“Lei era in regola. Avrebbe potuto andare in Francia, attraversare liberamente la frontiera, ma ha deciso di rimanere con me. Ci legava un grande amore e non ha voluto lasciarmi”. Destiny ha 33 anni, un figlio che i medici definiscosno “un miracolo” e non ha più una donna accanto. Sua moglie è morta dopo essere stata respinta alla frontiera di Bardonecchia dalle autorità francesi, nonostante fosse incinta e con un grave linfoma.
“Da quando ho perso mia moglie, ho perso parte della mia vita. Mi sento vuoto. Non sono felice”, racconta trattenendo a stento le lacrime in ospedale a Torino, dove suo figlio nato con un parto cesareo poco prima del decesso della 31enne nigeriana è seguito costantemente dai medici. “Volevo andare in Francia perché non ho i documenti e non ho un lavoro. Qui non mi restava che chiedere l’elemosina“. Ora Destiny vuole rimanere in Italia perché “voglio dare a mio figlio una vita felice. Mi serve un lavoro, in strada non c’è futuro“. E aggiunge: “Voglio ringraziare i medici per tutto quello che hanno fatto, soprattutto per mio figlio”. Il bambino, che al momento del parto pesava 700 grammi ed è stato chiamato Israel, è ancora ricoverato al Sant’Anna.
“Il bambino è nato il 15 marzo, prematuro di 29 settimane. Pesa circa 900 grammi e i segnali fanno ben sperare. Siamo cautamente ottimisti“, spiega il dottor Enrico Bertino, direttore del reparto di neonatologia. “La sua condizione clinica è speciale – ha aggiunto – La mamma è arrivata in fase terminale, con un linfoma di estrema gravità, e l’unica speranza era quella di salvare il neonato. Lei era cosciente, in rianimazione solo gli ultimi due giorni”. L’assistenza della migrante è stata di tipo multispecialistico perché “la malattia avrebbe potuto compromettere le condizioni di salute e la crescita del feto”.
Sull’episodio, reso noto venerdì dall’associazione Rainbow4Africa la procura di Torino ha disposto degli accertamenti, che saranno effettuati dalla polizia. Intanto, il Comune di Torino ha deciso di assistere fattivamente Destiny e il suo piccolo Israel. Sabato l’assessore alle Politiche Sociali, Sonia Schellino, ha incontrato il marito della migrante e ha spiegato che l’amministrazione Appendino si è offerta di contribuire alle spese per i funerali della 31enne nigeriana, alle quali potrebbe concorrere anche l’Arcidiocesi torinese.