Il dipartimento guidato dal procuratore aggiunto Fabio De Pasquale ha aperto un fascicolo 'modello 45', dove ha raccolto il rapporto della Guardia di Finanza che contiene tre segnalazioni di operazioni sospette. Nel frattempo, il fondo Elliott ha fatto sapere che è pronto a sostenere le prossime esigenze finanziarie del Diavolo, dal calciomercato estivo fino ai rinnovi di contratto. E iniziano a circolare notizie di magnati arabi o russi pronti ad acquistare i rossoneri
La Procura di Milano indaga sulla vendita del Milan. Il dipartimento guidato dal procuratore aggiunto Fabio De Pasquale ha aperto un fascicolo ‘modello 45‘, dove ha raccolto il rapporto della Guardia di Finanza che contiene tre ‘sos’. Al momento, secondo quanto risulta all’Ansa, non sarebbero state effettuate rogatorie o altre attività d’indagine. Le ‘sos’ sono segnalazioni che banche, intermediari finanziari o altri operatori del settore, anche professionisti, sono tenuti ad inviare all’Uif di Bankitalia quando, come prevedono le norme, “sanno, sospettano o hanno ragionevoli motivi per sospettare che siano in corso o che siano state compiute o tentate operazioni di riciclaggio o di finanziamento del terrorismo“. Sulla base di questi atti ricevuti dalle Fiamme Gialle gli inquirenti stanno valutando come procedere nelle indagini (ad esempio, si potrebbe attivare una rogatoria in Cina) che potrebbero portare all’iscrizione di un fascicolo con ipotesi di reato. Per vicende di questo tipo, aveva precisato due mesi fa il procuratore Francesco Greco, “così fumose e complicate, dove non si sa quali siano le parti in causa, non si procede subito alle iscrizioni“. Sempre a gennaio, il capo dei pm di Milano aveva sottolineato che “allo stato non esistono procedimenti penali sulla compravendita dell’A.C. Milan”. Oggi, invece, è trapelata la notizia dell’indagine, che di certo non è stata avviata dopo gli sviluppi odierni, con la notizia del fallimento della holding del presunto magnate cinese Yonghong Li pubblicata dal Corriere della Sera.
Il club rossonero era passato nell’aprile dello scorso anno dalle mani di Silvio Berlusconi a quelle dell’imprenditore cinese Yonghong Li per 740 milioni di euro e con l’utilizzo di fondi off shore. Le tre “segnalazioni di operazioni sospette”, arrivate all’Unità di Informazione Finanziaria (Uif) della Banca d’Italia e da questa trasmesse al Nucleo di polizia tributaria della Gdf di Milano, erano state raccolte lo scorso dicembre in un rapporto di una decina di pagine consegnato al procuratore aggiunto De Pasquale. La notizia del fallimento della holding di mister Li, tuttavia, è stata accolta con relativa tranquillità in casa Milan: “Sia chiaro, non è che certe notizie ci riempiano di gioia…” hanno fatto sapere dal quartier generale del club. Durante la sua missione a Londra, l’ad Marco Fassone ha avuto ampie rassicurazioni sul fatto che il fondo statunitense Elliott non ha intenzione né di abbandonare né di cannibalizzare il Milan. Se gli americani volessero farlo – hanno spiegato fonti rossonere all’Ansa – potrebbero stare alla finestra ed aspettare il mancato pagamento della prima tranche di un aumento di capitale a più rilasci, cioè non con un versamento unico. Invece no: Elliott – è la versione fornita da ambienti rossoneri alle agenzie di stampa – è disposta ad affiancare i dirigenti rossoneri all’Uefa per ‘garantire le garanzie’ e, nel caso, anche ad aumentare il prestito qualora ce ne fosse bisogno per portare a termine l’attuale stagione.
Non solo. A quanto pare, Elliott sta già pianificando con i dirigenti rossoneri quello che potrà essere il prossimo mercato estivo in termini di dismissioni e di investimenti. Ma anche di rinnovi contrattuali importanti, come quello di Rino Gattuso che ha ormai abbandonato il ruolo di traghettatore. Dettagli che in teoria dovrebbero appianare le turbolenze degli ultimi giorni, malgrado prosegua la ricerca di un altri finanziatori e prendano sempre più corpo le ipotesi di un compratore di matrice araba o russa: nel primo caso di vocifera di Seed Al-Falasi, membro di una famiglia degli Emirati, nel secondo caso del miliardario di origine uzbeka Alisher Usmanov, che però smentisce di “aver mai ricevuto una proposta per l’acquisto del club rossonero”.
Per quanto riguarda mister Li, invece, è certo che il commissariamento da parte del tribunale di Shenzhen della Jie Ande, dichiarata fallita, ha intaccato la cassaforte del magnate cinese. Jie Ande, infatti, è stata presentata come la più importante tra le società offerte come biglietto da visita dal finanziere. “Solo rumors” fanno sapere dall’entourage del presunto magnate cinese. Perché, sottolineano, Jie Ande apparteneva a un vecchio asset di Mister Li “che nel frattempo ha rivolto i propri interessi ad altre attività con società diverse”. Nonostante il fallimento della Jil Ande, del resto, Yonghong Li finora ha proceduto a versare i fondi per la ricapitalizzazione della squadra, anche se con qualche ritardo. E ora si attende il versamento di altri 10 milioni di euro entro fine mese. Elliott è esposto per 303 milioni di euro nei confronti del Milan: per 180 milioni con la Rossoneri Sport Investment Luxembourg e per altri 123 milioni con il Milan.
Aggiornato dalla redazione web il 23 marzo 2018 alle 16.29