Lui che tra i David ha raccolto proprio quello come miglior attore protagonista, grazie al suo avvocato in pensione ne La Tenerezza di Gianni Amelio. “La tenerezza è una virtù rivoluzionaria. C’è anche la cortesia, ma ha un pizzico di ipocrisia”. Che signore, che raffinatezza, che uomo d’altri tempi. “Il rischio ogni tanto fa bene”
Ops! Ci siamo accorti di Renato Carpentieri. Ci voleva uno dei premi più dimenticati, e ultimamente più pubblicizzati dalle reti tv italiane, come il David di Donatello per riscoprire la bravura infinita di un attore come Renato Carpentieri. Lui che tra i David ha raccolto proprio quello come miglior attore protagonista, grazie al suo avvocato in pensione ne La Tenerezza di Gianni Amelio. “La tenerezza è una virtù rivoluzionaria. C’è anche la cortesia, ma ha un pizzico di ipocrisia”. Che signore, che raffinatezza, che uomo d’altri tempi. “Il rischio ogni tanto fa bene”.
E via l’elogio a chi l’ha scelto dopo 26 anni (proprio Amelio che lo fece debuttare in Porte aperte nel 1990) quando attorno “ci sono tanti attori bravi”. Va bene che queste dimensioni ultraterrene dello spettacolo le mitizziamo come fossero uno scoppio di improvvisa realtà, quando invece sono salamelecchi da abili venditori di fumo. Però in quella commozione di un 76enne che ringrazia “i compagni di lavoro, artistici e tecnici”, che consuma lacrime di gioia non di certo per donarle a imperiture gif, c’è un’anarchia liberatoria di chi non calcola ogni apparizione pubblica per convenienza o status socioculturale.
Sguardo penetrante e sottile da istrionico talentuoso. Grinta e determinazione da attore che fa legna anche quando si sposta in secondo piano. Living Theatre, Grotowski, Dario Fo. Gavetta e visioni della giovinezza intense e irripetibili. Il teatro che si faceva naturalmente arte mentre diventava parte dirompente del quotidiano. Allora in quel pianto sentito e travolgente che Carpentieri ha offerto agli occhi degli spettatori dei David 2018, in quella lunga e folta barba bianca, abbiamo scorto una saggezza infinita, un rispetto per la recitazione propria ed altrui, per quel povero derelitto cinema italiano che spesso deve fare i conti con performance improvvisate e interlocutorie di chi passa(va) di lì.
Una carriera a calcare palchi prima ancora dei set. Teatro come impegno politico (“un modo di mettere alla prova, nel calore dello scambio tra persone vive, interrogativi in coraggioso contrasto col presente”, spiegò in un’intervista), la volontà di aprire con il figlio un teatro a Pizzofalcone (Il punto in movimento tanto per rimanere dalle parti di Peter Brook), il vecchio che si commuove e legge romanzi d’amore è anche quel folle e sublime Gerardo che dovrebbe rileggere l’Ulisse di Joyce in Caro diario di Moretti, ma che poi si irrita, si innervosisce, sbotta e sbraita per vedere Beautiful, Quando si ama, la televisione. Così tanto per gradire: i film con Salvatores, Martone, i Taviani, e infine Amelio e quel personaggio de La tenerezza che tira le fila di un discorso perduto sull’amore verso il prossimo con una naturalezza e una pervicacia unici. Un vecchio che piange ai David, insomma. Immenso attore. Renato Carpentieri.