La 16enne ha ricordato i compagni che hanno perso la vita e poi è rimasta in silenzio, in lacrime, per 6 minuti e 20 secondi. La durata del massacro nel suo liceo di Parkland. Renee ha iniziato il proprio discorso con "I Have a Dream", come fece suo nonno
Emma ha 16 anni e nessuna paura di urlare al presidente Trump e alla lobby delle armi che devono vergognarsi. Ha vissuto sulla propria pelle la strage nel liceo di Parkland. Yolanda di anni ne ha appena 9, è la nipote di Martin Luther King e anche lei dice di avere un sogno: “Un mondo senza armi”. Sono due donne, due ragazze, il volto simbolo della protesta studentesca affinché gli Usa rendano più stringenti le regole sull’acquisto di pistole e fucili. Nella marea che ha invaso Washington, le loro sono state le voci più potenti che si sono levate dal palco.
Emma Gonzalez ha guardato dritto davanti a sé e ha urlato a Donald Trump e alla lobby National Rifle Association: “Vergognatevi”. Poi ha ricordato i compagni che hanno perso la vita ed è rimasta in silenzio, in lacrime, per 6 minuti e 20 secondi. La durata del massacro, costato la vita a 17 persone.
Un silenzio toccante, che ha detto molto più delle parole. Sono gli stessi sei minuti in cui, lo scorso 14 febbraio, non sapeva se sarebbe sopravvissuta alla follia di Nikolas Cruz, l’autore della strage di San Valentino nel suo liceo. Nel momento in cui la sveglia del suo orologio ha suonato, ha ricominciato a parlare: “Combattete voi per le vostre vite, non aspettate lo faccia qualcun altro”.
Martin Luther King Jr.’s granddaughter, Yolanda Renee King, 9, at #MarchForOurLives: ‘My grandfather had a dream that his children would not be judged by the colour of their skin, but by the content of their character. I have a dream that enough is enough’ pic.twitter.com/N05SZBcbWC
— Dionne Grant (@DionneGrant) 25 marzo 2018