Ciao Matteo, come stai bene! Riparti, c’è bisogno di te”. Lui, Matteo Renzi, si schermisce e risponde secco: “Ripartire? Ma se sto tanto bene così…”. Qualche fan accanto si dà di gomito: “In effetti lo vedi come sta bene, dimagrito, in gran forma”. Piccolo siparietto in occasione della festa dei 10 anni del Corriere Fiorentino, nato il 26 febbraio del 2008, quando Renzi era ancora presidente della Provincia di Firenze, ma stava già meditando il grande salto a sindaco della città. Da lì poi l’ascesa ai vertici nazionali: segretario del Pd e poi presidente del Consiglio. Finché ha perso entrambe le poltrone sotto le sconfitte al referendum sulle riforme e alle recenti elezioni politiche.

In prima fila alla festa per i dieci anni del dorso toscano del Corriere della Sera, assieme alla moglie Agnese Landini e al fedelissimo Francesco Bonifazi, tesoriere del Pd, Renzi fa coincidere il decennio del giornale fiorentino con il suo. “Sento questi 10 anni come particolarmente belli e importanti da tutti i punti di vista”, dice. Come se la festa fosse anche la sua… Ma “gli anni belli” sono finiti e ora Renzi può giocare a tennis, portare i figli a scuola e magari pensare al suo look, ma Palazzo Chigi è lontano. Lui lo guarda con il binocolo e con malcelato distacco: “Ogni giorno sono tirato in ballo per tutto. Dalla creazione di una corrente alla creazione di un nuovo partito. Da come farò il senatore a come gioco a tennis. Le ricostruzioni si sprecano e quasi sempre sono fasulle. Io voglio solo onorare l’impegno preso con chi ci ha votato, facendo del mio meglio”.

La linea? Opposizione, opposizione, opposizione: “Hanno vinto loro, tocca a loro: il Movimento Cinque Stelle è risultato il primo partito – scrive nella sua newsletter – Il centrodestra è risultata la prima coalizione. Tocca a loro. Noi saremo seri e faremo un’opposizione intelligente. Ma tocca a loro. Tocca a loro fare proposte per le cariche istituzionali, tocca a loro fare il Governo, tocca a loro dare risposte agli italiani. Adesso devono solo dimostrare di essere in grado. Lo saranno?”. Già, lo saranno?, chiede l’ex premier con evidente scetticismo. Lui intanto si diverte a fare il senatore di Firenze, Signa, Scandicci, Lastra a Signa  e Impruneta. E annuncia la presentazione di una proposta di legge per salvare le botteghe artigiane. Che stanno chiudendo.

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