsi dall’immagine di “collaborazionista” affibbiatagli dal centrodestra ufficiale, chiede a tutta l’opposizione di sfiduciare Zingaretti ancor prima che il nuovo Consiglio si insedi: un’opzione resa possibile dal fatto che nell’Assise l’opposizione conti 26 rappresentanti contro i 25 della non-maggioranza. L’appello di Pirozzi è stato fin qui raccolto da Lega e Fratelli d’Italia, mentre Forza Italia sta temporeggiando, nella speranza di ottenere il segretariato d’Aula. L’assist pentastellato, dunque, per il momento fa respirare il governatore, che ha iniziato la doppia partita per la sua candidatura al Nazareno. In ballo, come sottolineato da Lombardi stessa, “un nuovo Piano rifiuti che metta il Lazio sulla direttrice zero rifiuti e lo porti lontano da inceneritori e discariche, della messa in sicurezza e manutenzione delle strade e delle ferrovie e di un serio sostegno a Roma Capitale”. Non è un caso che il giorno dopo il vertice Zingaretti-Raggi, il Campidoglio abbia depositato in Regione i progetti per gli impianti di compostaggio di Casal Selce e Cesano, in precedenza derisi dalla Pisana.
IL “MANIFESTO” DI ZINGARETTI VERSO IL NAZARENO
In realtà, quella che oggi potrebbe apparire come una convergenza di comodo (reciproca, s’intende) non è detto che non venga messa in campo come mozione politica da portare al Nazareno. In un lungo intervento sul quotidiano Il Foglio di martedì, Zingaretti ha tracciato “i punti per rigenerare il partito”. Seppure in “zingarettiano stretto”, come da tradizione ex-pidiessina, alcune frasi strizzano l’occhio a questa sorta di “compromesso storico”. Per il governatore laziale, infatti, bisogna “non confondere il giusto orgoglio di partito con l’errore dell’arroganza e la presunzione” in quanto “non tutto ciò che non è Pd è nostro avversario”. Inoltre “è del tutto evidente che il nostro posto è all’opposizione” anche se “non dobbiamo smettere neppure un momento di fare politica”, per cui “occorre battagliare senza cedimenti sui contenuti e sui valori con le forze politiche che hanno vinto e che hanno il dovere di proporre una soluzione per il governo dell’Italia”.
MALUMORI DALL’INTERNO
Mentre Zingaretti guarda con ottimismo ai prossimi mesi, evidentemente tifando per una “convergenza” anche in Parlamento, dal Pd romano si stanno sollevando dei malumori. Le indiscrezioni che arrivano sulla formazione della nuova Giunta, infatti, stanno scontentando una fetta di partito. Il governatore sarebbe intenzionato a “promuovere” assessore il suo fedelissimo (e dipendente Atac) Massimiliano Valeriani – facendolo dimettere da consigliere – pur di far rientrare il primo dei non eletti, l’ex assessore ai Trasporti, Michele Civita: l’operazione porterebbe proprio Valeriani alla Mobilità. Non solo. L’idea sarebbe anche quella di assegnare il futuro assessorato alla Salute ad Alessio D’Amato, il quale attende la prescrizione delle indagini che lo vedono coinvolto: il progetto potrebbe tramontare qualora si trovasse realmente una quadra con i pentastellati, che lo hanno costantemente osteggiato durante la passata legislatura.
LA DIREZIONE LAMPO DEL PD ROMA
Infine, sul fronte Pd Roma ci sono da registrare anche le proteste della base dem per l’attesissima direzione romana di martedì pomeriggio al Nazareno, che da “momento di confronto e riflessione sull’esito del voto del 4 marzo” si è trasformata in “comunicazioni dei segretari”: solo tre interventi, di cui due del reggente nazionale Maurizio Martina e l’intermezzo del leader romano Andrea Casu. Con conseguente rivolta sui social.