Mario Ginatta, 36 anni, ex socio di Lapo Elkann, sarebbe stato tra i clienti del giro di prostituzione minorile organizzato in alcuni locali torinesi da Enrico Marchesi. Il collaboratore Vincenzo Lillo organizzava gli spostamenti delle ragazze nella villa di famiglia a Venaria
Venivano assunte come ragazze immagine nei locali e nei club e poi venivano fatte prostituire. La squadra mobile di Torino ha smantellato un giro di prostituzione di giovani e giovanissime gestito da quattro persone, già note alle forze dell’ordine, che si occupavano di procacciare i clienti. Devono rispondere di sfruttamento della prostituzione, anche minorile. Nella stessa inchiesta, nome in codice “Tacco 12”, sono indagate altre quattro persone tra cui Mario Ginatta, il figlio 36enne dell’imprenditore Roberto Ginatta, socio di Andrea Agnelli nella Investimenti Industriali e patron della Blutec. Ovvero l’azienda del gruppo piemontese del settore automotive Metec Sola che ha rilevato l’ex impianto Fiat di Termini Imerese ma è in ritardo sull’attuazione del piano di rilancio. Ginatta, ex socio di Lapo Elkann in LA Holding, era già finito nei guai con la giustizia nel 2015 per detenzione illegale di animali esotici: teneva due cuccioli di puma nel parco della villa di famiglia, all’interno della Mandria di Venaria.
Secondo il Corriere della Sera il pm di Torino Fabiola D’Errico accusa ora Ginatta di aver avuto rapporti con squillo minorenni. Il prezzo per un rapporto in un locale “ordinario” era di 100 euro, 250 euro era la tariffa per il “solo guardare”, mentre saliva a 600 euro il costo di un intero pomeriggio di sesso con il giovane imprenditore e altri clienti vip. Il compito di organizzare gli incontri, da quanto si legge nell’ordinanza di custodia cautelare, sarebbe stato affidato a Vincenzo Lillo (dipendente di Ginatta e anche lui indagato) che doveva anche curare “gli spostamenti delle minorenni” procurate dall’organizzazione. Lillo, secondo la Procura, aveva il compito di capire e interpretare i “gusti di Ginatta” in fatto di donne. Una terza persona, Ignazio D’Angelo, “eseguiva i trasporti con un taxi”. Il prezzo pagato per la corsa dal centro di Torino a Venaria era di ben 450 euro.