Voglio fare un appello, penso sia giusto farlo ora che la casa sta crollando. Prima che il crollo ci lasci soli a nuotare fra i calcinacci. Perché non cominciamo a parlare? Dico tra noi, senza intermediari. Senza Renzi, Orfini, Orlando, Cuperlo. Nessuno mi ha fatto personalmente nulla di male, per carità, ma viviamo una crisi della rappresentanza che gela le vene.
In politica nessuno è mai veramente morto (basta una ventina di minuti da Fazio per far resuscitare persino De Mita dal bianco e nero di Night of the Living Dead), ma la situazione è talmente prossima alla tragedia che, ora come ora, è da TSO anche solo l’idea di scegliere un leader a cui aggrapparsi.
Senza una vera discussione su cosa sia e chi voglia rappresentare la sinistra nel 2018, mi fa rabbrividire il pensiero che, a breve, noi poveri iscritti Pd saremo chiamati a scegliere in congresso il “meno sputtanato” dei nostri leader. Renzi ha dato tutto, ha combattuto, si è imposto, ha fatto un casino di errori e ha perso, ha riperso, si è ostinato e ha riperso. Gli altri sono finiti tutti nel vortice, colpa o non colpa nessuno è più distinguibile.
Nel terremoto del 18% (al quale può benissimo aggiungersi l’inutile 3% di LeU), della distanza tra la classe politica della sinistra e la vita reale, non credo sia realistico stare immobili ad aspettare che arrivi (o torni) qualcuno a salvarci. Allora ecco il mio appello: parliamo tra noi, incontriamoci senza intermediari e proviamo a ricostruire la casa.
Mi riferisco alla mia generazione, quella persa, quella che se vuol prendere un monolocale in affitto deve chiedere la garanzia a mamma e papà, quella dei contratti a tempo determinato e delle finte partite Iva.
Ho sentito il ragazzo di Dems, a cui anche il Fatto Quotidiano ha dedicato un pezzo, dire: “Ci dobbiamo scusare con gli elettori di centrosinistra che hanno votato M5s e Lega”. E’ verissimo, ma prima di tutto ci dobbiamo scusare con la nostra generazione. Perché non siamo stati in grado di costruire sulla nostra generazione una nuova sinistra, lasciando che a rappresentare la modernità fosse la post-ideologia. Abbiamo lasciato che in campagna elettorale si parlasse tantissimo di immigrazione, tasse e reddito e pochissimo di lavoro. Abbiamo lasciato che l’onestà fosse una medaglia, quando dovrebbe essere semplicemente il requisito minimo per chi si interessa della cosa pubblica. Abbiamo accettato passivamente la storia che “i giovani sono senza futuro” per non scomodarci a trovare proposte concrete per dare un futuro ai giovani (e lo scrivo in grassetto: il reddito di cittadinanza non può essere la soluzione per dare ai giovani una vera indipendenza!).
Già scusiamoci, ma poi facciamo anche altro, costruiamo qualcosa insieme, liberi dai signori delle tessere (che non sono più signori di niente) ma anche dai padri nobili. Anche dai padri nobilissimi, dai padri-rifugio di ritorno e dalle minoranze. Non credo ci riusciremo mai fino a che rimarremo i migliori oratori nella assemblea organizzate da qualcun altro.
Non ho ancora ben chiaro come fare ad organizzarci né come e chi contattare, ma sono convinto che ci sia qualcuno che la pensa come me e non aspetta altro che un po’ di tensione elettrica per mettersi in moto. Ci siete? A.A.A. Cercasi anime politiche gemelle. Contattatemi, mandatemi una mail, scrivetemi su fb, twitter, troviamoci in sogno come i cervi di “Corpo e Anima”. Astenersi perditempo. Gradita la finta partita IVA.