Se l’advisor Infront può ritenersi soddisfatto per aver portato a termine il suo compito e i ricchi presidenti dei club tirano un sospiro di sollievo per la certezza di incassare l’anticipo, presto comincerà lo scontro tra gli iberici e il gruppo di Murdoch, unico acquirente possibile e storico distributore del campionato. Qualcuno rischia seriamente di uscire con le ossa rotte
MediaPro ha pagato: i diritti tv della Serie A dal 2018 al 2021 sono ufficialmente loro. La partita, però, è tutt’altro che chiusa: se l’advisor Infront può ritenersi soddisfatto per aver portato a termine il suo compito, e i ricchi presidenti dei club tirano un sospiro di sollievo per la certezza di incassare l’anticipo, presto comincerà lo scontro fra titani. Da una parte gli spagnoli, nuovi proprietari del campionato, dall’altra Sky, unico acquirente possibile e storico distributore del campionato. Qualcuno rischia seriamente di uscire con le ossa rotte.
Intanto la notizia è che l’atteso bonifico da Barcellona è arrivato. Per concretizzare il contratto, dopo il via libera dell’Antitrust, MediaPro doveva versare 50 milioni di euro d’anticipo entro martedì 27 marzo. L’ultima settimana era stata agitata da dubbi sempre più inquietanti sulle reali intenzioni degli spagnoli, sollevati da una lettera da loro stessi firmata in cui si chiedeva di sospendere i pagamenti per avere ulteriori chiarimenti. Un passo avventato, che aveva avuto come unico effetto quello di rinvigorire il partito pro-Sky (capeggiato dalla Juventus), che ha ricominciato a sperare che saltasse tutto quanto per fare un nuovo bando favorevole alla pay-tv. Poi l’allarme è rientrato: i tecnici di Infront e della Lega calcio hanno dato rassicurazione sulla possibilità di formare nuovi pacchetti. E i soldi sono stati versati: 64 milioni di euro (il 5% del corrispettivo per la prima stagione, Iva compresa), addirittura con 24 ore d’anticipo sulla scadenza (così da evitare psicodrammi nell’assemblea di Lega, convocata per domani in via straordinaria al Coni, a casa del commissario Giovanni Malagò). Manca ancora la fidejussione miliardaria a garanzia dell’intero importo (da presentare entro il 10 aprile), ma il proprietario Jaume Roures ha già avuto contatti con diversi istituti bancari (e anche col futuro presidente Gaetano Miccichè, un esperto in materia): non dovrebbero esserci problemi o ulteriori dubbi. MediaPro ha in mano i diritti tv della Serie A per i prossimi tre anni.
Adesso bisogna capire come li utilizzerà. L’Antitrust è stato chiaro a riguardo, se mai ce ne fosse bisogno: niente Canale della Lega, gli spagnoli possono agire solo da intermediari, magari riorganizzando i pacchetti e realizzando alcuni prodotti preconfezionati, ma comunque senza diventare editori. Dunque dovranno rivendere i diritti. E per guadagnarci dall’operazione, serve ottenere oltre un miliardo di euro dagli stessi operatori che, giocando al ribasso, avevano snobbato i due bandi precedenti arrivando ad offrire al massimo 780 milioni di euro. I primi colloqui sono già avvenuti: pare che Roures abbia in mano dei preaccordi con Mediaset per il digitale terrestre, Tim e Perform per lo streaming online. Il totale potrebbe aggirarsi intorno ai 400 milioni: una buona base per sedersi al tavolo con Sky. Ma è chiaro che è da loro che gli spagnoli devono ricavare il grosso della cifra. E qui rischia di iniziare un pericolosissimo braccio di ferro.
MediaPro punta sul fatto che Sky non può permettersi di perdere la Serie A (significherebbe un’emorragia di abbonamenti). Sky, però, intanto si è assicurata la Champions League ed è ormai apertamente sul piede di guerra (al punto di essersi rifiutata anche solo di incontrare Roures fino ad ora): sa di essere l’unico interlocutore per la distribuzione satellitare (Discovery non pare interessata, altri non se ne vedono) e che senza i suoi soldi gli spagnoli rischiano il fallimento. Il buon senso suggerirebbe a entrambe le parti di abbassare le proprie pretese e trovare un accordo, che consenta agli spagnoli di rientrare dall’investimento (con un minimo margine di guadagno) e a Sky di conservare il campionato. Ma nella guerra dei diritti tv del pallone tutto è lecito. E intanto milioni di tifosi aspettano di sapere dove potranno vedere le partite della Serie A.