Il Garante per le comunicazioni ha chiesto agli operatori di concedere sconti per risarcire gli utenti dei soldi sborsati in più, mentre l'autorità della concorrenza ha intimato uno stop ai rialzi fotocopia. Ma le istanze dei controllori, che si avviano a scadenza di mandato in un inedito scenario politico, difficilmente porteranno all'abbassamento dei costi della telefonia
Non bisogna farsi troppe illusioni. Difficilmente i prezzi nella telefonia scenderanno di quell’8,6% annuo imposto dagli operatori in bolletta per “compensare” l’obbligo di tornare a fatture a 30 giorni invece che a 28. E questo anche a dispetto del fatto che, in un contesto di cambiamento politico e di poltrone da rinnovare, l’Agcom abbia chiesto uno sconto in bolletta per risarcire gli utenti dei soldi sborsati in più e l’Antitrust abbia intimato uno stop ai rialzi fotocopia sui prezzi (8,6%, per l’appunto). “Non c’è scritto da nessuna parte che il provvedimento dell’Antitrust si trasformerà in un minor costo per i clienti – spiega Alessandro Mostaccio, segretario generale del Movimento Consumatori – È chiaro che gli operatori dovranno modificare le offerte per non incorrere in pesanti multe. Ma è facile che le proposte commerciali si posizioneranno di poco sopra o sotto quell’8,6% di rincaro già accollato agli utenti”. Quanto agli sconti intimati dall’Agcom, gli operatori hanno già depositato ricorsi al Tribunale amministrativo del Lazio.
L’impressione è che le armi dei controllori, che si avviano a scadenza di mandato in un inedito scenario politico, siano decisamente spuntate. Con l’aggravante di aumentare i ricorsi al Tar del Lazio, dove le procedure di assegnazione delle date dei giudizi sono opache e i tempi sono lunghi se non lunghissimi. Forse anche per via del fatto che, oltre al normale carico di lavoro, i magistrati amministrativi (Tar e Consiglio di Stato) sono spesso coinvolti anche in incarichi stragiudiziali negli arbitrati. Non a caso al momento, sulla questione bollette a 28 giorni, il Tar ha solo stoppato i risarcimenti da parte degli operatori. Il giudizio nel merito della questione è stato rinviato ad ottobre 2018, cioè a poco meno di un anno di distanza dalla presentazione dei ricorsi sui rimborsi da parte delle compagnie. Non proprio un giudizio lampo per un tema che incide sulle tasche di utenti e aziende. Ma almeno il Tar ha messo una toppa alla decisione del governo di lavarsene le mani.
Intanto, una manciata di giorni fa, sulla questione è intervenuta l’Agcom chiedendo sconti agli operatori nella prima bolletta utile per restituire il maltolto. Senza peraltro pregiudicare i rimborsi, come precisato dal commissario Agcom, Antonio Nicita. Se così fosse, allora gli operatori potrebbero potenzialmente pagare due volte per gli aumenti illegittimi: una con lo sconto in bolletta, l’altra con il rimborso che eventualmente verrà imposto dalla magistratura amministrativa. A conti fatti, quindi, l’impatto sui conti delle compagnie potrebbe persino essere superiore a 1,2 miliardi l’anno. Una bella cifra soprattutto se si considera che intanto il governo ha deciso di battere cassa chiedendo agli operatori di investire nel 5G. Ma, come evidenza il Movimento dei consumatori, di vantaggi economici per l’utenza ce ne saranno ben pochi. “Ammesso anche che i due provvedimenti sortiscano l’effetto desiderato, immediatamente gli operatori tireranno fuori dal cilindro nuove offerte commerciali per compensare la flessione del fatturato dovuta agli interventi regolatori”, conclude Mostaccio evidenziando che in gioco non solo ci sono i diritti dei consumatori, ma anche il futuro degli investimenti dell’industria delle telecomunicazioni.