“Siamo entrati in un mondo nuovo e inesplorato”. “Il Nazareno è fallito, ma da lì si dovrebbe ripartire”. “Servirebbe coraggio e non so se Berlusconi e Renzi ne avranno ancora”. Il giorno dopo l’elezione dei presidenti di Camera e Senato parla l’ex pontiere del patto tra l’ex Cavaliere e l’ex segretario dem, il plurimputato Denis Verdini, condannato il 16 marzo scorso per finanziamento illecito nell’ambito del processo sulla P3. All’interno di un editoriale pubblicato su il Tempo, l’ex senatore analizza dal suo punto di vista il panorama politico attuale. “Siamo decisamente entrati in un mondo nuovo e inesplorato”, scrive, “in una Terra di nessuno e senza bussole certe, dentro una navigazione a vista nel mare in tempesta della democrazia dove comandano i venti impetuosi della novità. Avendo le estreme, che non si combattono demonizzandole, di fatto conquistato la politica, ci vorrebbe qualcuno che sapesse rilanciare la sfida del centro. Ma il Nazareno è fallito, e i suoi due contraenti ne stanno pagando entrambi amare conseguenze“. Quindi chiude: “Da lì”, ovvero proprio dall’accordo tra Forza Italia e Partito democratico, “si dovrebbe ripartire per restituire un orizzonte politico a quella parte silenziosa d’Italia che non trova cittadinanza in questo nuovo bipolarismo. Sarà una sfida lunga e improba, ma non impossibile. Servirebbe coraggio, e non so se Berlusconi e Renzi ne avranno ancora. C’è però una certezza della storia: dopo il periodo giacobino arriva sempre un diciotto brumaio”.
Verdini ha dato anche la sua lettura delle dinamiche post elezioni, sostenendo che il connubio tra Lega e 5 stelle e meno “innaturale” di quello che si pensi: “La verità è che i due vincitori delle elezioni – Di Maio e Salvini – hanno disputato, come il Gatto e la Volpe, una partita speculare per raggiungere il medesimo obiettivo: rendere evidente agli occhi di tutti la marginalità dei protagonisti di una politica che non esiste più, ridotti a comprimari nel nuovo campo di gioco”. Quindi ha parlato di quello che sta succedendo nella spaccatissima coalizione di centrodestra: “Il passo di lato di Salvini per lasciare via libera a una berlusconiana al Senato – ma una forzista veneta benvista dalla Lega – è stata solo la mossa del cavallo per marcare in modo ancora più netto la sua supremazia sul centrodestra e avere poi mani liberissime nelle trattative per il nuovo governo. Che a questo punto, se e quando nascerà, non potrà prescindere né dalla Lega né dai cinque stelle. Un connubio innaturale? Molto meno di quanto si pensi, perché sui temi cruciali – immigrazione, economia ed Europa – nella passata legislatura hanno votato spesso all’unisono. E comunque l’accordo avrebbe la legittimazione di più del 50 per cento degli elettori. Che potranno diventare due terzi se Salvini riuscirà a trascinare con sé l’intero centrodestra. Vedremo cosa riusciranno a fare dei loro programmi choc, innovativi e apparentemente brillanti tenendo conto dei vincoli imposti dall’Europa”.
Quindi l’avvertimento a chi dà “Berlusconi per politicamente morto”. “Salvini ha issato (per un giorno?)”, continua, “la sua bandiera su Palazzo Grazioli, dove gli alleati un tempo andavano solo a prendere ordini, atto molto più che simbolico, e l’opa lanciata contro Forza Italia ha il tratto apparente dell’inerzia inarrestabile, anche se dare Berlusconi per politicamente morto è sempre stato, finora, un errore capitale. Ma dai territori, anche dalle vecchie roccaforti del Sud, si segnalano consistenti movimenti di truppe verso la Lega. Il centrodestra concepito dal genio di Berlusconi con la sua leadership carismatica che riusciva a tenere insieme anche gli opposti è geneticamente mutato, perché le anime sparse che lo componevano si sono dissolte nelle urne, e un’anima vera non c’è più. E non c’è più nemmeno il collante del potere, perché i numeri sono potere e anche i numeri non ci sono più”.