di Giulio Scarantino

La scena dei funzionari del Comune di Roma che cancellano il disegno del bacio tra Luigi Di Maio e Matteo Salvini rappresenta l’immagine profetica dell’epilogo della prima settimana della XVIII Legislatura. Non basta un intervento veloce a cancellare lo spettro di un asse tra il Movimento Cinque Stelle e il centrodestra, così come non basta aver ottenuto l’elezione di Roberto Fico alla presidenza della Camera dei Deputati per giustificare il sostegno di una berlusconiana di ferro, Maria Elisabetta Alberti Casellati, per la seconda carica dello Stato.

“Non basta” è il giudizio dell’operato dei cinque stelle, per la partita dell’elezione dei Presidenti delle Camere appena conclusa.

Sebbene sia da elogiare il veto espresso su Paolo Romani, primo candidato proposto da Forza Italia a ricoprire la presidenza del Senato, poiché condannato in via definitiva per un reato contro la Pubblica Amministrazione. Nonostante l’apprezzabile presa di posizione del leader dei Cinque stelle a non incontrare Berlusconi, tutto ciò non basta ad accettare il sostegno per l’elezione di Maria Elisabetta Alberti Casellati. Non è abbastanza perché ciò che è mancato è un criterio coerente di giudizio politico sul nuovo presidente del Senato di Forza Italia. Come ha sempre detto il Movimento 5 Stelle, non è la magistratura a decidere l’insostenibilità politica delle persone ma i fatti.

I fatti in questo caso sono chiari: basta vedere le battaglie della senatrice di Forza Italia contro la magistratura rossa, fautrice delle leggi ad personam di Berlusconi (come il Lodo Alfano), per accertare l’insostenibilità politica a ricoprire la seconda carica dello Stato.

Come con il bacio coperto, non bastano quei segnali e veti per nascondere un interesse nell’intesa con il centrodestra al fine di ottenere la presidenza di una delle Camere. Nulla di nuovo qualcuno dirà, come dargli torto, ma è proprio questo che esorta a dire: non è sufficiente. “Non basta” perché ciò che è mancato è il cambiamento professato, la diversità prospettata. “Non basta” perché l’antiberlusconismo è un valore intangibile che oggi è stato intaccato. “Non basta” perché il nostro paese merita di più di una Casellati al Senato.

La nuova legislatura inizia come la precedente, “non basta” infatti è stata la critica più volte ripetuta al Pd che ha giustificato patti scellerati e ripugnanti intese con l’unica ragione di dover governare, essere responsabile e rispettoso delle istituzioni. Le stesse ragioni che oggi giustificano l’elezione del Movimento Cinque Stelle di un’opinabile persona come presidente del Senato.
Cosa avrebbe dovuto fare (qualcuno si chiederà)? Di più, la risposta probabile.

Magari proporre un “uomo giusto al posto giusto” con il rischio di perdere, perché di vincitori con ogni mezzo ne abbiamo già avuto abbastanza.

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