Galvanizzato dal successo nella partita per l’elezione dei presidenti delle Camere, Matteo Salvini rilancia subito sul governo: “Nel rispetto di tutti, il prossimo premier non potrà che essere indicato dal centrodestra“. Perché, spiega il leader della Lega, è “la coalizione che ha preso più voti e che anche ieri ha dimostrato compattezza, intelligenza e rispetto degli elettori”. Una mossa assai simile a una risposta diretta a Luigi Di Maio, che sabato sera al Tg1 aveva ricordato come toccasse al M5s esprimere la guida del prossimo governo.
Nonostante manchino dieci giorni all’inizio delle consultazioni e il presidente della Repubblica abbia voluto separare la scelta dei presidenti di Camera e Senato dalla partita per il governo, sono bastate ventiquattr’ore per aprire il nuovo fronte. Così dopo i temi proposti “a tutti” dal candidato premier dei Cinque Stelle, ecco le fondamenta di un eventuale esecutivo a trazione leghista.
L’elenco è corposo, i cardini sono i soliti. Di matrice prettamente leghista ecco il “via la legge Fornero e spesometro”, espulsione dei clandestini e controllo dei confini, “giù tasse e accise”, il “ministero per i disabili”, la legittima difesa, la revisione dei trattati europei. C’è pure una spruzzatina di vecchia Lega Nord con l’autonomia e il federalismo. Nella lista viene inserita anche la riforma della giustizia: una carezza a Silvio Berlusconi e alla sua Forza Italia, che vengono da giorni tribolati avendo dovuto inseguire nella partita per le presidenze.
L’idea di Salvini di un premier targato centrodestra viene sublimata in ottica leghista dal vice-segretario del Carroccio Giancarlo Giorgetti. Ospite di Giovanni Minoli su La7, una delle figure più influenti nel centrodestra in questo momento, lo dice chiaro e tondo: “Immagino che Salvini sarà incaricato”. Del resto, ammettendo di ammiccare al Trump di America First, afferma che “la pazza idea ci è venuta assistendo a un comizio di Trump, in un momento in cui non aveva neanche la nomination dei repubblicani e sembrava che non potesse neppure averla” Se ce l’ha fatta lui, insomma, “possiamo riuscirci pure noi”.
Prima dell’incarico da ricevere, c’è da costruire una maggioranza che, secondo Giorgetti, può diventare solida anche grazie a “tanta gente eletta nei collegi uninominali che magari ha messo qualche cosa di suo, degli amministratori locali, persone che possono condividere quello che sarà il programma che Salvini proporrà per il governo”. Intanto, per il vice-segretario il primo risultato è stato raggiunto evitando un “accordo tra Berlusconi e Renzi”. Chiunque dovesse scegliere di appoggiare un mandato al suo segretario in ogni caso deve sapere, avverte il numero 2 del Carroccio, che “non possiamo rinunciare” a Europa, tasse e migranti.
Mentre per quanto riguarda il reddito di cittadinanza “se è una misura universalistica per sostituire la pensione o una reversibilità, non ha assolutamente senso, se è un qualche cosa che orienti o incentivi la ricerca del lavoro, allora è qualcosa che può essere valutato“, dice. Come pure un governo con il M5s: “Sì… parzialmente”. Di certo, c’è che nei giorni scorsi il neosenatore del Carroccio Armando Siri ha annunciato la proposta alternativa della Lega al cavallo di battaglia pentastellato: un “reddito di avviamento al lavoro” che sarebbe di fatto un prestito d’onore a tasso zero destinato a chi è disoccupato. Per il primo anno il 50% del capitale erogato sarebbe a carico dello Stato, mentre la quota scenderebbe al 30% il secondo anno e il terzo anno sarebbe “totalmente a carico del cittadino”. Una volta trovato un posto, il beneficiario dovrebbe restituire i soldi entro un massimo di 20 anni attraverso una trattenuta sul reddito.