Girano le scatole parecchio, quando il clone arriva prima del prodotto originale, vero? E’ successo alla Lamborghini: da tempo, gli instancabili copioni cinesi vendevano degli hoverboard spacciati come “Lambo”. La casa emiliana ha dovuto mettere in mezzo gli avvocati, per far sparire dalla circolazione i tarocchi.
Oggi però è il gran giorno: sul mercato debutta davvero un board griffato Lamborghini – nel senso che l’azienda di Sant’Agata ha concesso il proprio marchio in licenza e ritenuto coerente con la propria immagine l’estetica e la tecnica dell’attrezzo – e battezzato Glyboard Corse. A proporlo è TwoDots, marchio creato dalla X-Joy e leader in Italia nel settore dei droni per utilizzo ludico.
Facciamo un passo indietro. Cosa diavolo è, esattamente, un hoverboard? Mi affido a Wikipedia, che lo descrive grosso modo così: trattasi di un veicolo a due ruote, un “self balancing scooter” (o “scooter autobilanciante”) che, grazie a una serie di sensori e parecchia elettronica, sta in equilibrio con sopra una persona, anche da ferma e senza ulteriori sostegni (tipo la barra del famoso Segway). Il nome hoverboard – pare – nasce come tributo al “volopattino” del film “Ritorno al futuro” (che si chiamava hoverboard ma non aveva le ruote e volava).
Quando lo si accende, premendo un pulsante, il Glyboard Corse replica perfettamente il rabbioso sound di un motore Lamborghini. Si più anche farlo cantare mentre si va in giro, ma è decisamente meglio affidarsi al bluetooth per diffondere intorno una musica men…invasiva. Se il suono e lo stile spigoloso e aggressivo dell’attrezzo sono decisamente “Lambo” la velocità, naturalmente, no. Può toccare i 15 all’ora, il self balancing scooter. Poco? Assolutamente no! Io l’ho provato, e alla velocità di punta non mi ci sono avvicinato per niente. Ma non faccio testo: non pattino, non scio, non spingo monopattini, tutte attività che rendono più semplice fraternizzare con la piattaforma semovente, ruotata e motorizzata.
L’equilibrio si raggiunge bilanciando il peso sui piedi, e pure la direzione del veicolo è legata al movimento dei piedi. Ha i parafanghini in alluminio, due pneumatici in gomma da piena da 8 pollici e mezzo e a spingerlo ci pensa un doppio motore da 400 watt. Luci a led davanti e dietro, colori tipicamente racing (arancio, giallo, nero) dispone di tre modalità di guida: Strada (per principianti), Sport (per una…via di mezzo) e Corsa (per gli assatanati esperti). Gli stili di conduzione si differenziano per sensibilità dello sterzo, risposta alla pressione dei piedi sulla piattaforma e velocità massima raggiungibile. Può portare persone pesanti fino a 120 kg e la batteria agli ioni di litio, ricaricabile in 3 ore e mezza attaccandola a qualsiasi presa di corrente, ha una autonomia di circa 15 km.
A proposito di batterie: quelle scalcagnate che equipaggiano molti prodotti-fuffa hanno creato un sacco di problemi, specialmente negli Stati Uniti. L’hoverboard targato Lamborghini costa un botto (600 euro) ma è costruito per offrire la massima sicurezza. La batteria non farà scherzi ma la sicurezza fisica di chi ci sale sopra è affidata al “pilota”, il quale deve anche stare molto attento agli altri.
In Italia non esiste una precisa normativa che regoli l’attività degli hoverboard. Di sicuro, non potrebbero viaggiare sulla strada e neppure sul marciapiede. E sulla banchina? Bah. C’è chi dice no, come cantava Vasco, e chi è più possibilista. Per tagliare la testa al toro – animale molto amato alla Lamborghini, peraltro – e dribblare le multe con l’agilità di Messi, meglio utilizzare l’hoverboard in piazzali vuoti, strade private e/o chiuse al traffico, robe così. Assolutamente sul piano e su asfalto o superfici lisce e regolari. Nelle prime uscite – diciamo…300, se siete adulti o anche più che adulti – è consigliabile dotarsi di protezioni per i gomiti e i polsi, e magari pure di un casco da bici e delle ginocchiere.