L'ex premier ha deposto come teste al processo in corso a Reggio Calabria a carico di Claudio Scajola, accusato di avere favorito la latitanza di Amedeo Matacena, l'ex deputato di Forza Italia latitante a Dubai dopo una condanna per concorso esterno in associazione mafiosa. "Mi sembrava difficile attribuire a una volontà di fuga quella di andare in Libano per una persona che conosce la politica e la giustizia", ha detto l'ex cavaliere
L’idea di Marcello Dell’Utri di fuggire in Libano alla vigilia della sentenza della Cassazione che lo avrebbe condannato in via definitiva a sette anni di carcere? “Mi è sembrata una cosa di una stupidità assoluta“. Parola di Silvio Berlusconi, che ha deposto come teste al processo in corso a Reggio Calabria a carico di Claudio Scajola, accusato di avere favorito la latitanza di Amedeo Matacena, l’ex deputato di Forza Italia latitante a Dubai dopo una condanna per concorso esterno in associazione mafiosa. Secondo l’accusa la fuga in Libano di Dell’Utri è legata all’analogo tentativo che sarebbe fatto lo stesso Matacena.
“Non ho avuto comunicazione da Dell’Utri della sua volontà di andare in Libano. Mi sembrava difficile attribuire a una volontà di fuga quella di andare in Libano per una persona che conosce la politica e la giustizia e che potesse non sapere dell’esistenza di un trattato di estradizione tra l’Italia ed il Libano. Tra l’altro si è fatto prendere in un albergo di lusso”, ha detto Berlusconi, rispondendo alle domande del procuratore aggiunto di Reggio Calabria, Giuseppe Lombardo. L’ex premier – che ha negato il consenso alle riprese tv – ha sostenuto di non essere a conoscenza di “rapporti tra Matacena e Scajola o tra lui e Dell’Utri”, di non avere mai avuto rapporti con l’ex deputato di Forza Italia, di non sapere che lavoro facesse l’ex parlamentare latitante e perché non sia stato ricandidato nel 2001, pochi mesi dopo avere subito la condanna. L’ex premier ha spiegato che le ricandidature avvenivano dopo un analisi dell’attività svolta dai singoli parlamentari da parte dei capigruppo, e che poi tutto passava dal coordinatore nazionale di Forza Italia che all’epoca era Scajola.
“Claudio Scajola – ha spiegato Berlusconi – nel 2001 era il coordinatore nazionale di Forza Italia. È persona di grandi capacità. C’era stima, fiducia e un rapporto concreto su fatti concretissimi. Scajola ha avuto vicende giudiziarie dalle quali è uscito da innocente ma che hanno pesato sulla sua immagine. Lui stesso si è voluto ritirare anche dal nostro partito e non ho avuto più nessun incontro personale, solo una telefonata all’anno per gli auguri”. L’ex cavaliere, poi, non ha risposto alla domanda del pm Lombardo relativa a un’intervista di Matacena, che da Dubai aveva parlato di tangenti in relazione alla vicenda Telekom Serbia: l’accusa voleva sapere se il governo guidato dallo stesso Berlusconi si fosse occupato di Telekom Serbia quando era in carica. Il pm Lombardo ha spiegato che quel passaggio è legato alla necessità di capire se la latitanza di Matacena abbia punti di contatto con quella di Marcello Dell’Utri alla luce dell’intervista dello stesso ex parlamentare latitante a Dubai. Il tribunale di Reggio Calabria, infatti, accogliendo l’opposizione dei difensori degli imputati, non ha accolto l’istanza dell’accusa.